Frederik Leroux, Robert Landfermann, Jonas Burgwinkel scelgono l'approccio diretto e senza compromessi che i critici americani solitamente definiscono con il tag 'take no prisoners,' ma lo fanno seguendo non la lezione hendrixiana, come sarebbe facile presupporre, vista la strumentazione: lo fanno invece cercando di catturare le brume dell'avanguardia e i sussurri dell'improvvisazione più creativa e iconoclasta. Poi inevitabilmente Hendrix riesce a fare capolino comunque (per esempio nell'inizio di "Ambitransitive"), ma questo è praticamente automatico quando ci troviamo di fronte giovani energie che si esprimo con chitarra elettrica, basso e batteria.
L'interplay fra la chitarra di Frederik Leroux, il basso di Robert Landfermann e la batteria di Jonas Burgwinkel è di assoluto valore e i tre musicisti sembrano essere sempre pronti a trovare sentieri poco battuti, ma pieni di fascinazioni luminescenti e misteriose. Sentieri che percorrono assieme, guardando sempre in avanti, per l'appunto senza prendere prigionieri, ma catturando invece le nostre anime.
Il loro spazio di riferimento sembra essere più o meno lo stesso di quello frequentato da Jim Black coi suoi AlasNoAxis e da altri gruppi nord europei come per esempio quelli di Klima Kalima, ma lo cosa non porta conseguenze negative. Anzi ci pare positivo e sempre più importante annotare segnali che indicano l'allargamento di spazi che meritano di essere esplorati da più voci. Proposte capaci di moltiplicare i punti di vista e di intensificare le esperienze più intime. Avercene.
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