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Fano Jazz by the Sea 2022

Courtesy Andrea Rotili
Varie sedi
2231.7.2022
Fano Jazz by the Sea, giunto al traguardo della trentesima edizione, ha confermato un impianto organizzativo ormai collaudato, messo a punto negli anni dal suo storico direttore artistico Adriano Pedini. Concentrato nel centro storico della cittadina marchigiana, il festival ha ruotato soprattutto attorno al nucleo formato dal main stage, all'interno delle possenti mura della Rocca Malatestiana, e dal vivace e polifunzionale Jazz Village allestito all'esterno della Rocca stessa. Uno degli obiettivi della manifestazione è sempre stato quello di documentare le espressioni più trasversali e intriganti dell'attualità; questa edizione ha puntato i riflettori in particolare sulla fortunata scena britannica di oggi, dando così l'opportunità di verificarne la reale consistenza e soprattutto la varietà degli approcci. Quale occasione più golosa che ascoltare il quartetto Sons of Kemet in quello che sarà probabilmente il suo ultimo tour? Sembra infatti che il gruppo animato da

Shabaka Hutchings
woodwindsFin dal brano d'apertura del concerto uno dei modelli evidenti della loro estetica è risultato l'ethio jazz di Mekurya e Astatke, vale a dire un jazz semplice nell'impianto, diretto, rituale e saldamente legato a una precisa matrice etnica. Al tenore Hutchings ha innescato frasi semplici, sempre variate e reiterate, basate su sequenze di note staccate, ma sforzate nella sonorità e deformate dall'elettronica, tanto da assumere così un tono vibrante e lirico. Analogo il trattamento della tuba da parte di

Theon Cross
tubaJas Kayser
drumsIl tutto ha creato un contesto sonoro ipnotico, saturo, di grande impatto, con toniche progressioni di densità, salvo acquietarsi nella parte finale in un paio di episodi solitari: uno di Hutchings, che al flauto traverso di bamboo ha strutturato con coerenza un spunto dal sapore etnico, e uno di Cross, che ha tramato un assolo crepitante alla tuba. Indubbiamente una delle prerogative di questa musica comunicativa, proposta come un flusso continuo senza interruzioni, è quello di attirare le preferenze dei giovani e nel contempo di sollevare animate discussioni fra i jazz fan più attempati, alcuni dei quali troppo scettici di fronte alle innovazioni.
Due sere dopo c'era attesa per un'altra protagonista della medesima scena britannica: la sassofonista londinese

Nubya Garcia
saxophoneFinalmente Fano Jazz by the Sea è riuscito a scongiurare la "maledizione del pinguino" e i

GoGo Penguin
band / ensemble / orchestrab.2010
I temi circolari tracciati dalle tastiere di

Chris Illingworth
piano
Nick Blacka
bassTanto la visione musicale dei GoGo Penguin è compatta e collaudata quanto quella del Neue Grafik Ensemble, un'altra formazione con base a Londra, è laboratoriale, imprevedibile, con momenti di discontinuità, raggiungendo comunque crescendo carichi di una convinta energia narrativa. Al centro della scena Fred N-Thepe ha sostenuto la regia della performance dando attacchi e stimoli, ma è stato anche colui che con le sue tastiere elettroniche ha introdotto le idee più eccentriche e astruse. Alla trombettista Poppy Daniels e alla contraltista Faye Thompson, entrambe giovanissime, era affidata l'esposizione all'unisono di temi più o meno complessi, di rado ad apertura dei brani, più spesso strada facendo, lasciando poi che ognuna si ritagliasse spazi solistici con personalità e perizia.
L'affidabile basso elettrico di Asaph Kolakale si è messo in evidenza con linee basilari ed esplicite, disegnate con forza, ma è stato soprattutto l'estroso batterista Ayman Sinada a sorprendere. Oltre ad aver assicurato un sostegno ritmico continuo, sicuro e incalzante per le quasi due ore dell'esibizione, nel suo primo assolo ad introduzione di un brano, ha elaborato un drumming eloquente, basato sull'alternanza fra forte e piano, su pause e su linee dall'andamento melodico. Sembrerebbe azzardato se sostenessi che, consapevolmente o meno, egli sta procedendo nel solco tracciato da

Max Roach
drums1925 - 2007
Il norvegese

Eivind Aarset
guitar
Audun Erlien
bass, electric
Erland Dahlen
drumsb.1971

Wetle Holte
drumsLo scopo di un festival è anche quello di scoprire e presentare nomi nuovi, a volte prendendosi anche i relativi rischi. Fano Jazz by the Sea non si è mai sottratto a questo impegno: in questa edizione il trentatreenne pianista azero Isfar Sarabski, che ha già ottenuto importanti riconoscimenti e premi pur essendo praticamente sconosciuto in Italia, ha rappresentato una sorprendente e gradita rivelazione. Il suo linguaggio, derivato da un processo formativo rigoroso e composito, riesce a coniugare in misura più o meno equivalente la musica colta europea, un convinto modern jazz e la tradizione classica della sua cultura d'origine. Quest'ultima componente diventa predominante nei brani in cui il trio di base viene affiancato da Behruz Zeynal, specialista del tar.
Quanto al leader, si è dimostrato in possesso di una tecnica pianistica di prim'ordine: soprattutto ha saputo amministrare con grande sensibilità sia il volume, passando da un tocco quasi impalpabile a una diteggiatura veemente e percussiva, che le dinamiche, soffermandosi su lentezze estenuate e pensose, per poi accendersi in veloci escursioni rapsodiche e recuperando infine linee melodiche dilatate. Al mondo musicale autentico e movimentato del leader hanno contribuito l'efficienza e la consonanza culturale dei partner: oltre al già ricordato Zeynal, il contrabbassista Makar Novikov, dotato di un pizzicato e un sound perentori, e il batterista Sasha Mashin, il cui drumming frastagliato è capace di transitare da un accompagnamento pertinente condotto con mano leggera a fasi percussive estremamente energiche e trascinanti.
"Exodus, gli echi della migrazione," la sezione pomeridiana di solo concert, per la prima volta ha previsto un ingresso al prezzo simbolico di due euro pur registrando un aumento dell'affluenza. Quest'anno il ciclo ha voluto riepilogare la propria storia, invitando alcuni dei protagonisti che si erano già esibiti con successo in edizioni passate. Nella ex chiesa di San Domenico, sede della Pinacoteca,

Dan Kinzelman
saxophone, tenorSe le apparizioni solitarie di Kinzelman sono estremamente rare, quelle di

Dimitri Grechi Espinoza
saxophoneL'azione sonora di

Luca Aquino
trumpetb.1974
Anche

Giovanni Guidi
pianoLa serie dei concerti di Exodus è stata conclusa da

Anais Drago
violinInfine è il caso di accennare brevemente ai concerti gratuiti tenutisi al Jazz Village, nell'ora del tramonto e di notte, finito il concerto del main stage. Fra la nutrita rappresentanza di giovani gruppi italiani, il sestetto Ghost Horse diretto da Dan Kinzelman costituiva una delle presenze più titolate. Attingendo brani dai due CD del gruppo, il secondo dei quali pubblicato da poco, la musica di questo affiatato collettivo ha proceduto ben articolata nei temi, nei toni, nelle strutture combinatorie, rivelando idee ora ludiche, ora esoteriche, ora teatrali e raggiungendo apici espressivi coinvolgenti.
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