" data-original-title="" title="">Brian Groder, alla testa di un trio coi fiocchi, confeziona uno di quegli album che rappacificano con la storia del jazz e le sue diramazioni.

Solido quanto scevro da ogni banalit�� o facile aggancio con tracciati troppo battuti, Luminous Arcs, inciso alla fine del 2018 e uscito giusto un anno dopo, �� infatti uno di quei lavori capaci di mantenere i piedi saldi per terra, memori di una tradizione che non si fa mai zavorra, ma nel contempo calati in una dimensione di scoperta continua (per chi suona e per chi ascolta), senza salti nel vuoto ma comunque in divenire, senza clich�� od operazioni meramente derivative o riciclative.

L'interazione che si genera fra Groder e i suoi �� costante, piena, ammirevole, con frequenti segmenti a ranghi compatti cos�� come con sequenze in cui �� solo uno a prendere in mano la situazione, e in tal senso il ruolo di