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Dolomiti Ski Jazz 2016

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By Paolo Peviani
March 29, 2016
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Dolomiti Ski Jazz
Val di Fiemme
12-19.03.2016

L'inverno 2015-2016 �� stato tra i pi�� caldi e asciutti degli ultimi anni. Nonostante ci��, piste preparate al meglio, unite a tardive e provvidenziali nevicate, hanno comunque permesso al Dolomiti Ski Jazz di mantenere intatta la propria vocazione sciistico-musicale.

Come di consueto, il programma del festival si �� articolato lungo due direttrici. Quella dei concerti nei rifugi e nelle strutture alberghiere, rivolta all'intrattenimento dei turisti, e quella dei concerti serali in teatro, di maggiore caratura musicale.

Tra i primi, abbiamo apprezzato il soul di Ty Le Blanc & Band (Ty Le Blanc alla voce, Michele Bonivento alle tastiere, Alvise Seggi al contrabbasso, Moulaye Niang alla batteria), cos�� come il pop rivisitato in chiave jazz di Alice Testa & Belonging Trio (Alice Testa alla voce, Dario Carnovale al pianoforte, Lorenzo Conte al contrabbasso e Luca Colussi alla batteria). In entrambi i casi, una proposta che pur mantenendo una lieve ispirazione jazz si distacca dal songbook e dagli stilemi vocali della tradizione, per esplorare territori accessibili e fruibili da un pubblico pi�� ampio.

Buona anche la proposta dei goriziani Radio Zastava, una sorta di Wedding & Funeral Band che ha presentato, con rigore e ironia, un mix di echi balcanici e klezmer trascinante ed energico.

Tra i concerti serali, Mission Formosa del contrabbassista Giuseppe Bassi (con

Gaetano Partipilo

saxophone, alto
b.1974

" data-original-title="" title="">Gaetano Partipilo al sax alto, Shen Yu Su al sax tenore, Mike Tzeng al pianoforte e Kuan Liang Lin alla batteria) ci ha permesso di gettare uno sguardo su una scena jazzistica, quella taiwanese, pressoch�� sconosciuta dalle nostre parti. Belle le melodie, che potevano forse essere interpretate con maggiore piglio ed originalit��. Fatta eccezione per gli interventi di Partipilo, nel cui fraseggio si rilevano evidenti tracce di periodiche frequentazioni newyorkesi, il resto del quintetto si �� infatti decisamente affidato ad un linguaggio ed una tradizione ben codificati.

Intrattenimento sperimentale e sperimentatore per il solo di

Boris Savoldelli

vocals
b.1970

" data-original-title="" title="">Boris Savoldelli. Facendo ampio ed intelligente uso di loop ed effetti vari, il nostro ha dato vita ad un concerto al tempo stesso divertente e ricco di contenuti. Molto interessanti, in particolare, "Nature Boy" e "Vodoo Chile," nelle quali il cantante bresciano si �� distaccato dalla usuale stratificazione di tracce per andare al cuore delle melodie, riuscendo a coglierne l'essenza pi�� autentica.

Hard bop purissimo per il batterista

Roberto Gatto

drums
b.1958

" data-original-title="" title="">Roberto Gatto, affiancato da un trio di bravi ed agguerriti giovani (Alessandro Presti alla tromba,

Alessandro Lanzoni

piano

" data-original-title="" title="">Alessandro Lanzoni al pianoforte,

Matteo Bortone

bass, acoustic

" data-original-title="" title="">Matteo Bortone al contrabbasso) che ci sarebbe piaciuto ascoltare in un contesto pi�� contemporaneo. Il brano "Big Band," a firma di Alessandro Lanzoni, oltre a mostrare la buona vena compositiva del pianista ha infatti lasciato chiaramente percepire che il quartetto ha potenzialit�� espressive notevoli, che sarebbe forse bene utilizzare in ambiti che proiettano la musica verso il futuro.

Monk, Strayhorn, Ellington e tutto l'ampio songbook degli standard per un inatteso

Alfonso Santimone

piano

" data-original-title="" title="">Alfonso Santimone, qui al solo pianoforte, a confrontarsi con la storia del jazz senza l'ausilio di alcun supporto elettronico. Un concerto straripante, di grande energia e con forte senso del blues. Un fraseggio fitto e denso, una cascata torrenziale di note.

Last but not least, come si diceva una volta, il quartetto Fast Future del sassofonista

Donny McCaslin

saxophone, tenor
b.1966

" data-original-title="" title="">Donny McCaslin, qui con

Jason Lindner

keyboards

" data-original-title="" title="">Jason Lindner al pianoforte,

Matt Clohesy

bass

" data-original-title="" title="">Matt Clohesy al contrabbasso e

Nate Wood

drums
b.1979

" data-original-title="" title="">Nate Wood alla batteria. Sin dalle prime note �� stata netta la percezione che avremmo assistito ad un concerto notevolissimo per intensit��, forza espressiva, ricerca sonora ed innovazione. La ritmica densa, fitta ed originalissima di Wood e Clohesy ha creato lo sfondo su cui McCaslin e Lindner hanno fatto piovere le loro sciabolate sonore. Deliziose per fraseggio e voce strumentale nel caso di McCaslin, intriganti e disturbanti, nel loro guardare agli anni '70 del moog e dei primi sintetizzatori, nel caso di Lindner (ottimo anche al pianoforte, per il quale ha scelto un timbro molto asciutto e quasi metallico). Un grande quartetto, un grande concerto, un dovuto ringraziamento postumo a

David Bowie

vocals
1947 - 2016

" data-original-title="" title="">David Bowie (ricordiamo che McCaslin e Lindner hanno partecipato a Blackstar, il suo ultimo album), che ha permesso a questi fantastici musicisti di raggiungere una visibilit�� adeguata al loro talento.

Foto
Danilo Codazzi.

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