" data-original-title="" title="">Roberto Ottaviano, �� oggi disponibile per i nostri lettori e le nostre orecchie.

Ed �� un'autentica festa, perch��, al di l�� della forza straripante dell'organico, una sorta di all stars del favoloso (nonch�� favolistico) British jazz, con due autoctoni e altrettanti esuli appartenenti alla colonia sudafricana che quella realt�� illumin�� di ulteriore luce, la musica che vi ascolta �� di notevolissima fattura, un flusso continuo—a tratti vagamente ubriacante—suddiviso in cinque per lo pi�� ampi brani (tutti ben oltre i dieci minuti escluso il centrale "Dede-Bup-Bup," che ne dura meno della met��) in cui ciascuno dei quattro musicisti (il leader in primis, come sempre diviso fra saxello, su cui apre e chiude le ostilit��, toccando probabilmente i vertici dell'album, e sax alto) ha modo di offrire un saggio eloquente delle proprie doti improvvisative.

Che dire di pi�� e di altro? Che i brani che illustrano quest'ora giusta giusta di musica recano la firma di