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Maurizio Giammarco: Una musica che ci rende più umani

Maurizio Giammarco
saxophoneb.1952
Il titolo del disco Only Human si ispira al concetto di alienazione dell'uomo moderno provocata dai nuovi mezzi di comunicazione che si sostituiscono ai nostri rapporti personali "assorto in estatica contemplazione della presunta infallibilità dei suoi giocattoli tecnologici," come scritto nel programma del concerto in cui i titoli dei dieci brani in scaletta sono seguiti da brevi testi a firma dallo stesso Maurizio Giammarco, come ci spiega lui stesso "sono dell'avviso che è meglio dare più informazioni possibile al pubblico in maniera concisa. I brani che scrivo in qualche modo riflettono un'idea o una suggestione, che però sono molto labili."
Il disco è il secondo registrato con il progetto Syncotribe, con il pianista Luca Mannutza e il batterista

Enrico Morello
drumsb.1988
L'aggiunta della chitarra suonata da Paolo Zou e del contrabbasso suonato da

Matteo Bortone
bass, acousticOnly Human è un lavoro poliedrico nel quale Maurizio Giammarco amplia la sua prospettiva personale guardando con sempre maggiore interesse all'aspetto compositivo della sua ricerca musicale, a prescindere da quello puramente sviluppato al sassofono "cerco semplicemente di tracciare un percorso con le mie composizioni, con i brani al servizio del mio modo di suonare, i due aspetti sono sempre collegati. Più che la sperimentazione cerco un percorso, un'identità compositiva che si diversifica in base alla mia profonda conoscenza del jazz, all'ascolto del rock con cui sono cresciuto e all'ascolto di molta musica contemporanea di tutto il novecento e di compositori moderni." Una visione che traspare dalle tracce del disco presentate in concerto a partire dal brano che dà il titolo al disco "Stavo scrivendo in realtà qualcosa per un lavoro che non si è realizzato, questa idea ha preso forma nel brano con una frase iniziale della chitarra, quasi una specie di folk, poi quando ho terminato il pezzo ho deciso di chiamarlo "Only Human." Cercavo un titolo che desse questa idea di terreno, di ancorato alla Terra e alla controcultura di qualche decennio fa, e poi ho detto 'sì questo titolo va bene per tutto il disco.' Nel brano che segue "Fiction-ado" invece i bassi degli accordi non sono le note principali dell'accordo come succede spesso, quindi si crea un effetto di politonalità, il bassista suona in una tonalità e il solista che improvvisa in un altra, questo succede in vari punti del brano ma non in tutti" e continua "il brano dal titolo Stangetzin nasce da una frase all'interno della melodia che mi ricordava

Stan Getz
saxophone, tenor1927 - 1991

Sonny Rollins
saxophoneb.1930

John Coltrane
saxophone1926 - 1967

Lester Young
saxophone1909 - 1959

Bud Freeman
saxophone, tenor1906 - 1991

Dexter Gordon
saxophone, tenor1923 - 1990
L'ultimo brano diviso in due episodi "Blues Today Part I -II" è il finale che non ti aspetti, il trait d'union fra le svariate anime espressive dell'intero progetto, come ci racconta il sassofonista "i due brani nascono dalla passione per la musica contemporanea e il blues con cui sono cresciuto, ma è anche un brano polemico, una metafora rispetto a come un certo dato culturale si è perso," e continua "la seconda parte del brano è una partitura semi-aleatoria in cui i musicisti si inseriscono con interventi precisati ma con delle durate approssimative. All'interno di questo percorso i quattro musicisti, tranne il batterista, hanno tre frasi di blues famose a testa nelle dodici tonalità diverse, che emergono in una situazione di caos nella quale sono isolate. Sono le uniche che hanno una connotazione idiomatica, il resto sono suoni astratti all'interno di una situazione nella quale non c'è un tempo, un'armonia e una regola seriale di esposizione musicale, presente invece nella prima parte che, a differenza della seconda, è completamente scritta con una tecnica di cromatismo totale che non segue una sequenza seriale dodecafonica classica."
Il format proposto dal Parco della Musica Records è sicuramente un'occasione per immergere il pubblico in un'atmosfera intima che, come spiega lo stesso Maurizio Giammarco, "ti permette di suonare accanto agli altri musicisti, cosa che non succede nello studio, e inoltre il posto ha una ottima acustica."
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