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Banshee di Signe Emmeluth a Bologna

Courtesy Massimo Golfieri
Centro di Ricerca Musicale, Teatro San Leonardo
Bologna
6.5.2024
Tre giorni dopo l'apparizione del duo Mitchell-Rabbia, AngelicA 34 ha presentato in prima italiana un progetto recentissimo, che costituisce una delle espressioni più valide della vitalità dell'attuale scena nord-europea: Banshee della trentaduenne danese

Signe Emmeluth
saxophone, altoIl tema ispiratore di Banshee sono le grida e le lamentazioni premonitrici di dolore, distruzione e morte, emesse da creature della mitologia nordica. La stessa Emmeluth però ha inteso estendere questo riferimento alla verifica dell'inesorabile trascorrere del tempo e alla consapevolezza propositiva con cui ognuno di noi riesce ad affrontarlo. "Vivete la vita che avete!esorta la compositrice-leaderChe cosa vogliamo sperimentare finché viviamo? Che cosa vogliamo lasciarci alle spalle? Siamo continuamente presenti?"
Appunto le parole programmatiche dell'autrice hanno dato corpo alla sollecitudine un po' frenetica, alla veemenza, alla concretezza aspra e anti-leziosa con cui il concerto bolognese si è dipanato, concatenando o contrapponendo vari spunti tematici e strutturali, pronunce e aggregazioni strumentali. Dopo un incipit rituale in cui il collettivo ha scandito energicamente note distanziate da silenzi, è stato tutto un susseguirsi di situazioni per lo più surreali: una melodia esposta dal contralto della leader che sembrava mimare quella di "Lonely Woman," come se fosse però compattata da un tritasassi; una fase di rarefatta decantazione, sfrangiata dagli interventi autonomi ed eccentrici dei singoli strumentisti; una sorta di "coro delle Erinni," intonato a squarciagola sul registro acuto da tutti i componenti del gruppo; una dialettica sovrapposizione fra voce ed elettronica da parte della brava
Banshee si qualifica dunque come una suite in cui idee melodiche e dinamiche s'intrecciano in modo deciso o imprevedibile, apparentemente senza perseguire un compatto e fluido andamento narrativo. Tutto ciò deriva da una precisa preordinazione compositiva, che si affida anche allo "spontaneismo" delle iniziative e delle pronunce dei singoli partner. Prevale un atteggiamento comunicativo diretto, di scabra asprezza, di eccentricità, pur inserendo momenti di evidente delicatezza melodico-armonica.
In questo contesto la naturalezza della costruzione musicale, l'intensità delle diverse situazioni e il virtuosismo tecnico dei singoli strumentisti non rappresentano l'elemento più determinante, a differenza di quanto avviene invece in altre proposte analoghe. Penso innanzi tutto al progetto Circus, sestetto a cui la stessa Emmeluth partecipa, attivo dal 2020 sotto la direzione di

Paal Nilssen-Love
drumsb.1974
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