Home » Articoli » Live Review » Vicenza Jazz 2024
Vicenza Jazz 2024

Courtesy Roberto De Biasio
Varie sedi
519.5.2024
Il clou della ventottesima edizione di Vicenza Jazz, che ha puntato i riflettori in particolare su protagonisti odierni del pianoforte, si è concentrato dal 13 al 19 maggio. Dopo i concerti serali del 13 e 14 maggio programmati al Teatro Olimpico, dal 15 fino alla conclusione del festival tutti i concerti, pomeridiani e serali, sono stati ospitati in vari spazi del moderno Teatro Comunale: scelta che ha permesso di creare un percorso musicale concatenato, anche se certe concomitanze hanno impedito di seguire alcuni appuntamenti interessanti.
Quest'anno uno dei motivi d'interesse dello storico festival vicentino era la possibilità di verificare lo spessore di alcuni dei nomi più o meno nuovi del panorama nazionale. Non sono certo esordienti, ma anzi rodati da oltre un decennio d'intensa attività,

Camilla Battaglia
vocals
Simone Graziano
pianoDopo un inizio un po' timido, alla ricerca della giusta sintonia, si è stagliato un intermezzo di Graziano, dapprima aggrovigliato e corrusco sulla tastiera elettronica e sul piano, per poi acquietarsi in un pacato accompagnamento di un canto della Battaglia, evocativo e lontano, ma non senza pieghe inquietanti. Poi l'incedere si è fatto via via più mosso, a tratti insistito e declamatorio, mettendo anche in evidenza l'intreccio fra le tastiere di diversa natura azionate da entrambi. Soprattutto nella seconda metà di un concerto fluente, senza interruzioni, le modulazioni vocali della cantante, su testi propri o nella ripresa di cover, hanno confermato una matura duttilità soprattutto nel registro medio-alto, un'ottima intonazione e un accorto uso del vibrato. Il suo potrebbe essere definito il canto di un'ancestrale sacerdotessa che compie un rito distaccato e concreto al tempo stesso, con intonazioni ora meditative ora drammatiche ora esortative. Nonostante tutti i rischi che l'esordio di un nuovo progetto può comportare, soprattutto nel campo della musica sperimentale, si può senz'altro affermare che l'incontro fra il pianista toscano e la cantante-autrice lombarda ha funzionato sotto il profilo di una progettualità autentica e di un'interazione costante, raggiungendo momenti di densa espressività.
Altrettanto recente ed ancor più anomalo è il sodalizio che vede riuniti il ventiduenne chitarrista ligure Edoardo Ferri e due solidissimi e attempati maestri della scuola romana come " data-original-title="" title="">Enzo Pietropaoli e

Fabrizio Sferra
drums
Elvis Presley
vocals1935 - 1977

Cole Porter
composer / conductor1891 - 1964
Altri due giovani gruppi emergenti, Nerovivo, trio della batterista

Evita Polidoro
drumsNella formazione anomala, che vede la leader affiancata da due chitarristi, nell'uso consistente della voce e dell'elettronica da parte della Polidoro, negli impianti tematici e nell'intreccio dell'interplay, Nerovivo si presenta come una proposta sofisticata e ibrida, che strizza l'occhio a certe frange attuali del pop con venature dark. A Vicenza il drumming della leader si è dimostrato abile e originale nell'uso dei piatti come della grancassa, ottenendo efficaci effetti timbrici e dinamici. Indispensabile l'accorto uso dell'elettronica, ma in realtà sono state le sue canzoni, interpretate con voce scura e uniforme, ad avere la parte preponderante, dando l'impronta alla sua musica. Il contributo delle due chitarre ha conferito un contesto risonante e alonato, a volte visionario: se a tratti Davide Strangio si è associato alla leader con la voce, producendo un leggero controcanto, Nicolò Francesco Faraglia è stato forse maggiormente responsabile di interventi solistici. La performance si è snodata senza intervalli, "per non interrompereha detto l'autricequesta bolla di malinconia."
Se la suffusa malinconia, vagamente dark, della Polidoro guarda al mondo del pop, i brani prevalentemente brevi, contratti, brucianti di Marco Centasso si orientano verso un rock molto determinato. La musica del quartetto veneto è parsa ampiamente preordinata, scandita con netta energia su ritmi sostenuti, sia quando il collettivo distribuiva forti accenti all'unisono o chiudeva repentinamente il brano in modo categorico, sia quando la frase melodica, pur concitata, si distendeva con intenti più narrativi. Ognuno dei tre partner del leader, perentorio sia al contrabbasso che al basso elettrico, ha svolto il suo ruolo con convinzione, con gli occhi fissi sugli spartiti quando dovuto, ma capaci di sviluppare le parti improvvisative con grande personalità. Al pianismo concatenato e martellante di Giovanni Mancuso ha fatto riscontro il sound pieno e il periodare agile e scandito del clarinetto basso di Alberto Collodel, opportuno anche nell'uso della respirazione circolare, mentre il drumming di Raul Catalano ha tenuto sotto controllo metriche inflessibili.
Purtroppo per le sovrapposizioni di cui si è detto, sempre nell'articolato contenitore del Teatro Comunale non ho potuto ascoltare tanti altri gruppi italiani che avrebbero meritato attenzione: il quartetto Something About It (

Dan Kinzelman
saxophone, tenor
Francesco Bearzatti
saxophone, tenor
Giovanni Guidi
pianoDi tutt'altro rilievo sotto il profilo del richiamo sono stati i concerti serali che si sono svolti nella Sala Maggiore del teatro, presentando stelle di prima grandezza, veri beniamini di Vicenza Jazz, ma ascoltati più volte in Italia negli ultimi decenni anche in altri festival. L'interesse di queste apparizioni non consisteva pertanto nella curiosità di assistere a progetti o messaggi nuovi, quanto nell'occasione di verificare la tenuta di certe collaborazioni e le eventuali differenze rispetto ad altri appuntamenti del passato.
La prima di queste serate, che si è rivelata la più intensa non solo sotto il profilo jazzistico ma per lo spessore artistico in generale, ha puntato i riflettori su

Uri Caine
pianob.1956

Mike Boone
bass
Jim Black
drums
Barbara Walker
vocals
Ralph Alessi
trumpetb.1963

Achille Succi
clarinetb.1971
Nello svolgimento del racconto musicale, la voce della Walker, brunita ed evocativa, all'occasione anche dolente o declamatoria, ha rivestito un ruolo determinante, mentre al trio che si è aggiunto è stata assegnata prevalentemente la funzione di raccordo, intessuto minutamente, fra i vari episodi principali. Boone e Black hanno garantito un incedere ritmico trascinante, implacabile; ma è stato Caine, autorevole anche come pianista, a cucire il tutto, onnipresente e incalzante, distribuendo accenti perentori e confermandosi grande orchestratore. Ne è quindi risultata una suite compatta e articolata, senza cedimenti e senza eccessi superflui.
Dopo un breve intervallo, ha fatto seguito il progetto in cui l'Uri Caine Ensemble, dopo aver rivisitato la Rapsody in Blue, ha affrontato un ben più ampio repertorio gershwiniano. Nella Rapsody, in cui Boone è passato dal basso elettrico al contrabbasso, l'interpretazione dell'ensemble si è fatta più aperta e sfrangiata, più concitata, dando ad ognuno più occasioni di esposizione. Sembra che l'intento esplicito del leader sia stato quello di esasperare i riferimenti alle diverse culture coinvolte: non solo quella ebraica, già presente nell'originale, ma, in un episodio introdotto da Alessi, anche la tradizione bandistica messicana. Un ripensamento languido è stato riservato al pianoforte e al violino della Hammann, mentre il samba ha fatto capolino in un frangente in cui hanno spiccato il clarinetto spiritato di Succi e il drumming insostituibile di Black. Un fermento interpretativo che non ha escluso qualche eccesso o qualche veniale inesattezza, ma ben vengano queste marginali carenze se la conduzione generale e i contributi collettivi e individuali sono talmente inventivi e partecipati da riservare continue sorprese.
Con l'ingresso di " data-original-title="" title="">Theo Blackman, che con la sua voce diafana e sinuosa ha affrontato "But Not for Me" contornato da un arrangiamento agile e formicolante, si è dato il via ad una sequenza di canzoni ed anche a brani solo strumentali, perseguendo una comunicativa diretta e accattivante. Sostenute da una mirata varietà di arrangiamenti, le soluzioni interpretative, sia da parte dei due cantanti, essendo la Walker tornata in scena, sia degli strumentisti, hanno preso di volta in volta pieghe imprevedibili e pertinenti. Tutti ovviamente, animati da un sinergico interplay, hanno contribuito a questo affresco pieno di verve e di idee argute o pompose, intimiste o estroverse. Fra tutti i contributi, vale la pena di sottolineare gli interventi sempre notevolissimi di Alessi e Succi.
Fra quelle ascoltate, la partnership più recente, per molti una novità assoluta, era senza dubbio quella del duo pianistico dei cubani

Omar Sosa
pianob.1965

Marialy Pacheco
pianoNella seconda parte della serata si è replicato il consolidato sodalizio fra il pianista e

Paolo Fresu
trumpetb.1961
La penultima serata è stata tutta dedicata ad esponenti di culture lontane ed extra-jazzistiche. Il concerto solitario di

Trilok Gurtu
tablasb.1951
La collaborazione fra il tunisino


Eivind Aarset
guitarPer tutta la durata del concerto, il norvegese ha avuto modo di mettersi in evidenza solo in tre brevi episodi: un crescendo parossistico della sua chitarra a conclusione di un canto del comprimario; una vivace e propositiva stratificazione delle sue "voci" elettroniche; il finale in cui ha ripreso e mimato una decisa melodia mediorientale, pur corrompendola con esasperate cadenze rock. In definitiva non si è certo ascoltato un duo paritario come lo si intende da sempre nel jazz, ma piuttosto si è assistito all'esibizione di un forte esponente di una determinata cultura etnica, supportato a margine dalle estemporanee e rispettose sonorità di una cultura proiettata altrove.
Nella Sala del Ridotto invece, il concerto del

Chico Freeman
saxophoneb.1949

Antonio Farao
pianob.1965

Alex Sipiagin
trumpetb.1967

John Coltrane
saxophone1926 - 1967

McCoy Tyner
piano1938 - 2020
Tags
Live Review
Uri Caine
Libero Farnè
Italy
Venice
Camilla Battaglia
Simone Graziano
Enzo Pietropaoli
Fabrizio Sferra
Elvis Presley
Cole Porter
Radiohead
Evita Polidoro
Marco Centasso
Dan Kinzelman
Francesco Bearzatti
Giovanni Guidi
Mike Boone
Jim Black
Barbara Walker
Ralph Alessi
Achille Succi
Theo Blackman
Omar Sosa
Marialy Pacheco
Paolo Fresu
Trilok Gurtu
Dhafer Youssef
Eivind Aarset
Chico Freeman
Antonio Farao
Alex Sipiagin
John Coltrane
McCoy Tyner
Comments
PREVIOUS / NEXT
Support All About Jazz

Go Ad Free!
To maintain our platform while developing new means to foster jazz discovery and connectivity, we need your help. You can become a sustaining member for as little as $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination vastly improves your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.
Venice
Concert Guide | Venue Guide | Local Businesses
| More...
Venice Concerts
Nov
19
Wed
Beth Hart
Gran Teatro Geox
Padova, Italy

Venice
Concert Guide | Venue Guide | Local Businesses | More...
Nov
19
Wed
Beth Hart
Gran Teatro GeoxPadova, Italy