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Filarmonica Laudamo Creative Orchestra: "Suite For Peace" di Karl Berger

Courtesy Alessandro Grussu
Auditorium Antonello da Messina
Messina
19.11.2023
Storica associazione musicale messinese dalla vita ormai secolare, la Filarmonica Laudamo da molti anni organizza partecipatissime stagioni (oltre seicento gli abbonamenti) con cartelloni che affiancano alle rappresentazioni classiche anche concerti di altri generi. Tra questi specie da quando nel 2013 la direzione fu assegnata al pianista

Luciano Troja
pianob.1963

Dave Burrell
pianob.1940

Blaise Siwula
saxophoneb.1950

Rocco John Iacovone
saxophone
Salvatore Bonafede
pianob.1962

Marco Cappelli
guitar
Fred Hersch
pianob.1955

Marc Copland
pianob.1948

Richie Beirach
pianob.1947

Franco D'Andrea
pianob.1941
Thollem McDonas
pianob.1967
Tra coloro che hanno diretto l'orchestra, nel 2019, c'è anche

Karl Berger
vibraphone1935 - 2023

Ornette Coleman
saxophone, alto1930 - 2015

Ingrid Sertso
vocalsGiancarlo Mazzù
guitarLa Suite for Peace messa a punto da Berger si articola su cinque movimenti e nasce a partire dal famoso brano di Ornette Coleman Peace, che ne costituisce anche il secondo movimento; la partitura in parte è scritta, in parte prevede indicazioni riguardo a quanto l'autore avrebbe richiesto all'orchestra, ma è aperta quanto basta da permettere ai direttori di fare scelte in autonomia riguardo agli equilibri, le direzioni da prendere, le estemporanee modifiche e le invenzioni. Si tratta cioè di un lavoro che tiene insieme i pregi della scrittura e quelli dell'improvvisazione, unendo al tempo stesso anche lo spirito sinfonico che un'orchestra di quasi venti elementi può ben evocare e quello delle big band jazzistiche, che da

Duke Ellington
piano1899 - 1974

Carla Bley
piano1938 - 2023
La Creative Orchestra presentatasi in scena per l'occasione era composta da diciannove musicisti e includeva anche strumenti che raramente si incontrano in ambito jazzistico, come l'arpa e il fagotto. La disposizione prevedeva una divisione in due parti: sull'ala destra, discendente verso il proscenio, la sezione a trazione jazzistica, con quasi tutti i sax " data-original-title="" title="">Carmelo Coglitore e
Giovanni Randazzo
saxophone, sopranoMaria Merlino
saxophone, baritoneDomenico Mazza
bass, electricLa prima parte della suite, "Intro," s'è aperta con l'evocativo suono solitario del chiver del soprano di Coglitore, quasi una "chiamata" generale per il resto dell'orchestra che infatti, a partire dalle batterie, è entrata progressivamente, alternando tutti e assoli il violino di Alibrandi, il flauto di Nicita sostenuto dalle batterie e vari dialoghi tra le sezioni, spesso ricomposte in formazioni variabili, come nel caso del duetto tra flauto e l'intera ala sinistra. In "Peace" di Ornette Coleman, seconda parte della suite, il tema è stato prima esposto dalle ance dell'ala destra, con il contrappunto a sinistra di arpa, piano e voce, poi ha lasciato il posto a un intervallo swingante dominato dal basso elettrico e dalle batterie, quindi è rimbalzato qua e là, suggestivamente ripreso da molti strumenti e più estesamente dal contralto della Merlino qui in contrappunto andava l'ala destrafino a risolversi nel flauto di Nicita in solitudine.
La terza parte, "Suite for Peace 3 Kafi, Fibonacchi," è iniziata con un'introduzione dei fiati, ed è proseguita con un'intensa prolusione di basso elettrico e batteria nella quale, imbracciata la chitarra, si è inserito Mazzù con un prolungato assolo; dopo vari sezionamenti dell'orchestra e assoli della Merlino e di Nicita, la parte è stata conclusa da un solo della batteria di Saccà. Il movimento successivo, "Sit -Following Kafi," s'è aperto con la raffinata chitarra di Blanco e ha poi visto spiccare le ance; a seguire Troja, al pianoforte, ha prima fatto un assolo oscillante tra il classico e il rarefatto, poi ha duettato con il flauto, il tutto sempre sul cangiante sfondo creato dall'orchestra in costante mutamento d'assetto. A seguire, grande spazio per l'arpa, che dopo un notevole assolo ha lasciato spazio a chitarra, violino, fagotto, voce e al contralto della Merlino cioè tutta l'ala sinistra, con la destra in contrappunto prima di concludere in diminuendo.
L'ultima parte, "Peace Suite," era divisa in due parti e ha condensato lo scenario attraversato fino ad allora, aprendo liricamente con l'ala sinistra il fagotto di Cicero e il violino di Alibrandi in primo piano e innalzando ritmo e dinamica con la spinta delle batterie; proseguendo, le due ali si sono contrapposte con la sinistra che arpeggiava e la destra che rispondeva a note lunghe sempre, si noti, dirette e modulate indipendentemente dai due direttori in modo da creare una palpabile tensione espressiva. Nel costante variare delle voci, c'è stato spazio per alcuni duetti per esempio, quelli tra i due sax contralti, la Merlino a sinistra e Colistra a destra, e di Coglitore prima con Nicita, poi con l'altro soprano di Randazzo e alcuni soli Merlino, Nicita, infine la voce recitante della Lazzarotto. Il finale, intenso, ha visto tutta l'orchestra incrociarsi per sezioni e per singoli, diretta e quasi incitata dai due mobilissimi direttori.
Oltre un'ora di musica (è stata registrata e dovrebbe avere una documentazione per Almendra Music) che definire "creativa" non è un luogo comune, visto lo spazio per la libertà individuale e per le invenzioni estemporanee anche sul piano strutturale, pur all'interno di un'opera scritta e con un'organizzazione ben delineata. Una musica pulsante, zigzagante come i due artisti che la dirigevano sul palco, mai banale perché mai prevedibile, come si conviene al jazz, ma anche con un gusto sinfonico indiscutibile, che si è giovata molto della parziale divisione in due sezioni dell'orchestra e dell'istituzione del doppio direttore, originali fattori che hanno aumentato l'alea e aggiunto ulteriori possibilità alle già molte presenti in un'organico dotato di una così ampia tavolozza timbrica. Una musica e un'orchestra certo non usuali, ma che per la loro ricchezza, freschezza, imprevedibilità hanno pienamente convinto anche un pubblico non composto di cultori delle forme artistiche atipiche, che non ci si aspetterebbe di trovare a Messina e che invece sono qui e non altrove, non per caso, bensì grazie alla curiosità, all'interesse di ricerca e di studio, di un gruppo di musicisti (alcuni dei quali non vivono più qui, ma tornano devotamente a ogni appuntamento) che si sono raccolti attorno a loro e le hanno volute, coltivate e cresciute, fino a questi splendidi risultati.
Colpiscono chi scrive una serie di affinità con un'altra sorprendente ed eccellente realtà orchestrale attiva all'altro capo della penisola, in Friuli: l'Orchestra Senza Confini. Entrambe nate a cavallo tra due terre "separate" qui Calabria e Sicilia dallo stretto, là Italia e Slovenia da una frontiera fino a non troppi anni fa "cortina di ferro" e con l'intenzione di riunire artisti che si sentivano ciononostante affini; tutt'e due messe in piedi da musicisti di ciascuna terra uniti da forti affinità artistiche e umane qui il siculo Troja e il calabro Mazzù, là lo sloveno

Zlatko Kau?i?
drums
Giovanni Maier
bass, acoustic? per questo che, talvolta, recarsi di persona a verificare cosa accade alla "periferia dell'Impero" può essere molto interessante e far fare scoperte importanti.
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