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La Dodicilune di Maurizio Bizzochetti

Courtesy Marina Damato
Come accade quasi sempre, il produttore è il responsabile della visione peculiare e riconoscibile dell'etichetta, una visione maturata nel tempo assieme a collaboratori esperti e dopo esperienze temporanee, lodevoli e preparatorie, a volte magari un po' spontaneistiche. Nelle risposte di Maurizio Bizzochetti, produttore della Dodicilune, con sede a Lecce, si riscontrano non solo tutta la passione, la flessibilità e la competenza che devono caratterizzare una simile professione, ma si scopre che prima di entrare a pieno regime la complessa attività dell'etichetta pugliese è stata preceduta appunto da una fase di ricerca sperimentale a titolo gratuito. Per un'opportuna e aggiornata politica di promozione e distribuzione, attualmente la casa discografica di Bizzochetti è presente su cinquantanove piattaforme digitali di download/streaming in ottanta paesi del mondo.
All About Jazz: Quali furono i passi propedeutici che negli anni Novanta precedettero la nascita dell'etichetta vera e propria? Che ricordo hai di quelle esperienze?
Maurizio Bazzochetti: Nel 1995 un gruppo di amici appassionati di musica, alcuni dei quali facevano parte anche di un gruppo musicale, fondò l'Associazione culturale (non ancora l'etichetta discografica) denominata Dodicilune in omaggio al disco omonimo di Garbarek Twelve Moons, di cui suonavamo spesso alcuni brani. Tra i fondatori dell'Associazione c'eravamo anche io e Gabriele Rampino, con il quale avrei poi collaborato più strettamente per dare vita a numerosi progetti in tema di discografia, registrazione di colonne sonore, organizzazione di festival... Personalmente, già da tempo mi interessavo di registrazioni ambientali ed acustiche, disponendo di una discreta attrezzatura personale, in parte già digitale (erano appena apparsi sul mercato i primi DAT anche portatili).
Amavo registrare la musica classica, la musica acustica e i suoni ambientali in generale, spesso in incognito grazie a due microfoni in miniatura, ma di ottima qualità, che avevo montato su un paio di occhiali da sole (!), collegati al mio DAT portatile Sony TCD-D7. Che bei ricordi! Erano tempi in cui portavo sempre un registratore con me e conservo tuttora un discreto archivio di materiale sonoro di quegli anni proveniente dalle più svariate situazioni: organisti, orchestre, piccoli ensemble di jazz... La prima attività di registrazione "ufficiale," che fu anche la prima attività remunerativa per l'Associazione, fu l'incarico che ricevetti dalla Provincia di Lecce di documentareai fini di un archivio storicoalcune stagioni sinfoniche della Orchestra della Provincia, che in quegli anni era molto attiva e spesso ospitava nomi di rilievo: a memoria ricordo Uto Ughi, Serghey Krilow, e tanti altri.
AAJ: Nei primi anni Duemila come produttore compariva Gabriele Rampino, tu invece curavi la grafica e le foto. Quando è iniziata la tua mansione di produttore della Dodicilune? Chi sono oggi i tuoi collaboratori più stretti?
MB: Nata inizialmente come attività ludica ed extra lavorativa, fino al 2006 tutte le mansioni dell'Associazione sono state condivise e sia io che Rampino abbiamo dato il nostro personale apporto per quanto possibile e necessario. Assecondando le mie naturali inclinazioni io mi sono occupato dei settori vicini alle mie passioni, curando saltuariamente registrazioni, mix, mastering, fotografie, grafica, lasciando gli altri aspetti economici, amministrativi, artistici a Gabriele. Ma c'erano anche tante attività che svolgevamo insieme, di carattere tecnico, logistico, artistico... Diciamo che formalmente avremmo potuto comparire insieme in tutti i ruoli, in quegli anni.
Nei primi undici anni di vita, sotto l'egida dell'Associazione avevamo pubblicato solo quindici dischi. Nel 2006 decisi di dedicarmi a tempo pieno in prima persona all'attività editoriale e discografica, che quindi cominciò a decollare passando a nove produzioni nel 2006, poi quindici nel 2007, diciotto nel 2008... Nell'estate del 2008 poi nacque la vera e propria etichetta discografica, la ditta individuale "Dodicilune di Maurizio Bizzochetti," con una chiara anima commerciale e con tutte le apposite autorizzazioni. Nel 2010 l'etichetta si spostò fisicamente in una propria sede, dove venne allestito, con il sostegno dell'Associazione e l'apporto personale di entrambi, un ufficio privato con un piccolo studio di registrazione indipendente. Io continuai ad occuparmi totalmente degli aspetti tecnici, logistici, amministrativi legati alla produzione, distribuzione, promozione dell'etichetta, supervisionando anche le attività eventualmente demandate a collaboratori esterni, come distributori, stamperie, ufficio stampa... Nel corso del tempo si sono avvicendati numerosi partner esterni finché, per una specie di reciproca selezione naturale, oggi mi ritrovo a collaborare solo con persone e fornitori molto affidabili, capaci di lavorare con empatia in un clima di stima e solidarietà umana e professionale.
AAJ: Comunque una cosa caratterizza l'etichetta fin dalla sua nascita: il piccolo logo quadrato, dai colori caldi con la luna al centro, e in genere la veste grafica chiara, elegante, inconfondibile, con l'involucro in lucido cartoncino bianco.
MB: Si tratta di scelte del primissimo inizio, frutto di suggerimenti ed idee comuni con le seguenti motivazioni: la scelta del digipack perché più bello ed elegante, più vicino al mondo dell'editoria libraria che discografica, ideale anche per evitare la plastica del formato jewel-box che inevitabilmente si danneggia al primo urto; la grafica di base sempre uguale per rimanere riconoscibile, austera e minimalista per dare un senso di sobrietà e serietà che mettesse la musica, il progetto artistico e l'artista in primo piano, ma anche per facilitare il lavoro creativo. Dato l'amore comune per le "collane," è stato naturale pensare fin da subito ad un "catalogo" uniforme... Il logo invece è nato per caso, partendo da un disegno trovato su una scatola regalo.
AAJ: La Dodicilune comprende alcune sotto-etichette: più precisamente Koiné, Controvento, Fonosfere, Confini, WYSIWYG. Questa articolazione editoriale è determinata solo dalla variazione di ambito estetico o anche da altri fattori?
MB: Le linee editoriali nascono dall'esigenza di poter accogliere in catalogo, in uno spazio concettuale esclusivo, anche produzioni interessanti e meritorie ma con un sapore leggermente diverso dalla linea editoriale "madre," inizialmente più legata al jazz di ricerca e contemporaneo. La veste grafica unica per ogni linea vuole essere simbolo di appartenenza ad un particolare ed uniforme contesto artistico: le voci per Koinè, il crossover di generi in Confini, la contaminazione con la musica del territorio per Fonosfere e così via.
AAJ: Direi che la vostra qualificata e nutrita attività editoriale raramente riguarda musicisti stranieri, privilegiando gli italiani di varie generazioni e di diversi orientamenti. ? così? Quali sono oggi i più importanti canali di promozione dei vari progetti?
MB: Il maggiore indotto dell'etichetta riguarda ovviamente artisti italiani, dato che tutto l'entourage e il contesto promozionale riguarda maggiormente l'Italia; comunque sono stati sviluppati contatti e collaborazioni con tutto il comparto discografico anche straniero, europeo ed extra-europeo, ovviamente con le dovute proporzioni. Grazie alla forte presenza sulle riviste, per effetto degli spazi pubblicitari istituzionali ma anche per l'interesse dimostrato dalle redazioni stesse nei confronti delle nostre produzioni discografiche, per mezzo inoltre della presenza costante su tutti i maggiori portali social oggi disponibili e dell'intenso lavoro di comunicazione e condivisione con gli utenti, che curo e supervisiono personalmente e in cui credo moltissimo, oggi l'etichetta conta diverse decine di migliaia di follower distribuiti su tutte le maggiori piattaforme oggi esistenti: Dacebook, Instagram, YouTube, Twitter (X), Pinterest, Threads, TikTok... In questo modo gli utenti sono costantemente informati su tutti i progetti in catalogo e vengono coinvolti in eventi e concerti, su tutto il territorio nazionale. Si tratta di strumenti che permettono di entrare in contatto più facilmente con nuove realtà, per ragionare insieme di nuovi progetti e nuove idee. Non ultimo viene il sito web che ho creato e curo personalmente dai primi anni 2000; giunto ora alla sua terza versione è ormai diventato imponente, poiché raccoglie quasi vent'anni di storia e la produzione di circa quattrocento dischi.
AAJ: Considerata la sua collocazione geografica, si può sostenere che la Dodicilune abbia una particolare attenzione per i jazzisti pugliesi e per un approccio estetico contaminato con varie tradizioni culturali mediterranee, colte o popolari, sacre o profane?
MB: L'etichetta è nata più o meno nello stesso periodo in cui il "jazz" stava prendendo piede sul territorio pugliese grazie ai nuovi corsi di jazz istituiti dai Conservatori e alle nuove leve che, travasate dal mondo delle bande, si affacciavano in questo nuovo contesto artistico. Ad un certo punto quindi è stato naturale confrontarsi con il fermento del territorio; questo ha significato collaborare su diverse produzioni di artisti locali e regionali, in cui, accanto al contesto culturale legato al territorio, compariva anche una base collegata al mondo del jazz o comunque ad un'idea artistica originale, meritoria di sostegno. Poi, preso atto che la label era apprezzata e conosciuta fuori regione, l'incontro con gli artisti del territorio è stato naturale e fisiologico.
AAJ: Nel concreto qual è il ruolo principale del produttore e su quali agevolazioni può contare?
MB: Un tempo le etichette investivano anche pesantemente sulle produzioni artistiche potendo contare sul rientro dei loro investimenti, spesso sostanzioso e vantaggioso, grazie alle vendite dei prodotti nella rete dei negozi. Questo tipo d'investimento adesso avviene saltuariamente, solo se e quando è consentito da un finanziamento o uno sponsor esterno, in quanto i dati di rientro economico dai negozi sono pari praticamente a zero. Di conseguenza è cambiata la figura della etichetta discografica e dell'editore, che per fortuna conservano il ruolo importantissimo di caratterizzare ogni progetto artistico con la propria cifra identitaria, in linea con lo stile editoriale dell'intero catalogo, ma hanno anche acquisito un forte ruolo di "promulgatori culturali," il cui obiettivo è dare valore e visibilità ad ogni singola produzione e all'artista stesso nei giusti contesti professionali, affinché il disco/progetto diventi strumento di lavoro e di rientro economico personale per l'artista stesso. Per quanto noi pugliesi siamo fortunati potendo contare già da anni sul supporto di strutture come il Teatro Pubblico Pugliese (ora Puglia Culture), molti progetti originali oggi in circolazione (e molti altri ancora in attesa di "vedere la luce") meriterebbero maggiori e più frequenti sostegni. Così anche l'intero comparto discografico meriterebbe una lunga serie di agevolazioni ulteriori, ma al momento, com'è ben noto, il contesto socio-politico evidentemente non considera tutto ciò una priorità.
AAJ: A differenza di altre etichette, non mi pare che curiate in modo particolare le edizioni su LP rispetto ai prevalenti CD. Per quali ragioni?
MB: La produzione su vinile necessita di budget più corposi e di tempistiche più impegnative, inoltre si caratterizza necessariamente come un'aggiunta ulteriore rispetto alla produzione su CD, che rimane indispensabile per l'artista stesso e per tutti gli aspetti promozionali. Questo ne determina già una prima selezione naturale. Inoltre, assodato che oggi è praticamente impossibile per le piccole produzioni rispettare interamente la filiera analogica a causa degli altissimi costi che comporterebbe registrare, mixare e masterizzare su nastro, dovrebbero coesistere tutti i seguenti requisiti: essere un progetto di altissimo valore artistico, essere registrato allo stato dell'arte in uno studio eccellente con apparecchiature di qualità assoluta, in grado di offrire un'acquisizione in alta risoluzione (digitale ovviamente), ed essere stampato presso una stamperia "storica," che sappia realizzare un'apposita ed impeccabile masterizzazione su vinile vergine, preferibilmente in alta grammatura. Si tratta insomma di una specie di ricetta "gourmet" imprescindibile, specie in questo periodo storico in cui invece, dato l'appeal del vinile verso sia i vecchi appassionati sia le nuove generazioni, si stampano molti LP ma solo per questioni commerciali, spesso su supporti sottilissimi, di qualità veramente inaccettabile e totalmente inascoltabili perfino sui "giradischi usb" di nuova generazione...
Per me quindi vale il detto "pochi ma buoni." Ho in catalogo solo due titoli in vinile, entrambi attualmente esauriti purtroppo, che però rispettano tutti i requisiti che ho elencato sopra. Uno dei due, The Shining of Things. Dedicated to David Sylvian di Serena Spedicato e Nicola Andrioli, è stato recensito e premiato in molti paesi del mondo, oltre che riconosciuto ed inserito sul sito dello stesso

David Sylvian
vocalsb.1958
AAJ: Quali dischi dell'intero catalogo risultano i campioni di vendite? Ci sono dei long sellers che resistono nel tempo?
MB: I dischi più venduti sono quelli degli artisti che suonano di più, dato che supportano concretamente e costantemente il loro stesso progetto, alimentandone la diffusione e l'interesse in un circolo virtuoso al quale tutti i progetti dovrebbero tendere. Ovviamente questo non sempre è possibile poiché ci sono artisti che si dedicano anche alla didattica o ad altre attività. Comunque, una delle poche fortune del nostro settore è che trattiamo un tipo di repertorio che non invecchia mai e conserva la propria dignità e un costante appeal nel corso degli anni; nel nostro contesto non si parla mai di "disco vecchio," ma solo di "progetti" legati a fasi creative differenti. Suscitano sempre grande interesse i titoli che ospitano i grossi nomi del panorama nazionale o internazionale (Ottaviano, Tavolazzi, Trovesi...), i titoli con una forte progettualità, le monografie inconsuete ma ben realizzate, i dischi che vengono stampati in edizioni speciali (Libro-CD, Doppio-CD) dove vengono curati in modo particolare la grafica, il packaging, le fotografie.
AAJ: Quali piazze del mercato estero sono le più interessate alle vostre edizioni discografiche?
MB: Un tempo, fino a qualche anno fa, senza dubbio il mercato giapponese continuava a manifestare un interesse fortissimo, quando già in altri paesi del mondo i numeri si erano fortemente ridotti. Anche in Europa si lavorava bene tramite alcune distribuzioni dirette (Francia, Inghilterra, Danimarca). Attualmente, dati i forti costi di spedizione all'estero, ha preso piede una forma di "micro-distribuzione" diretta all'utente finale tramite i canali Amazon del distributore ufficiale IRD, che soddisfa le richieste dei clienti in qualsiasi luogo.
AAJ: Per concludere, ci puoi anticipare alcune delle edizioni che hai in cantiere per l'anno in corso?
MB: In cantiere ho diverse produzioni "Top," che non cito per scaramanzia, alcune già pronte per quanto riguarda la parte audio, frutto della fortunata collaborazione con nomi di prestigio del panorama nazionale e internazionale. Inoltre ci saranno alcune produzioni nell'ambito della musica sperimentale e di ricerca, grazie alla stabile collaborazione quasi ventennale con alcuni grandi nomi di settore, ed anche una vecchia incisione inedita di un grande artista ormai scomparso, recentemente ritrovata casualmente dalla moglie in un cassetto... Ma continueremo anche con dischi di artisti esordienti che molto spesso, per fortuna, hanno veramente una storia interessante da raccontare...
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About Roberto Ottaviano
Instrument: Saxophone, soprano
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