«Famiglio»: musica come sortilegio. L’alchimia visionaria di Luca Crispino.
C’è qualcosa di arcano e familiare, come un sussurro che proviene da un abisso remoto ma riconoscibile, nel nuovo lavoro di Luca Crispino, edito dall’etichetta Dodicilune ed intitolato «Famiglio». Il titolo stesso evoca presenze domestiche e insieme misteriose, spiriti guida o creature d’ombra che abitano le soglie tra il visibile e l’invisibile. Questo disco non si limita ad essere una raccolta di brani, ma incarna un organismo sonoro che respira, muta, si contorce e si espande, come un paesaggio onirico attraversato da correnti improvvise.
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«Famiglio»: musica come sortilegio. L’alchimia visionaria di Luca Crispino.
C’è qualcosa di arcano e familiare, come un sussurro che proviene da un abisso remoto ma riconoscibile, nel nuovo lavoro di Luca Crispino, edito dall’etichetta Dodicilune ed intitolato «Famiglio». Il titolo stesso evoca presenze domestiche e insieme misteriose, spiriti guida o creature d’ombra che abitano le soglie tra il visibile e l’invisibile. Questo disco non si limita ad essere una raccolta di brani, ma incarna un organismo sonoro che respira, muta, si contorce e si espande, come un paesaggio onirico attraversato da correnti improvvise.
Luca Crispino porta con sé un’eredità audiotattile stratificata, che si riflette in una scrittura chitarristica mai lineare, sempre pronta a deviare ed a cercare il fattore diversità. Si avverte l’eco di Robert Fripp e dei King Crimson più atmosferici, ma anche la libertà formale di Bill Frisell o Marc Ducret, dove la chitarra diventa veicolo di narrazione più che di virtuosismo.
Tutti i suoni sono necessari, ogni pausa è carica di senso. La musica di Crispino e del suo ensemble non si lascia addomesticare, ma invita l’ascoltatore a perdersi, a disimparare, a lasciarsi guidare da ciò che non si comprende subito. È un’esperienza che ricorda certi film di Tarkovskij, dove il tempo si dilata e la narrazione si fa simbolo. Oppure certi racconti di Borges, dove ogni dettaglio rappresenta un indizio ed ogni svolta una rivelazione. «Famiglio» non si ascolta: si attraversa, configurandosi come il risultato, certamente, di un’alchimia jazz, dove non mancano, però, psichedelia, minimalismo, world music ed ambient che si fondono in un linguaggio personale, il quale non cerca di somigliare a nulla se non a sé stesso. Un disco che non si limita a citare, ma metabolizza, trasfigura e reinventa.
La chitarra di Crispino non cerca mai il protagonismo, ma si insinua tra le pieghe del suono con la discrezione di chi conosce il potere del silenzio. Ogni nota sembra affiorare da un pensiero antico, come se la memoria del rock, del blues e del prog che l’hanno forgiato si fosse instillata in una voce personale, capace di evocare molte delle sue influenze senza mai imitarle. Il dialogo con gli altri musicisti è costante, fluido, privo di gerarchie
'' Tra jazz e psichedelia. Terreni Kappa "The Arena 02/02/2017 ......... il trombettista Roberto Zantedeschi, il batterista e percussionista Luca Pighi e il bassista elettrico Luca Crispino che qui sono alle prese con una serie di brani in cui dimostrano una bella personalità e un'idea musicale in cui il linguaggio jazz è al servizio di una serie di temi che pur avendo caratteristiche diverse trovano la loro presenza grazie ad alcune caratteristiche ben specifiche di questa formazione. Le più evidenti sono i timbri notturni della tromba, il dialogo ben costruito tra i tre strumenti tra cui brilla semper e comunque la voce della tromba e un accento davisiano che sfrutta benissimo pieni e vuoti. A completare il quadro che compone la musica del trio ci sono anche, oltre alla nutrita congerie di suggestioni ritmiche, un uso parsimonioso dell'effettistica, lunghi pedali armonici che si addentrano in territori crepuscolari se non oscuri ........ Luigi Sabelli 26/04/2017 ...... Sottigliezza, misura, elegante nonchalance, cantabilità e un pizzico di mistero sfuggente sono gli elementi prevalenti e distintivi nella poetica di Tereni Kappa ...... suggeriscono film esotici di spionaggio e intrighi ovattati; così l'avvincente "Last Rum" potrebbe essere una colonna sonora ideale del film del 1960, "Il nostro agente all'Avana". Ci sono suggerimenti centroamericane nell'immaginario flessibile e difficile etichettato da Terreni Kappa. Parliamo di jazz contemporaneo, ma abbiamo sfilate nella mente ombre furtive di Miles Davis nell'ascensore per la forca, Sonny Rollins e persino il trio storico di Bill Evans, anche se qui non c'è alcun pianoforte. Ma i Kappa Grounds si muovono ondeggiando nell'originalità, e ipnotizzano senza bisogno di drammi, giocando in "complicità" con fughe e sparizioni alla "Eva Kant", come il titolo dell'ultimo brano ascoltato...... Beppe Montresor "I "Terreni Kappa", un raffinato cocktail tra rock e progressive" L' Arena 05/04/2017...... All'ampio panorama della scena jazz scaligera più aperto all'indagine e all'esplorazione di territori meno noti si è aggiunto negli ultimi mesi un trio estremamente raffinato... Verrebbe da dire usare l'aggettivo 'sofisticati' per i Kappa Lands, comunque nel senso migliore del termine, sottolineando anche la godibilità e l'accessibilità della loro musica..... Beppe Montresor "Recensione "Increspature nella laguna" dei "Terreni Kappa"" Italy in Jazz 03/06/2017....... Atmosfere esotiche, particolarmente ammiccanti, imperlate da un suono che sprigiona calore.in cui i tre protagonisti uniscono sapientemente il fascino intramontabile della musica afroamericana ad un ardore espressivo che profuma di mediterraneità.... Stefano Dentice KAPPA LANDS "Ripples in the Lagoon" Il Diapason 20/12/2016....... è molto piacevole apprezzare per l'eleganza della scrittura e la ricerca del suono "perfetto", raggiungibile solo se la preparazione dei singoli e la sinergia nel suonare insieme si manifesta ai massimi livelli....... Una sinergia che consente agli autori dei sei brani (Crispino e Zantedeschi) di liberare tutta la loro creatività affiancando, anzi meglio accostando la musica afroamericana più legata alle atmosfere mainstream a quella del jazz nordico, dei ritmi latini e di certa filmografia "Noir"...... Alessandro Nobis
lucacrispino.com
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