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Pasquale Mirra: la rinascita del vibrafono


Gianluca Petrella
tromboneb.1975
Nell'intervista che riportiamo di seguito, dopo aver approfondito una tappa importante dei suoi primi passi professionali, cercheremo di analizzare soprattutto le numerose e fondamentali collaborazioni affrontate negli ultimi anni. Si accenna anche alla genesi espressiva nel suo uso del vibrafono e alla recente attività didattica al servizio dei bambini.
All About Jazz: Quando e perché sei approdato a Bologna e che ambiente hai trovato?
Pasquale Mirra: Sono arrivato a Bologna nel settembre del 2001 e ho deciso di farlo dopo una conversazione con un amico che si era trasferito in questa città per motivi di studio. ? bastata una lunga chiacchierata estiva nella mia fantastica Ravello, paese della Costiera Amalfitana dove sono cresciuto e ho vissuto. L'impatto con Bologna è stato speciale, mi sono sentito immediatamente a mio agio e difficilmente dimenticherò gli innumerevoli concerti che quotidianamente offriva.
AAJ: Se non sbaglio sei stato uno degli ultimi a entrare nel Collettivo Bassesfere, che era attivo fin dai primi anni Novanta, raccogliendo improvvisatori che venivano da tutte le parti d'Italia.
PM: Per me è stato un grande onore entrare a far parte di Bassesfere, un collettivo di musicisti che ascoltavo già prima del mio arrivo a Bologna. La prima volta che ho ascoltato un loro disco sono rimasto stupefatto: qualcosa di nuovo, che non avevo mai sentito prima, musica composta ed eseguita da giovani musicisti di uno spessore straordinario. Successivamente, condividere musica e palchi con quello stesso collettivo ha rappresentato per me un'emozione unica.
AAJ: Negli ultimi anni la tua attività si è qualificata, concentrandosi su alcune collaborazioni importanti. Ricordiamone alcune, partendo dal duo (o altre formazioni) con

Hamid Drake
drumsb.1955
PM: Hamid certamente ha un ruolo speciale nel mio percorso artistico e umano. Grazie alla nostra lunga collaborazione (7 anni e oltre 70 concerti tra Europa e America) ho avuto il privilegio di imparare davvero molto e non solo dai concerti. I nostri lunghi viaggi e i suoi racconti, riguardanti la musica, ma anche storie di vita e le varie collaborazioni, sono stati talmente tanti che dovrei dedicare a questi argomenti un'intera intervista. Impossibile sintetizzare tutti i suoi racconti relativi ai lunghi tour con

Don Cherry
trumpet1936 - 1995

Fred Anderson
saxophone1929 - 2010
Ricordo il mio primo concerto al Vision Festival di New York con un quintetto da lui formato, l'arrivo in aeroporto e la sorpresa di trovarlo lì a nostra insaputa (mia e di mia moglie) assieme a

William Parker
bassb.1952

Cecil Taylor
piano1929 - 2018

Michel Portal
clarinet, bassb.1935


Mederic Collignon
cornetb.1970
AAJ: E le varie collaborazioni con

Fabrizio Puglisi
pianoPM: Ho iniziato a suonare con Guantanamo nel 2015 circa, ma il gruppo già esisteva, era ben rodato e la musica funzionava molto bene. Per me non è stato immediato entrare in quella straordinaria macchina del ritmo, inserirmi tra una miriade di sovrapposizioni di clavi, ritmi cubani, africani e poliritmie. Le numerose prove mi hanno aiutato; un'esperienza che mi sta insegnando davvero molto. Guantanamo è un laboratorio; abitiamo quasi tutti intorno a Bologna e questo ci permette di provare con assidua frequenza: ogni volta si provano nuove possibilità, nuovi incastri ritmico/melodici e si consolidano quelli provati precedentemente.
Con Fabrizio abbiamo collaborato e collaboriamo anche in altri progetti, ad esempio nel nuovo gruppo di

Rob Mazurek
trumpetb.1965
AAJ: Da alcuni mesi hai avviato anche un duo riuscitissimo con

Gianluca Petrella
tromboneb.1975
PM: Sì, da quest'anno è iniziata questa collaborazione con uno dei miei musicisti preferiti in assoluto. Sono contento di condividere un progetto in duo con Gianluca. Lavoriamo con i nostri strumenti e innesti di elettronica: io utilizzo anche il vibrafono midi, sul palco condividiamo un synth ed entrambi utilizziamo effetti. I concerti fatti fino ad ora sono andati molto bene e la risposta del pubblico e della critica è sempre stata più che positiva. Tu, che eri al concerto del Teatro Asioli di Correggio, definisci questa nuova collaborazione con Gianluca come "un riuscitissimo duo" ed io ne sono lusingato e felice.
AAJ: Ci puoi parlare della tua esperienza con i Mop Mop?
PM: Si tratta di un gruppo con il quale sono cresciuto e tutt'oggi suono, un progetto capitanato da Andrea Benini, batterista, compositore e produttore romagnolo, ma che da anni vive a Berlino. Nato agli inizi del 2000 è ancora oggi molto attivo: ci siamo esibiti nei maggiori festival europei, abbiamo inciso un considerevole numero di dischi riscuotendo un notevole consenso di pubblico e di critica e inoltre abbiamo sonorizzato parti del film "To Rome with Love" di Woody Allen [N.d.R. -con il brano "Three Times Bossa"]. ? sempre più difficile che i gruppi abbiano una durata e una vita così lunga e sono convinto che tale peculiarità, unita alle grandi doti, alla professionalità e alla tenacia di Andrea, siano l'essenza di tale successo.
AAJ: Ci sono altre esperienze per te significative che ti sta a cuore ricordare?
PM: Mi piacerebbe parlare di Segnosonico, progetto nato lo scorso novembre da una collaborazione tra il Bologna Jazz Festival e il Festival Internazionale del fumetto BilBOlBul. Si tratta di una performance per dodici musicisti (provenienti dal Conservatorio e dal Liceo Musicale) e dodici illustratori (provenienti dal Liceo Artistico e dall'Accademia delle Belle Arti), coordinati dal sottoscritto e dall'illustratore Stefano Ricci. Il progetto ha avuto due repliche questa estate e verrà riproposto con nuovi allievi il prossimo novembre nel cartellone del Bologna Jazz Festival.
Cito anche i C'mon Tigre, progetto creato da due musicisti e persone straordinarie che rimangono per scelta nell'anonimato, ai quali sono profondamente legato e con i quali condivido quotidianamente uno studio, passioni e vita. E ancora Pipe Dream, progetto in condivisione con

Zeno De Rossi
drumsb.1970

Giorgio Pacorig
piano
Filippo Vignato
trombone
Hank Roberts
cellob.1954
AAJ: C'è poi il CD Moderatamente solo, edito da Fonterossa nel 2017: quale esigenza ti ha mosso e quale l'impostazione?
PM: Si tratta di una registrazione live, che la contrabbassista e amica

Silvia Bolognesi
bass, acousticAAJ: Mi pare che in tutti questi diversi lavori ci sia una grande attenzione nella selezione dei "padri nobili" da mettere in repertorio:

Charles Mingus
bass, acoustic1922 - 1979

Don Cherry
trumpet1936 - 1995

Lennie Tristano
piano1919 - 1978

Herbie Nichols
piano1919 - 1963
PM: Gran parte degli autori citati sono nel mio disco in solo, ma è un discorso complesso. In ogni concerto in solo non decido a priori una lista di brani da suonare: è come se avessi un enorme contenitore colmo di brani dal quale attingere e lascio che sia l'improvvisazione libera a determinare quali gli autori e le composizioni da eseguire; ho notato che è un buon modo per non innescare automatismi.

Don Cherry
trumpet1936 - 1995

Cristiano Calcagnile
drumsAAJ: Trovo affascinante lo strumento che suoni perché s'inserisce nei collettivi con linee melodico-ritmiche e con spunti solistici, ma anche come colore timbrico di sottofondo, evocativo e madreperlaceo. Che uso fai attualmente dell'elettronica?
PM: Da poco ho iniziato ad utilizzare l'elettronica, ma negli anni mi sono concentrato su una lunga ricerca sul vibrafono, partendo sempre dal suono acustico e cercando di modificarlo applicando sulla tastiera ogni tipo di materiale: qualcosa è andata meglio qualche altra non ha funzionato! Il mio obiettivo è la continua ricerca di nuove sonorità che possano permettere di esprimere il mio linguaggio. Nel tempo questa peculiarità mi è stata riconosciuta da musicisti e critici: "un vibrafonista dal suono nuovo e diverso..." e dopo infinite ricerche sono sinceramente fiero di questa unicità.
AAJ: Negli ultimi anni sei stato impegnato anche nell'educazione musicale ai bambini. In sintesi quali sono la durata dei corsi, i metodi che usi e i risultati? Dove insegni oggi e in che fasce d'età?
PM: Musica e Gioco è nato nel 2012 da un'idea mia e del percussionista Danilo Mineo. ? un laboratorio rivolto ai bambini delle scuole primarie, basato sull'utilizzo di strumenti a percussione costruiti utilizzando esclusivamente materiale di riciclo. Danilo si occupa della costruzione, io della conduction. Da molti anni lavoriamo in diverse scuole bolognesi e successivamente è diventato un progetto itinerante. Abbiamo avuto modo di realizzarlo anche durante diversi festival italiani e da un anno abbiamo pubblicato un manuale nel quale sono presentati oltre quaranta strumenti, i relativi processi di costruzione, un disco in allegato per ascoltare i suoni degli stessi e una sezione dedicata alla Conduction. La durata dei corsi è variabile. I risultati non spetta a me dirli, ma notiamo sempre molta felicità tra i bambini e soddisfazione di docenti, addetti ai lavori e genitori e questo credo sia un buon segno. A breve si parlerà molto del laboratorio di Musica e Gioco, ma non anticipo nulla!
AAJ: Ormai sei invitato a suonare in molti festival importanti in Italia e all'estero. Come vedi l'attuale situazione organizzativa in Italia: festival, rassegne, centri di ricerca, jazz club...?
PM: Personalmente non posso che considerarmi felice, considerato quanto mi è accaduto negli anni passati e quest'anno: mi sono esibito a Umbria Jazz, Novara Jazz, Crossroads in Emilia-Romagna, Fusion Festival in Germania, Black Sea Jazz Festival in Georgia... e sarò ancora in numerosi festival tra Italia ed Europa. Un problema oggettivo che avverto anche parlando con altri musicisti consiste nella difficoltà di far circuitare progetti in cui si investe tanto lavoro e tempo; credo che questo aspetto in qualche modo potrebbe migliorare. Per quanto riguarda i club in Italia invece spero che le cose migliorino, poiché oggettivamente oggi sono troppo pochi quelli in cui la musica non viene considerata solo un mero sottofondo a piatti, bicchieri e conversazioni di ogni tipo.
Foto: Roberto Cifarelli
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