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Bergamo Jazz Festival 2017

Bergamo, varie sedi
19-26.03.2017
Il Bergamo Jazz Festival, che nel 2018 doppierà la boa della quarantesima edizione, per il secondo anno consecutivo è stato diretto da

Dave Douglas
trumpetb.1963

William Parker
bassb.1952

Bill Frisell
guitar, electricb.1951

Ernst Reijseger
cellob.1954

Christian Wallumrod
pianob.1971

Marilyn Mazur
percussionb.1955

Regina Carter
violinb.1966

Melissa Aldana
saxophone
Rudy Royston
drumsIl trio OriOn del batterista texano Rudy Royston, trasferitosi a New York nel 2006, ha rivelato compattezza e dinamismo, rimanendo tuttavia in sospeso fra un'immagine del jazz più risaputa e rassicurante e la ricerca di una più problematica e consistente attualità. Sospinti dal drumming ribollente del leader, hanno fornito il loro contributo i due partner: il contrabbassista

Yasushi Nakamura
bass
Jon Irabagon
saxophone, tenor
James Brandon Lewis
saxophone, tenorb.1983
L'apparizione di questo gruppo ha costituito la vetta del festival, dipanando un percorso danzante, panico nella sua circolare saturazione. I temi e il pizzicato poderoso, ossessivamente "africano" del leader hanno costruito l'ossatura essenziale su cui si sono sovrapposti gli interventi dei collaboratori in un rapporto di fitta improvvisazione collettiva. All'uso quasi esclusivamente free dell'organo elettrico da parte di
Cooper Moore
piano
Sun Ra
piano1914 - 1993

Hamid Drake
drumsb.1955
Rispetto alla densa autenticità del messaggio del quartetto di Parker, la rigenerazione della matrice nero- americana da parte del quartetto di Regina Carter, seguendo il filo rosso della carriera di

Ella Fitzgerald
vocals1917 - 1996

Reggie Washington
bassb.1962

Marvin Sewell
guitar
Alvester Garnett
drumsb.1970
Ancora protagonisti del jazz americano con il duo Bill Frisell -

Kenny Wollesen
drumsNotevolissime sono state le solo performance di due capiscuola dell'improvvisazione europea, ospitate in prestigiosi ambienti storici, per la prima volta cooptati dal festival. In una sala della Biblioteca Angelo Mai,

Evan Parker
saxophone, sopranob.1944

Steve Lacy
saxophone, soprano1934 - 2004
Deliziosa la performance di Erst Reijseger presso l'Accademia Carrara, in una preziosa sala in cui il violoncellista olandese era attorniato da opere del Veronese, El Greco, Jacopo Bassano, Palma il Giovane e di tanti altri autori del Cinquecento. La sua improvvisazione ha transitato da minimalismi appena accennati a linee ampie e risonanti desunte dalla tradizione classica dello strumento, da finti esotismi ad astrusi dirottamenti armonici e timbrici. Dopo tanti anni di esperienza, il tutto non ha presentato segni di routine, ma è stato intessuto sempre di ironia, di un gusto melodico e narrativo infallibile, di un senso musicale perennemente fresco e motivato, coinvolgendo il pubblico e l'ambiente museale.
Del multiforme mondo dell'improvvisazione scandinava invece, il Christian Wallumr?d Ensemble ha rappresentato il versante della lentezza meditativa, dell'evoluzione fragile, del rarefatto e intimo dialogare, senza escludere momenti di rumorismo sfrangiato. Questo contesto sonoro senza amplificazione, trattenuto e cameristico ma per nulla statico, calibrato da un quintetto particolarmente affiatato, ha sotteso un senso di sotterranea e misteriosa inquietudine piuttosto che un sereno descrittivismo con riferimento agli spazi, alle sonorità e ai silenzi della natura nordica.
Qualcosa di più che meramente singolare si è rivelato il Marilyn Mazur's Shamania, un organico di undici elementi (compresa la danzatrice) tutto scandinavo e tutto femminile, diretto dal 2015 dalla percussionista americana. La sua prima apparizione fuori dai confini scandinavi è stata caratterizzata da un'alternanza piuttosto drastica fra pieni e vuoti, fra collettivi sostenuti, ricchi di riff esotizzanti e di schermaglie percussive, e sfrangiamenti in soli e duetti un po' occasionali. Oltre alla leader, su tutte hanno svettato la sassofonista

Lotte Anker
saxophoneb.1958

Makiko Hirabayashi
pianob.1966
Rimane da riferire succintamente di altri due sassofonisti, che per aspetti diversi sono rappresentanti di una certa contemporaneità jazzistica:

Andy Sheppard
saxophoneb.1957

Eivind Aarset
guitar
Michel Benita
bass
Sebastian Rochford
drumsQuanto alla giovane tenorista cilena, seguo i suoi passi dagli esordi internazionali, ma non mi pare che abbia fatto progressi miracolosi. Nel concerto in trio al Donizetti, le strutture dei suoi brani, circonvolute e compassate, d'impronta neo-cool, sono state esposte in modo discorsivo senza troppo slancio. Le deformazioni armoniche inoltre, che ora a tratti inserisce nella sua pronuncia, sono sembrate un espediente eccentrico, applicato con moderata convinzione, più che un'indispensabile esigenza espressiva.
Ben venga che a chiudere il festival sia stata chiamata un'orchestra, considerati il fermento e l'interesse che oggi nel mondo del jazz circolano attorno alle larghe formazioni, ma forse la scelta di Dave Douglas avrebbe potuto essere più coraggiosa. Si è optato invece per la collaborazione, già su disco da un paio d'anni, fra

Enrico Pieranunzi
pianob.1949

Bert Joris
trumpet
Kenny Wheeler
flugelhorn1930 - 2014
D'altra parte non mancavano certo gli italiani al festival bergamasco, a cominciare dal Tinissima Quartet di

Francesco Bearzatti
saxophone, tenorUn'attenzione ben maggiore da parte del sottoscritto avrebbe meritato la sezione "Scintille di jazz." Coordinata con realismo e passione da

Tino Tracanna
saxophone, tenorFoto: Luciano Rossetti (Phocus Agency).
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