All'uscita dell'ennesimo disco degli Oregon (quello precedente era stato In Stride quello che stupisce di più è non tanto la longevità del gruppo (in attività da più di 40 anni con i tre quarti della formazione attuale) quanto la freschezza e la vitalità che la loro musica ancora esprime. Ad ascoltarla ben difficilmente si riuscirebbe ad attribuire la corretta età anagrafica ai musicisti. Con Family Tree si rinnovano l'incanto e la magia di una musica senza tempo, svincolata da ogni moda o corrente, bella nel profondo della sua essenza, e ricca di emozione, figlia di un equilibrio miracoloso tra gli strumenti stabilito tanti anni fa e mai più abbandonato. Ancora una volta le composizioni di Towner ci vanno dritte al cuore, meravigliandoci per la perfetta fusione di melodia, armonia e ritmo, scrittura e improvvisazione, come solo i grandi artisti riescono a fare.
Ritroviamo i momenti di improvvisazione collettiva, una costante dei loro dischi e dei concerti che testimonia ogni volta di più il profondo legame esistente tra i musicisti, in grado di farli esprimere come un tutto unico. La perfezione degli assoli, grazie alla straordinaria musicalità di Towner e McCandless sempre ricchi di creatività e fantasia, e il lavoro di Moore e Walker, meno in primo piano ma sempre fondamentale, sono gli ingredienti ottimamente dosati di una ricetta che si ripete senza mai stancare o dare la sensazione di esaurirsi.
Chi già è entrato in contatto con l'universo musicale degli Oregon nel corso della loro lunghissima attività professionale sa esattamente cosa lo attende, mentre a tutti gli altri si consiglia di non indugiare ulteriormente a scoprire uno dei gruppi più importanti e significativi della musica dell'ultimo mezzo secolo.
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