" data-original-title="" title="">Fabio Delv�� era solito chiamare la madre, "gran signora ed una zingara ribelle al contempo," mentre la particolarit�� del progetto fa s�� che il lavoro si configuri come una sorta di "film sonoro," nel quale la musica �� una componente certo centrale, ma non unica. Accanto a essa, infatti, risaltano le parole -la cantilena della nipote che apre il disco, la poesia in dialetto di Ostuni, patria della omaggiata, che introduce l'ultimo brano -assieme alle voci -oltre alle citate, anche quelle femminili che si fanno coro in "Danzo solo per te" e quella di Julia Smelikova in "Ti amo" -e, pi�� in generale, alla "presenza" di persone per le quali Elena era stata importante. A ci�� si aggiunge anche un libretto dai colori accesi e cangianti, scelti per�� rifacendosi anche in questo caso a preferenze della omaggiata, ripresa in alcune foto.

Questa variet�� di materiali diversi comporta fatalmente una certa eterogeneit�� che non sempre rende fluido lo scorrere del discorso musicale: alcuni inserti vocali, pur avendo il loro senso "letterario," appaiono un po' invadenti rispetto alla scarna pulizia delle linee del sax di Delv��. Il quale tuttavia, pur con le riserve espresse, �� sempre pi�� che apprezzabile, da un lato esprimendo sempre una concentrata devozione, dall'altro sviluppando un discorso narrativo musicale originale, moderno e mai ripetitivo -cosa particolarmente apprezzabile a fronte della lunghezza di alcuni dei suoi assoli. Dal canto suo il principale collaboratore di Delv��, il bassista Lorenzo De Angeli, risulta partner perfetto per questa appassionata dedica narrativa.

Nei suoi trentacinque minuti in quattro episodi, Bella Mia mostra pertanto di essere un lavoro intimo e personale, forse tecnicamente imperfetto ma emotivamente partecipato, con momenti oggettivamente di rilievo accanto ad altri che potranno essere apprezzati maggiormente da chi colga personalmente l'atmosfera particolare che lo ispira.