" data-original-title="" title="">Giancarlo Schiaffini sono ancora qui (in Totem, intendiamo) e al posto di Michele Iannaccone c'�� oggi Luigi Marino, che alle percussioni pi�� o meno canoniche del suo predecessore unisce elettronica e orpelli vari. Come in ogni seduta di libera improvvisazione che si rispetti, tracciati ed esiti sono spesso legati a piccole entit�� (accadimenti) contingenti. Qui il linguaggio—andando a vedere quanto accaduto dopo la prima "evasione" di (e da ) SIC—appare decisamente pi�� quello di Schiaffini, pi�� informal-contemporaneo, che non di Colombo, maggiormente intriso di una cantabilit�� e opzioni ritmiche (anche propriamente "danzanti," s��, come qui, a dispetto del titolo degli undici segmenti che compongono il disco, di fatto non accade pressoch�� mai) di discendenza etnico-ancestrale.

Il trittico d'avvio appare persino un po' involuto. Prevale una poetica scabra e anticonsolatoria, spesso minimale, come si notava pi�� prossima a Schiaffini che a Colombo (che peraltro, in proprio, non la elude del tutto, almeno nella pratica solitaria). Pi�� vitale (non necessariamente nel senso di "vitalistico," ma in un'accezione pi�� onnicomprensiva, poetico-creativa) la sezione centrale ("Tanz" da 4 a 8), fra l'antigrazioso e l'astratto, con Colombo non di rado al flauto, cos�� come nei due episodi conclusivi, il primo, "Tanz 10" (probabile vertice dell'album con "Tanz 6"), di umore vagamente cageano.

In definitiva un disco assolutamente onesto, con momenti anche di grande musica, che tuttavia forse non aggiunge granch�� agli itinerari battuti dai due "senatori" romani dopo che le loro strade si sono (almeno in parte) divise. Una bella rimpatriata, insomma, che al momento non ci �� dato sapere se e quale segno potr�� lasciare in un futuro pi�� o meno prossimo.