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Julius Hemphill: The Boyé Multi-National Crusade For Harmony
ByA dispetto delle poche pagineo righeche le recenti storie del jazz dedicano al maestro di Fort Worth, Hemphill emerge da questo cofanetto di inediti come sassofonista-improvvisatore-compositore tra i più profondi della musica afroamericana nei decenni compresi tra gli anni '70 e '90. E questa preziosa edizione non solo torna a far luce su repertori e organici già conosciuti dai cultori, ma porta in superficie una gran mole di musica fresca, sorprendente, che Hemphill non era mai riuscito a documentare su disco, arricchendo così un curriculum già imponente.
L'insieme dei trentacinque brani contenuti in The Boyé Multi-National Crusade for Harmony-alcuni dei quali comprendenti diverse sezioniarriva dal Julius Hemphill Archive della Fales Library della New York University ed è stato studiato e scelto da

Marty Ehrlich
woodwindsb.1955
Le formazioni documentate sono le più varie: si va da quelle consuete (duo, trio, quartetto, quintetto), al quartetto d'archi, all'organico per fiati, fino alle conversazioni tra sax-flauto e voce recitante. Manca la big band ed è un peccato. Le esecuzioni comprendono il periodo che va dal 1977 al 2007contando una performance senza l'autore, scomparso nel 1995. Siamo dunque al cospetto della quasi intera panoramica poetica di un artista creativo che non si era mai posto barriere stilistiche, fedele a quella visione trasversale dell'opera d'arte, germinata fin dalla nascita del Black Artists Group, a St. Louis, nel 1968, anno simbolico per molte utopie musicali.
Diceva Hemphill, presentando un disco del 1991, di privilegiare costantemente l'improvvisazione anche quando i materiali si basano sulle forme consolidate del blues o delle 32 battute, e che comunque il senso della forma è sempre stato per lui "piuttosto nebuloso, dettato in tempo reale dal giudizio istintivo dell'esecutore." Ecco, si direbbe che questo metodo abbia sempre indirizzato Hemphill a tenere in equilibrio tradizione e azzardo, senso delle radici e vagabondaggio linguistico. L'idea di fondo, che governa il senso della composizione, si riflette nello stile strumentale di Hemphill, da una parte debitore palese della scuola texana da cui proviene (

Ornette Coleman
saxophone, alto1930 - 2015
Hemphill non solo fa incontrare le innovazioni della new thing degli anni '60 con i linguaggi successivi, dove il timbro conquista la medesima importanza della frase (in questo in simbiosi con i solisti dell' AACM, pur con registri meno accigliati e più scettici o ironici), ma è tra i più lucidi creatori di musiche "multi-mediali," dialoganti con il teatro, la poesia, la danza. Ricordiamo a questo proposito l'opera seminale "Long Tongues: A Saxophone Opera," con il sestetto dell'autore attorniato da danzatori, attori e proiezioni video; e la collaborazione pregiata con Bill T. Jones e Arnie Zane nello spettacolo "The Last Supper at Uncle Tom's Cabin. The Promised Land."
Il primo CD inizia con tre esecuzioni febbrili del quartetto del 1980 (quello che aveva inciso a Milano Flat-Out Jump Suite), con

Abdul Wadud
cellob.1947

Olu Dara
trumpetb.1941

Warren Smith
drumsb.1934

Baikida Carroll
trumpetb.1947
Phillip Wilson
b.1941
John Carter
clarinetb.1929
Questo CD è da paragonare con l'ultimo, il numero 7, che presenta un altro quartetto, di connotazione assai diversa. Siamo a Woodstock, nel 1979. Nei paraggi vivono

Dave Holland
bassb.1946

Jack DeJohnette
drumsb.1942
Ed eccoci al secondo CD, per chi scrive il migliore del mazzo. Documenta un duo tra Hemphill e Abdul Wadud, violoncellista stellare e forse l'unico partner del sassofonista a influenzare profondamente la sua visione musicale. In possesso di un fraseggio aspro, del tutto estraneo a leziosità di derivazione classica europea, Wadud imprime allo strumento una pronuncia carnale ed espressionista, muovendosi rapidamente dall'arco al pizzicato con invenzioni melodico-rtimiche senza sosta, in grado di stimolare Hemphill a raggiungere vette liriche straordinarie. Si apre inoltre, con "Downstairs," un'altra porta della musica di Hemphill, quella riservata al gioco, alla semplicità sorridente, all'ironia felina, consegnata al sax soprano.
Il terzo disco documenta un gruppo mai andato in studio di incisione, ovvero Julius Hemphill assieme a Baikida Carroll, tromba, e

Alex Cline
drumsb.1956
Il CD intitolato "Chamber Music" presenta Hemphill come compositore o arrangiatore, e direttore. Il prologo è dedicato ad un piano solo (Ursula Oppens) in verità un po' evanescente e derivativo. Interessanti davvero invece le versioni per quartetto d'archi (Daedalus Quartet) arrangiate su temi di

Charles Mingus
bass, acoustic1922 - 1979

World Saxophone Quartet
band / ensemble / orchestraJohn Purcell
saxophone, altob.1955

Marty Ehrlich
woodwindsb.1955

Ray Anderson
tromboneb.1952
Il quinto disco contiene una parentesi di musica più "teatrale," combinata con la poesia militante di K. Curtis Lyle, elemento storico del Watts Writers Workshop di Los Angeles, con cui Hemphill ha collaborato a più riprese, spinto dal suo interesse per la poesia e per la riflessione sui drammi più salienti delle lotte per i diritti civili dei neri. Il CD contiene anche la suite "Soweto 1976 : A Suite in Five Voices," dove la voce è quella di Malinké Elliott, direttore a suo tempo del programma teatrale del Black Artists Group. Sono ascolti un poco difficili, privati dall'aspetto scenico, cruciale per cogliere i nessi complessivi delle opere.
Rimane il CD numero 6, che presenta un mix di gruppi, dal duetto al quintetto, con pezzi noti come "K.C. Line" (apparso in Blue Boyé), "Testament #5" (Georgia Blue), "Rites" (The Hard Blues), la magnifica "For Billie" (Julius Hemphill Big Band) e altre delizie, in compagnia di Wadud,

Michael Carvin
percussionb.1944

Jerome Harris
guitar, electricb.1953

Jack Wilkins
saxophone, tenor1944 - 2023

Nels Cline
guitar, electricb.1956

Steuart Liebig
bassTrack Listing
CD 1The Boyé Multi-National Crusade for Harmony I: Dear Friend; Zuli; Band Introduction; At Harmony; Air Rings; Dimples: The Fat Lady on Parade.
CD 2The Julius Hemphill/Abdul Wadud Duo: Syntax; Tightenin’; Slang; Unknown Title; Rhapsody; Downstairs.
CD 3The Janus Company: Opener; #4; #3; Collective Improvisation; Dogon A.D.
CD 4Chamber Music: Parchment (1988); Mingus Gold (1988); Nostalgia in Times Square; Alice’s Wonderland; Better Get Hit in Your Soul; Daedalus String Quartet: Unknown Title No. 1 (1981); Unknown Title No. 2 (1981).
CD 5Roi Boyé Solo and Text: Trills; Unfiltered Dreams; Wade in the Water; Change My Clothes.
CD 6The Boyé Multi-National Crusade for Harmony II: K.C. Line; Testament #5; Song Suite: At Harmony; Sixty/Sixty; Astrid; Mailika; Pull It; Rites; Pigskin; For Billie (for Billie Holiday); One/Waltz/Time.
CD 7Live at Joyous Lake: Mirrors; Dung; Band Introduction; Would Boogie.
Personnel
Julius Hemphill
saxophone, altoBaikida Carroll
trumpetAbdul Wadud
celloJohn Carter
clarinetAlex Cline
drumsOlu Dara
trumpetJack Wilkins
saxophone, tenorJerome Harris
guitar, electricDave Holland
bassSteuart Liebig
bassRoberto Miranda
bass, acousticMichael Carvin
percussionNels Cline
guitar, electricJack DeJohnette
drumsRay Anderson
tromboneMarty Ehrlich
woodwindsWarren Smith
drumsAdditional Instrumentation
Philip Wilson: drums; Ursula Oppens: piano; Daedalus String Quartet; Janet Grice: bassoon; John Purcell: oboe, tenor saxophone, bass clarinet; Bruce Purse: trumpet; Jehri Riley: guitar; K. Curtis Lyle: poetry; Malinké Elliott: recitation; Alan Jaffe: guitar.
Album information
Title: The Boyé Multi-National Crusade For Harmony | Year Released: 2021 | Record Label: New World Records
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