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Fonterossa Days #8

Courtesy Benedict Munz
Ex-Wide e Teatro Sant'Andrea
Fonterossa Days #8
Pisa
20-21.4.2024
Giunto alla sua ottava edizione, Fonterossa Day si è allargato da un giorno a due: così, pur mantenendo la medesima struttura programmatica del passato concerti di formazioni nel roster della Fonterossa Records e dei docenti del laboratorio di improvvisazione tenutosi nei mesi precedenti, l'orchestra del quale chiudeva la rassegna i primi due concerti si sono tenuti la sera del sabato presso l'Ex-Wide, prologo dell'abituale giornata domenicale di musica presso il Teatro Sant'Andrea.
La premiere serale s'è aperta con Icy Demons, formazione di
Griffin Alan Rodriguez
vocalsDaniele Paoletti
drumsA seguire uno dei concerti più attesi della rassegna, l'improvvisazione tra i quattro docenti alternatisi alle quattro giornate di lavoro del FonterossaLab da gennaio al pomeriggio stesso:

Giancarlo Nino Locatelli
clarinet
Paolo Botti
viola
Silvia Bolognesi
bass, acoustic
Mike Reed
drumsb.1974
La giornata domenicale è iniziata come usuale alle 17,00 nella suggestiva cornice della chiesa sconsacrata di Sant'Andrea. L'apertura è spettata al duo di
Biagio Marino
guitar
Zeno De Rossi
drumsb.1970
Il secondo set era quello del quartetto CV53 della flautista Carlotta Vettori, anche lei autrice di un CD per Fonterossa uscito due anni orsono, Ruah. Musiche originali, tranne un brano, suonate assieme a lei da Niccolò Faraglia alla chitarra,
Andrea Melani
drums
Eric Dolphy
woodwinds1928 - 1964
La sezione pomeridiana è stata conclusa dal quartetto Panaleake, il cui CD Vane è uscito per Fonterossa da qualche mese. Si tratta di una formazione singolare, che definisce la propria musica "Folkloric Free Jazz" e che vede tre fiati girare attorno alle variopinte e decisamente intense percussioni di Francesco Cigana. La presenza del trombone e del susafono di
Glauco Benedetti
tuba
Tobia Bondesan
saxophone, altoDopo una breve pausa ristoratrice, la sezione serale s'è aperta con il Leaping Fish Trio, formazione che vede Paolo Botti affiancato da

Enrico Terragnoli
guitarCome sempre, la conclusione della rassegna è spettata all'Orchestra FonterossaLab, composta dai partecipanti ai quattro incontri svoltisi nei mesi precedenti con i quattro docenti, che l'hanno diretta a turno. L'orchestra era estremamente composita, includendo musicisti di età, formazioni e abilità molto diverse; chi scrive anche quest'anno ne faceva parte e può testimoniare sull'intesa raggiunta e anche sulla qualità del lavoro svolto con i docenti, che hanno proposto approcci assai diversi l'uno dall'altro. In ordine cronologico sia dei laboratori, sia della direzione nell'ora circa del concerto, la Bolognesi ha incentrato il lavoro sulla sua conduction, fondamentalmente derivata da quella appresa da "Butch" Morris, ma anche parzialmente rivista e facente uso di brevi temi scritti, utilizzati a chiamata e come "pietre miliari" dell'improvvisazione guidata; Botti ha invece lavorato su i temi di sue tre note composizioni, usati però solo come ancoraggio e pretesto per un lavoro improvvisato in parte libero, in parte a chiamata, inserito in un canovaccio interamente costruito assieme all'orchestra; Locatelli ha diretto l'orchestra senza alcun supporto scritto, basandosi solo sul sound painting di cui è maestro, dopo aver istruito i musicisti a una parte ridotta, ma sufficiente dei suoi segni codificati, e ha dato attenzione anche al silenzio e al ruolo del corpo nella performance; Reed, infine, ha come Botti preso spunto da alcune sue composizioni, ma le ha ancor più ridotte, costruendo nel laboratorio una struttura sulla quale chiamare temi e assoli.
Tutte e quattro le performances hanno funzionato, al netto di qualche inevitabile sbavatura che come si conviene all'improvvisazione è anche stata l'origine di interessanti e inattesi sviluppi. Essendo all'interno dell'orchestra, chi scrive non può dare altra valutazione se non quella del pubblico che è parso apprezzare molto e di alcuni musicisti ed esperti interpellati alla fine anch'essi soddisfatti di quanto ascoltato.
Aldilà della gioiosa bellezza della due giorni, merita sottolineare la sua importanza sia per promuovere e sostenere i musicisti che gravitano attorno all'etichetta Fonterossa, sia per insegnare e diffondere l'improvvisazione nelle sue forme più sperimentali e radicali. Da quest'ultimo punto di vista, va detto che i partecipanti ai laboratori non solo portano con sé nozioni ed esperienze per riutilizzarle nel loro ordinario lavoro, sviluppandolo, ma stanno sempre più organizzando occasioni per sperimentare ancora, in autonomia o con docenti esperti, quanto "assaggiato" nei seminari pisani. Un grazie dunque a Fonterossa e Silvia Bolognesi che organizzano, ma soprattutto a Pisa Jazz e Francesco Mariotti che dedicano attenzione, spazio e finanziamenti ad attività che vanno un po' oltre il mero "spettacolo," ma senza le quali quest'ultimo non potrebbe che languire.
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