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Federica Michisanti: tra ricerca e introspezione

Intendo la musica come una ricerca del proprio essere, del proprio stile, un fondersi di elementi che costituiscono un mezzo per cercarsi e trovarsi.
Federica Michisanti
bass, acousticAll About Jazz: Quando e come è nata la tua passione per la musica, per il jazz in particolare? Quale è stato il tuo percorso scolastico e formativo?
Federica Michisanti: La passione per la musica c'è sempre stata, sin da bambina quando, alle scuole elementari iniziai a suonare in una banda scolastica messa su dal maestro di musica. Poi, non avendo avuto la possibilità di studiare musica quando ero adolescente, iniziai seriamente intorno ai vent'anni. Prima con la chitarra tra amici, poi con il basso elettrico in un gruppo di ragazzi che erano alla ricerca di un bassista. Erano molto orientati verso il rock progressivo mentre io ero più "rockettara." Al liceo ascoltavo i

Led Zeppelin
band / ensemble / orchestrab.1968
Poi mi sono iscritta all'Università della Musica a Roma, che adesso purtroppo non c'è più, ma che all'epoca era una vera istituzione. In quell'ambiente ho scoperto il jazz poiché era un tipo di studio che conduceva naturalmente verso questo genere, anche se non si trattava esclusivamente di jazz; nei laboratori studiavamo anche pop o latin, ad esempio. Così cominciai ad ascoltare

Wayne Shorter
saxophone1933 - 2023

John Coltrane
saxophone1926 - 1967

Charlie Parker
saxophone, alto1920 - 1955

Keith Jarrett
pianob.1945

Dave Holland
bassb.1946

Bill Evans
piano1929 - 1980

Scott LaFaro
bass1936 - 1961

Paul Motian
drums1931 - 2011
AAJ: Quali sono stati i tuoi maestri e mentori che hanno inciso profondamente nella tua musica?
FM: Sicuramente Gianfranco Gullotto, che all'epoca mi incoraggiava molto e mi spronava ad avere fiducia in me stessa. Poi " data-original-title="" title="">Luca Pirozzi, che è stato per me un grande insegnante, così come Marco Siniscalco. In seguito, quando sono passata al contrabbasso, significativo è stato Andrea Pighi con il quale ho studiato musica classica e che mi ha dato tantissimo per quel che riguarda l'approccio allo strumento e al suono. La parte che riguarda più da vicino il jazz l'ho curata in modo più autonomo... Attorno al 2004, ho frequentato un seminario invernale con


Fabrizio Sferra
drums
Stefano Battaglia
pianob.1965
AAJ: Quali sono stati i musicisti in ambito classico e rock che ti hanno ispirata?
FM: In ambito rock sicuramente i Led Zeppelin, sono stati per me un ascolto quotidiano, come anche i Police e

Sting
bass, electricb.1951

Enrico Pieranunzi
pianob.1949
AAJ: Hai suonato con

Lee Konitz
saxophone, alto1927 - 2020
FM: Si trattava di un progetto in cui era ospite d'eccezione nel trio di Simone Maggio. Ripensandoci, mi rendo conto che alcune cose sono accadute un po' troppo presto per me... se fsuccedessero ora avrei sicuramente una maggiore consapevolezza. Ma a prescindere da queste riflessioni, fu un'esperienza grandiosa. Dopo il concerto, in piena notte, presi la macchina e da Castiglion della Pescaia tornai a Roma, perché non riuscivo a stare ferma, quasi mi mancava la terra sotto i piedi. Era il 2006 e in quel momento si trattava probabilmente di una circostanza al di sopra delle mie capacità. Ricordo che lui propose a ognuno di noi di iniziare un pezzo senza dire nulla agli altri e far sì che il resto del gruppo poi si aggregasse. Io feci due introduzioni, la prima per "Out of Nowhere," la seconda per "Stella by Starlight." Lui fu molto carino nei miei confronti, in quanto ero davvero emozionata. Se non altro, in quel periodo ascoltavo tantissimo la sua musica, così come quella di

Warne Marsh
saxophone, tenor1927 - 1987
AAJ: Quali affinità e sinergie sono alla base di questo ormai lungo sodalizio artistico che ti lega a Simone Maggio?
FM: Innanzitutto una grande amicizia, caratterialmente ci siamo sempre trovati. Poi c'è una reciproca fiducia che ovviamente si riversa anche nella musica. Quando suono con lui mi sento sicura. Poi ovviamente è difficile spiegare ciò che si crea quando si suona, ma quando lo "chiamo" lui c'è sempre. Spero sia sempre così, almeno per me, non soltanto nella musica ma anche nella vita. Personalmente non credo alle persone che dicono che nessuno è indispensabile, o che tutti sono sostituibili. Ognuno di noi, in ogni ambito del quotidiano, possiede una propria identità che lo distingue e che lo rende insostituibile.
AAJ: ? trascorso un anno dalla pubblicazione del tuo secondo album, Isk, che in lingua araba significa "amore." Come si traduce concettualmente l'amore in questo lavoro?
FM: Isk è una parola che letteralmente significa "amore" ma è pure un augurio per una qualsiasi forma di bene, sia nella propria esistenza che in quella altrui. Io l'ho inteso anche come un'energia che induce alla ricerca di noi stessi, perché l'amore non è solo un sentimento ma anche una forza volta a migliorarci, a conoscerci meglio. E nello stesso senso intendo pure la musica, come una ricerca del proprio essere, del proprio stile. ? un fondersi di elementi che costituiscono un mezzo per cercarsi e trovarsi.
La mia ricerca musicale è in continuo divenire, ma ripensando alla realizzazione di questo disco, al modo in cui è stato suonato, alle improvvisazioni che contiene, resta tutto molto affine a ciò che è dentro di me, a quel che è la mia idea di musica in questo momento, nonostante sia passato un anno dalla pubblicazione. Tutta la fase realizzativa di questo lavoro corrisponde bene al concetto che c'è dietro questo titolo.
AAJ: Dal tuo precedente album di debutto, Trioness, sono trascorsi invece cinque anni. In quali direzioni si è mossa la tua musica e il tuo stile in questo arco di tempo? Quali parallelismi, affinità o divergenze si possono stabilire tra Trioness e Isk ?
FM: La musica ha proseguito sullo stesso binario, semplicemente con maggior consapevolezza e abilità. Non trovo contrasti tra Trioness e Isk, ma senza dubbio quest'ultimo è andato molto più in profondità nella ricerca del mio stile.
AAJ: Rispetto a Trioness, un tratto distintivo di Isk è rappresentato da una maggiore apertura verso la libera improvvisazione... Come si sviluppano i tuoi processi creativi e compositivi? Come nascono i tuoi pezzi?
FM: Molto banalmente "mi metto in ascolto," cioè metto le mani sul piano e, dopo aver buttato giù alcune note, il resto viene da sé molto spontaneamente. Utilizzo alcune geometrie che rappresentano un po' la firma stilistica dei miei pezzi, quindi procedo anche all'insegna di tali intervalli. Solitamente, prima scrivo la melodia, poi magari una seconda o terza voce, dopodiché codifico l'armonia. L'improvvisazione totale invece mi ha sempre affascinata ma non l'ho mai praticata concretamente, pur avendo maturato nel tempo moltissimi ascolti. Isk è stato un primo esperimento in tal senso. Nel frattempo ci sono state anche altre collaborazioni, ad esempio con " data-original-title="" title="">Pic N'Bill e Gianni Trovalusci, due grandi musicisti d'avanguardia, che mi hanno dato una spinta e un arricchimento in più nel ricercare il mio stile, il mio suono, in un campo dove le idee maturano autenticamente, forse con meno preoccupazioni dal punto di vista formale.
AAJ: Nell'ambito del Trioness, quali dinamiche o motivazioni hanno determinato l'avvicendarsi di Emanuele Melisurgo,

Matt Renzi
woodwindsFM: Emanuele è un musicista bravissimo, adoro il suo suono, ma a un certo punto ho sentito l'esigenza di altri strumenti e timbri. Con Matt ho suonato diverse volte in passato e in una circostanza mi disse che avrebbe potuto suonare anche l'oboe e il corno inglese, e chiaramente questa notizia ha suscitato in me un grande interesse. Poi Matt si è trasferito nuovamente negli Stati Uniti, ma non è detto che al suo ritorno nella prossima stagione estiva non ci sia la possibilità di organizzare ancora qualcosa insieme. Gianluca invece si sposa molto bene con il modo di suonare mio e di Simone Maggio. Si è inserito molto bene ed è davvero funzionale nel trio.
AAJ: Tratto distintivo del tuo Trioness è l'assenza della batteria, che conferisce al progetto connotati evidentemente cameristici. Parallelamente, sei impegnata anche nel progetto Duoness con

Emanuele Maniscalco
drumsb.1983
FM: Duoness è un esperimento che ha funzionato benissimo e in cui la musica prende un'altra direzione, un altro respiro rispetto al Trioness grazie al fondersi delle voci di contrabbasso, piano e batteria. La mia idea di musica rimane sempre la stessa, si tratta semplicemente di due realtà parallele. Vedremo cosa uscirà fuori con Emanuele... Per ora è una collaborazione che porto avanti perché è una persona e un artista straordinario, e suonare con lui non può che farmi enorme piacere.
AAJ: In questi ultimi anni il jazz al femminile si è rivelato un movimento estremamente dinamico. Nel tuo caso, i progetti Sisters in Jazz e Giovani Leonesse rappresentano la tua adesione a questa corrente. Vuoi parlarci di queste due realtà?
FM: Per quanto riguarda Sisters in Jazz, alla fine del 2015 ricevetti un invito da parte di

Nicole Johänntgen
saxophoneb.1981

Camille Thurman
saxophoneb.1986
Giovani Leonesse è un progetto voluto dal MIDJ [Musicisti Italiani di Jazz, N.d.R.] che curava le registrazioni per l'Espresso, e per l'occasione si decise di dare spazio anche alle donne del jazz, riunendoci in un tale organico. Sono contenta di aver fatto parte del progetto dedicato a " data-original-title="" title="">Janis Joplin, un'altra grande artista del rock che ascoltavo molto in gioventù. Sarebbe stato bello se ci fosse stata la possibilità di dare spazio anche ai progetti individuali di ciascuna di noi, ma in ogni caso sono stata onorata di aver fatto parte di quell]'ensemble, è stata una grande esperienza che mi ha sicuramente aperto alcune porte interessanti in questo momento della mia carriera. E naturalmente sono grata ad Ada Montellanico per avermi offerto questa possibilità.
AAJ: Un'altra tua grande passione è il disegno. Come si concilia con la tua musica?
FM: Quando ero bambina il disegno era per me un'occupazione quotidiana. Disegnavo in continuazione, con qualsiasi tipo di materiale o supporto avessi a disposizione. Poi quando ho iniziato a studiare musica ho smesso, forse perché la creatività, inconsciamente, è andata da un'altra parte. Negli ultimi anni ho disegnato veramente poco, l'anno scorso ho ripreso più intensamente. Non so se ci sarà mai per me una fusione tra le due forme artistiche. Nel mio ultimo disco, Isk, c'è un mio disegno all'interno della copertina ma adesso, a parte questo, non so in quale modo potrei unire queste due forme d'arte. Al momento sono i miei due compagni quotidiani, la composizione musicale e il disegno.
AAJ: Quali progetti hai in serbo per il prossimo futuro?
FM: Vorrei registrare un nuovo disco con il Trioness, mi piacerebbe avere anche un ospite nel disco. Non saprei... Sicuramente ho del materiale pronto per fare un'altra registrazione. E poi ci sono diverse collaborazioni, ad esempio quella con Roberto Bellatalla. Parlo di lui perché ha un'intenzione, un suono, un fraseggio sul contrabbasso che sono di grande stimolo e ispirazione per me. Penso ci sia questo nel mio futuro, perlomeno sarà tutto quello su cui mi concentrerò.
Foto: Emilia De Leonardis
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