Home » Articoli » Book Review » Bacchette Magiche
Bacchette Magiche
By
Sergio Armaroli, Andrea Centazzo
190 Pagine
ISBN: 978-88-3617-287-0
Manni Editori
2023
Due percussionisti, compositori, improvvisatori e creativi, esploratori della musica a trecentosessanta gradi, ma anche amici di vecchia data, due spiriti critici che non le mandano a dire, i quali, vivendo in due ben diversi e distanti luoghi dell'emisfero, si danno una serie di appuntamenti telematici nei quali raccontarsi, confrontarsi, discutere, decidendo di sbobinarne l'esito e trasferirlo su un libro: è così che nasce questo Bacchette magiche, centonovanta pagine di fitto e vitalissimo dialogo tra

Andrea Centazzo
percussion
Sergio Armaroli
vibraphoneLe "dieci tracce" in cui è diviso il libro (presumibilmente corrispondenti alle dieci conversazioni a distanza tra i due) toccano una sorprendente quantità di argomenti gli strumenti a percussione, la musica jazz e quella contemporanea, molti dei protagonisti di entrambi gli ambiti, l'improvvisazione, il mondo culturale, sociale e politico degli anni Settanta e quello di oggi, le difficoltà della vita artistica che tuttavia scaturiscono da un discorso di fondo: la narrazione biografica di Centazzo, quasi che le conversazioni fossero una sorta di intervista a lui fatta da Armaroli. Il quale e questo è uno dei fattori che arricchisce il libro non si sottrae dal dire la sua, tanto quando sia d'accordo con l'amico e collega, quanto quando non lo sia.
Si inizia così parlando del libro Il batterista, che Centazzo pubblicò nel 1984, e si prosegue, anche attraverso salti temporali a ritroso e in avanti, narrando la sua vita artistica, dai primi passi amatoriali a Udine all'ingresso, giovanissimo, nel gruppo di
Giorgio Gaslini
pianob.1929

Steve Lacy
saxophone, soprano1934 - 2004

Pierre Favre
drumsb.1937

Derek Bailey
guitar1932 - 2005

Terry Riley
composer / conductorb.1935

John Zorn
saxophone, altob.1953
Ma poiché il periodo storico è lungo oltre mezzo secolo, le personalità frequentate tantissime e assai importanti, la mutazione degli scenari spesso anche radicale su tutte, la scomparsa o quasi della componente "politica" della musica e dello spettacolo in generale, che permetteva negli anni Settanta una diffusione oggi impensabile per la musica sperimentale , il discorso narrativo s'intreccia con le riflessioni dei due dialoganti, producendo qua e là interessantissimi approfondimenti su varie questioni problematiche, la varietà e la ricchezza delle quali rendono di fatto impossibile un riassunto. Ne menzioneremo alcune tra quelle che ci hanno personalmente più colpito.
Un tema ricorrente è quello della natura dell'improvvisazione. Sfiorato fin dall'inizio, con una critica di Centazzo a Bailey e al suo celebre libro sul temache invece Armaroli considera fondamentale , torna in seguito sia parlando di Gaslini, sia riflettendo sul successo che essa aveva negli anni Settanta: ?Noi lottavamo per un cambiamento?, dice Centazzo citando un concerto di allora con " data-original-title="" title="">Guido Mazzon a Villa Borghese. ?Tremila persone attonite ad ascoltare due pazzi che usavano un linguaggio astruso e volutamente provocatorio! Quello, tuttavia, non era un ascolto spontaneo: era fideistico, ideologico. Solo una minoranza di persone aveva elaborato culturalmente il problema di un ascolto non fisico ma cerebrale? (p. 45).
Ma il tema si presenta poi in tutta la sua problematicità quando si viene a parlare dei suoi grandi protagonisti: ?Diciamo con fermezza che: "l'improvvisazione non esiste"?, afferma Centazzo. ?Quando tu improvvisi non crei dal nulla ma dalla tua memoria: estrai dei frammenti che hai preregistrato e che sono immagazzinati nel tuo cervello e li mescoli nella maniera che ti pare più consona alla situazione timbrica e musicale del momento... Se tu vai ad analizzare 20 dischi di Evan Parker, trovi sempre quelli che in inglese si chiamano "licks" inseriti nel contesto in cui suona. Se prendi la musica di Zorn, da quando ha suonato con me nel 1978 a oggi, noterai che nei suoi assoli ci sono sempre le stesse frasi e le stesse invenzioni timbriche di 50 anni fa, declinate ovviamente di volta in volta in un contesto diverso. Improvvisando liberamente diventa automatico: nella tua testa tu hai dei fraseggi che hai studiato, preparato e, quindi, memorizzato?. E Armaroli rilancia: ?

Steve Beresford
piano
Tony Oxley
drums1938 - 2023
Temi affini riguardano poi il rapporto dell'improvvisazione con la tradizione e con la scrittura. Riguardo al primo, Centazzo che rivendica a più riprese di essere comunque portatore della cultura melodica caratteristica della cultura europea posiziona alcuni dei musicisti con cui ha suonato, da Gaslinisecondo lui molto più tradizionalista e "organizzato" di quanto volesse far credere a Lacy che ?era ed è rimasto sempre uno sperimentatore; suonava temi ma poi alla fin fine improvvisava usando armonici sul sax o suonando frasi atonali. (...) però restava sempre un jazzista? (p. 106) a

Evan Parker
saxophone, sopranob.1944

Gunter Hampel
woodwindsb.1937
Interessanti, anche se brevi, le parti in cui Centazzo racconta la sua fruttuosa collaborazione con alcuni dei nostri più grandi artisti, come

Gianluigi Trovesi
saxophone
Giancarlo Schiaffini
tromboneUn libro piacevole e interessante, questo Bacchette magiche, nutrito dalla passione e dall'amicizia, dal quale si traggono una moltitudine di informazioni e di spunti di riflessione sulla musica, sull'arte, sul mondo in cui viviamo. Sulla vita, insomma.
Tags
Book Review
Andrea Centazzo
Neri Pollastri
Italy
Manni Editori
Sergio Armaroli
Giorgio Gaslini
Steve Lacy
Pierre Favre
Derek Bailey
Terry Riley
john zorn
Guido Mazzon
Steve Beresford
Tony Oxley
evan parker
gunter hampel
Gialuigi Trovesi
Giancarlo Schiaffini
Comments
PREVIOUS / NEXT
Support All About Jazz
