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Munir Hossn: Nuove suggestioni tra Africa e Brasile

Munir Hossn
bass
Gilberto Gil
guitarb.1942

Hermeto Pascoal
fluteb.1936

Quincy Jones
arranger1933 - 2024

Joe Zawinul
keyboards1932 - 2007


Seamus Blake
saxophoneb.1970

Roberto Fonseca
pianob.1975
In veste di leader ha inciso otto album e il suo ultimo progetto si chiama Made in Nordeste, un tumultuoso e avvincente mix di ritmi afro-brasiliani e cantabili melodie.
All About Jazz Italia: Ci puoi parlare del tuo ultimo disco e del gruppo con cui l'hai inciso?
Munir Hossn: Made in Nordeste nasce da una ricerca sulle musiche e i ritmi ancestrali del Brasile, ritmi specificamente africani, sia arabi che delle regioni subsahariane. Il retroterra musicale del Brasile è estremamente vario: è un Paese molto grande e ogni sua regione ha uno specifico retaggio musicale che ho avuto modo di conoscere direttamente essendoci vissuto. Alcuni anni fa ho avuto l'opportunità di recarmi in Africa -ad esempio in Camerun, in Senegal e in alcuni Paesi arabi-e mi sono accorto che nel loro folklore esistono molte connessioni con le musiche tradizionali brasiliane, soprattutto per quanto riguarda la dimensione ritmica e il feeling. Ad esempio, certi ritmi del Marocco in 6/8 li ritroviamo in alcuni balli tradizionali del Brasile. Anche per il Frevo ci sono connessioni inaspettate: in una danza del Camerun troviamo lo stesso un modello ritmico. I miei partner vengono da diverse nazioni e sono i musicisti ideali per lavorare su questa dimensione che lega Africa e Brasile: il batterista

Arnaud Dolmen
drumsb.1985

Leonardo Montana
pianoAAJ: Quali altri progetti stai portando avanti?
MH: Uno a cui tengo molto è il duo col fisarmonicista portoghese Jo?o Frade. Lui è originario dell'Algarve e ha una profonda conoscenza delle musiche tradizionali della sua regione, musiche che nel 18° secolo sono state importate in Brasile durante la colonizzazione. Una di queste si chiama Chula, una danza portoghese che s'è trasformata nell'area di Bahia, assorbendo i ritmi degli schiavi africani, e ha portato alla nascita del Samba. Il modello ritmico del Chula è fondamentale in molti dei nostri brani, che a volte trasformiamo in forma di ballad. Per questo motivo la presenza di Frade è fondamentale, essendo l'elemento di raffronto con la dimensione originaria di questa musica, che è soprattutto melodica. Io e Frade abbiamo dato molti concerti in duo e registrato un album, Piriquitos e Botonetes, evidenziando i diversi volti di questa musica, l'originario portoghese e quello brasiliano. Per me è stata una gioia perchè ritrovavo nelle sue melodie aspetti del tutto familiari.
AAJ: Altri progetti?
MH: Ho preso parte al Global Stars Gumbo di

Quincy Jones
arranger1933 - 2024

Richard Bona
bass, electricb.1967

Alfredo Rodriguez
pianob.1985

Jacob Collier
vocalsb.1994
AAJ: Quali sono le tue origini famigliari?
MH: Dalla parte maschile i miei nonni venivano dal Libano (etnia drusa) e dall'Angola mentre da quella femminile dall'Italia e dal Brasile. Come vedi è un bel mix e mi sento molto fortunato per questo. Nella mia famiglia si ascoltava molta musica tradizionale, proveniente da tutte queste località: quindi musica da Angola, Mozambico, Capo Verde, Libano...
AAJ: Parlavi della tua residenza a Parigi. ? lì che sei andato dopo aver lasciato il Brasile?
MH: No, prima sono stato quattro o cinque anni a Barcellona dove ho avuto splendide esperienze lavorando con

Chano Dominguez
pianob.1960

Gary Willis
bassb.1957

Seamus Blake
saxophoneb.1970

Ernie Watts
saxophone, tenorb.1945


John McLaughlin
guitarb.1942
AAJ: Quando hai iniziato a suonare ?
MH: Io ho iniziato come batterista/percussionista quando avevo circa sette anni. Con mia madre frequentavo la chiesa locale dove nelle cerimonie suonavano dei musicisti professionisti. Spesso però il batterista era assente perchè impegnato a suonare dove lo pagavano e io pensai di poter occupare quel posto. Non conoscevo la tecnica ma il prete lasciò le chiavi della chiesa a mia madre e quando non c'erano le funzioni io andavo a esercitarmi. Così dopo un po' di tempo incominciai a suonare nelle cerimonie con il gruppo.
AAJ: Ma non avevi un insegnante?
MH: No, ero generalmente da solo. Qualche volta mi trovavo con il tastierista a provare i pezzi. Quando il batterista titolare tornava per me era una tragedia. Quindi ho iniziato a suonare fuori dalla chiesa, esercitandomi su differenti strumenti... tutto da autodidatta. Negli anni successivi ho iniziato a costruire i primi arrangiamenti e comporre qualche tema. All'età di 10 anni ho lasciato la scuola ed iniziato a suonare a tempo pieno. La mia famiglia era povera ed io portavo i soldi alla mamma. Non aver avuto studi formali di musica è stato uno svantaggio ma la mia strada è stata questa: da quando ho iniziato a suonare ho sempre avuto mille idee musicali. Ovviamente lo facevoe continuo a farlo -senza scrivere la partitura ma assieme ai musicisti. Conoscendo un po' i vari strumenti sono sempre lì a suggerire come eseguire e interpretare un pezzo ma le mie difficoltà diventano una forza perchè assieme agli altri ho modo di imparare sempre nuove cose.
AAJ: In poche parole sei nato compositore e produttore...
MH: All'età di 15 anni ero già sulla strada per diventare un produttore. Il primo campo d'impiego professionale è stato quello di creare dei jingle pubblicitari e da quell'esperienza ho iniziato a dare un assetto migliore alle idee musicali che avevo. In poche parole a comporre.
AAJ: Quando hai iniziato a conoscere il jazz?
MH: Io sono arrivato al jazz partendo dai musicisti soprattutto percussionisti-africani o brasiliani. Ti faccio un esempio. Amavo molto
Paco Séry
percussion
Salif Keita
vocals
Bill Evans
piano1929 - 1980

Chick Corea
piano1941 - 2021

Joe Pass
guitar1929 - 1994
AAJ: Ascoltando il tuo gruppo attuale l'impressione immediata ci porta alla musica brasiliana ma anche il jazz ha un forte peso...
MH: Esattamente. Al primo ascolto la mia musica appare semplice ma in realtà è complessa perchè suoniamo ritmi brasiliani con melodie e feeling che vengono dall'Africa in un tessuto armonico jazz. Per suonarla occorre vasta cultura musicale e virtuosismo strumentale perchè i ritmi e i metri sono complessi e intricati. Devo ringraziare in questo i tanti musicisti africani con cui ho suonato a Parigi e la collaborazione col Zawinul Syndacate. Joe voleva che la sua formazione continuasse a vivere: abbiamo dato molti concerti e nel 2012 ho registrato con loro a Budapest il disco File Under Zawinul.
AAJ: Non abiti più a Parigi?
MH: No, ora vivo in Spagna. Sono andato a Madrid per produrre un album e ci sono restato. Mi trovo bene ma non ho ancora deciso pienamente dove vivere. Mia moglie è cubana ma ha vissuto molto tempo in India e vorrebbe tornarci.
AAJ: Che programmi hai per il futuro?
MH: Continerò a suonare con questa formazione ma sto progettando un album che connette elementi del patrimonio musicale arabo con quello brasiliano. Ad esempio la tradizione Gnawa del Marocco con il Samba. Inoltre continuo la collaborazione col batterista cubano
Michael Olivera
drums
Chucho Valdes
pianob.1941
Foto: Emanuele Vergari
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Chano Dominguez
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Salis Keita
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Salif Keita
Bill Evans
Chick Corea
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