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Jazzfestival Saalfelden 2014

A bocce ferme il 35° Jazzfestival di Saalfelden presentava un programma meno appariscente rispetto a precedenti edizioni, con meno densità di nomi altisonanti e meno eventi imperdibili. Ma forse proprio per la mancanza di aspettative clamorose, grazie alla solida direzione artistica tra certezze e curiosità e per quelle alchimie speciali che regolano le cose del jazz, quella del 2014 si è rivelata edizione particolarmente riuscita. Compatta, qualitativamente elevata, ha evitato qualche clamorosa caduta di tono che in precedenti edizioni costellava fisiologicamente -vista la quantità di musica proposta-la kermesse di fine estate della cittadina austriaca. Gettiamo allora uno sguardo, in ordine sparso, a ciò che è successo.
Doveva essere l'evento del Festival ed evento è stato. Parliamo naturalmente di

Henry Threadgill
woodwindsb.1944

David Virelles
pianob.1983

Jason Moran
pianob.1975
La chitarra è stata una presenza costante e per niente discreta della rassegna, invadendo le frequenze con scariche ad alto voltaggio e debordando spesso nei territori del noise. Non possiamo non partire dal duo

Marc Ribot
guitarb.1954

Nels Cline
guitar, electricb.1956
Ritroviamo Cline nel trio "Eyebone" di

Jim Black
drums
Ben Goldberg
clarinet
Elias Stemeseder
synthesizerb.1990
Delizioso il concerto del quintetto del clarinettista Ben Goldberg -alla prese con l'ostico clarinetto contralto-costruito su strutture di base semplici e riconoscibili -blues, bop, gospel, klezmer-linee melodiche accattivanti, coralità polifonica dei fiati di Rob Sudduth e

Kasey Knudsen
saxophone, altoIl trio di

Sylvie Courvoisier
piano
Kenny Wollesen
drums
Drew Gress
bassb.1959

Erik Friedlander
cellob.1960

Satoshi Takeishi
drumsUn marchio a fuoco indelebile l'ha impresso la pianista giapponese

Satoko Fujii
pianob.1958
Il quartetto denominato Kaze è invece rigorosamente organizzato e condotto dalla pianista attraverso una sapiente regia. Ampio spazio viene concesso ai compagni di viaggio, in particolar modo all'insolita frontline composta dalle trombe, tutt'altro che ortodosse, del marito

Natsuki Tamura
trumpetb.1951

Christian Pruvost
trumpetTutt'altro che memorabile il set di tromba solo di Natsuki Tamura tra grugniti, sospiri, oggetti giocattolo, con qualche brandello di melodia non sufficiente a conferire senso compiuto all'esibizione. Così come l'hardcore jazz degli Hang Em High, chitarra basso martellante, batteria monolitica, il solo clarinetto basso di Lucien Dubois in grado di imprimere qualche significativa accelerazione improvvisativa. E nemmeno l'atteso trio "Stirrup" di

Fred Lonberg-Holm
cellob.1962
Nick Macri
bass
Charles Rumback
drumsb.1980
Apprezzabile il quartetto austro-olandese "A Day in My Life," autore di un set pulito, essenziale con l'irregolare spinta propulsiva di

Michael Vatcher
percussion
Peter Herbert
bass, acoustic
Herwig Gradischnig
saxophone, baritoneMax Nagl
saxophone
Ingebrigt Håker Flaten
bassb.1971
La presenza italiana si è concretizzata nell'infuocata esibizione di Roy Paci & Corleone, miscela esplosiva di chitarre, fiati e la sulfurea tromba del leader che porta a scatenarsi nel ballo non solo il pubblico della piazza ma anche quello più compassato del mainstage. Chiusura affidata al trio di

Joachim Kuhn
pianob.1944

Archie Shepp
saxophone, tenorb.1937

Majid Bekkas
luteFoto
Maurizio Zorzi.
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Austria
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