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Craig Taborn e Borderlands Trio a Roma

Courtesy Peter Gannushkin
Casa del Jazz, Parco della Musica
Roma
25, 28.11.2023
La fase finale della programmazione d'autunno alla Casa del Jazz di Roma ha offerto l'opportunità dell'ascolto ravvicinato di due tra le personalità al vertice del pianoforte, e della creazione musicale in senso lato, in circolazione oggi.

Craig Taborn
pianob.1970

Kris Davis
pianob.1980
Dunque, ascoltarli a distanza di tre giorni nella stessa programmazione romana ha rappresentato senza dubbio una significativa esplorazione. Le differenze dell'atteggiamento personale, dell'approccio fisico alla tastiera, del tocco erano evidenti: più sanguigno e muscolare, percussivo quello di Taborn, delicato e sviluppato in sottile filigrana quello della pianista di origine canadese. Ma molto simile è la sensibilità nella stesura di una narrazione in costante bilico creativo, alla ricerca di una tenace sfida con l'inatteso. Le sospensioni minime della frase, le incrinature del ritmo e delle iterazioni circolari entrano nella prassi esecutiva e narrativa dei due musicisti come due costanti di primaria importanza, in un modo che ricorda grandi loro predecessori.

Paul Bley
piano1932 - 2016
Il solo di Taborn alla Casa del Jazz parte in effetti con una figura circolare, iterata della mano sinistra, sulla quale si innestano piccole infrazioni, digressioni, nuclei ritmicomelodici che entrano in contrasto. Indipendenza e interdipendenza tra pensieri musicali diversi in confronto dialettico. Senza soluzione di continuità, senza allentamento di concentrazione, arriva il secondo brano, analogo nell'impianto di circolarità e combinazione, ma più aperto allo scandaglio di alternanze dinamiche e timbriche. Il tocco si va precisando, estremamente articolato e diversificato.
Poi si entra in un free denso e arroventato, con ribaltamento espressivo e di approccio. Con l'ombra di

Cecil Taylor
piano1929 - 2018

Art Tatum
piano1909 - 1956
Lo stesso atteggiamento di libertà e ardita esplorazione è trasportato nell'ambito del trio con Borderlands, esibitosi al Teatro Studio del Parco della Musica a causa delle condizioni meteorologiche. Accanto a Davis,

Stephan Crump
bass, acousticb.1972

Eric McPherson
drumsNon mancano i riferimenti tematici, che affiorano dai due album registrati dal trio per l'etichetta Intakt, ma tutto si svolge nella piena libertà di queste trame non lineari. Il prodigio sta nella sintonia che scaturisce da tale autonomia di movimento, in cui la coesione, spesso molto intensa, si va rapprendendo nel corso degli sviluppi in una sintonia a tratti tellurica, ma in continuo respiro tra densità e rarefazione, tra figure astratte, metafisiche, e aperture liriche avvolte dai silenzi. Quanta magia, quanto rispetto. Non è solo dialogo, è osmosi, intuizione, interazione.
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