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Ralph Towner: un americano a Roma

Ralph Towner
guitarb.1940

Charlie Byrd
guitar1925 - 1999

Laurindo Almeida
guitar1917 - 1995

Bola Sete
guitar1923 - 1987
Membro fondatore nei primi anni '70 degli

Oregon
band / ensemble / orchestraAbbiamo incontrato il chitarrista nella sua casa romana, per una chiacchierata in generale sulla sua carriera e il suo particolare approccio alla musica e allo strumento.
All About Jazz: Partiamo con alcune informazioni sulla tua biografia e la tua educazione musicale. ? stata la tromba il primo strumento su cui hai ricevuto un'istruzione formale?
Ralph Towner: Sì, avevo 6 anni quando ho cominciato con la tromba. Suonavo già il piano, mia madre era maestra di piano, io ero un bambino testardo e mi rifiutavo di prendere lezioni da lei, ascoltavo dal fondo della stanza le lezioni di piano che dava. Ho sempre avuto questo particolare dono, comporre e improvvisare è qualcosa che ho sempre fatto in modo naturale fin dall'inizio. Ho veramente cominciato a evolvermi quando ho iniziato a imitare i dischi e altri pianisti, ma non mi sono dedicato seriamente a suonare il piano fino a più tardi.
Suonavo jazz sulla tromba, sono nato nel 1940 e avevo due fratelli molto più vecchi di me che hanno partecipato alla seconda guerra mondiale, e hanno collezionato un sacco di dischi di musica per swing band, qualcosa di

Duke Ellington
piano1899 - 1974

Benny Goodman
clarinet1909 - 1986

Nat King Cole
piano and vocals1919 - 1965
Ho cominciato a suonare in gruppi di Dixieland e musica da ballo quando ero giovanissimo. Mio cognato suonava il contrabbasso in un gruppo di musica da ballo e mi aveva permesso di suonare in un club, credo fosse il bar di un albergo, quando avevo 12 anni, e mi portava fuori negli intervalli perché era illegale per me stare al bar! [Ride] Non ero veramente interessato a diventare un pianista finché non sentii

Bill Evans
piano1929 - 1980

Scott LaFaro
bass1936 - 1961

Glen Moore
bass, acousticb.1941

Oregon
band / ensemble / orchestraAAJ: Quando hai cominciato a interessarti alla chitarra?
RT: Non avevo ancora sentito la chitarra classica fino all'ultimo anno dei miei studi, quando ascoltai uno studente che la suonava. Ne rimasi affascinato, e in qualche modo riuscii a comprarne una quasi per niente, ricordo che costò qualcosa come 100 dollari. Ho cominciato da autodidatta, e capii che così non sarei andato molto lontano per suonarla al livello a cui doveva essere suonata, allora mi informai e mi dissero che c'era un ottimo professore che insegnava all'Accademia di Musica a Vienna. In qualche modo riuscii a racimolare abbastanza denaro lavorando l'estate e risparmiando per poter andare in Europa ed essere ammesso all'Accademia anche se sapevo solo due brani classici, ma ero un musicista e questo era evidente per il comitato di ammissione, così fui ammesso a questa famosa Accademia di Musica.
Il professore era Karl Scheit, un insegnante molto bravo, non parlava inglese così imparai la chitarra in tedesco. Il suo modo di insegnare seguiva una procedura per gradi, la sua intenzione era di far suonare la chitarra sfruttando il suo pieno potenziale. Vivevo in una camera singola che ero riuscito a trovare, affittata a 12 dollari al mese, non mangiavo quasi niente e mi esercitavo 9-10 ore al giorno, 7 giorni a settimana, per un anno. Alla fine dell'anno sapevo suonare concerti classici. In seguito tornai a Vienna per un secondo anno, ma nel periodo intermedio feci ulteriori studi sulla chitarra, ascoltai la musica brasiliana e cominciai a suonare cose brasiliane, alla

Baden Powell
guitar, acoustic1937 - 2000
AAJ: Hai avuto altri contatti con il tuo maestro di chitarra classica, Karl Scheit, prima della sua scomparsa nel 1993? Sai che opinione aveva della tua carriera?
RT: Circa nove anni dopo che avevo finito i miei studi con lui ritornai a Vienna per suonare col mio gruppo Oregon in una bella sala da concerto (a cui non avevo mai avuto accesso durante i miei anni da studente). Karl Scheit era tra il pubblico, e era completamente emozionato dal concerto. Si precipitò sul palco alla fine del concerto, mi afferrò per un braccio e mi condusse direttamente al suo ristorante preferito (fino ad allora riservato solamente a Julian Bream e altri famosi chitarristi classici suoi ospiti). Elogiò la musica e la bellezza delle improvvisazioni con le tabla, che aveva sempre avuto voglia di fare. Venne a molti dei miei concerti in solo negli anni seguenti, e questo fu il finale hollywoodiano che ogni studente sogna, riguardo il vedere il proprio grande professore in circostanze così perfette.
AAJ: Così è stata la chitarra classica che ti ha attratto fin dall'inizio?
RT: Sì, soltanto la classica, suonare musica classica e la tecnica classica, che dava più suono, colore e pronuncia distinta di quanto fosse richiesto allora per suonare musica brasiliana o jazz. Quando studiavo la chitarra classica suonavo soltanto musica classica, e cercavo di stare lontano dall'improvvisazione. Il primo anno che tornai negli USA cominciai a lavorare suonando nei locali come pianista jazz, metà set era piano jazz e l'altra metà era musica brasiliana, bossanova, e talvolta suonavo un pezzo classico. Ma dopo quella interruzione degli studi a Vienna successe che suonando bossanova la mia tecnica diventò sempre peggio, il suono scompariva e sapevo che c'era qualcosa di sbagliato. Avevo raggiunto un livello così alto suonando la chitarra quel primo anno, e lo sentivo svanire lentamente. Suonare solo musica brasiliana non era così impegnativo, non serviva una grande articolazione. Nel modo di suonare la chitarra per la bossanova mancavano molte sottigliezze; molte delle cose ritmiche erano eccitanti, gli accordi erano tutti prestati dal jazz e l'armonia era collegata al jazz, ed è questo che mi aveva attratto, ma mi resi conto che dopo due anni in cui avevo avuto successo suonando metà piano e metà bossanova avevo perso la mia abilità sulla chitarra, e capii che avrei fatto meglio a tornare indietro.
Così tornai a Vienna, e alla fine del secondo anno di studio la mia attenzione al dettaglio sulla chitarra si era veramente evoluta, migliorando immensamente. Cominciai a scrivere musica che suonasse bene su una chitarra classica, ma che includesse anche tutti i colori e la dinamica e l'espressione che si sente in ogni tipo di musica classica, trattandola più come un'orchestra e usando tutte quelle possibilità di articolazione, attacco e diversi colori tonali, includendole nella mia improvvisazione.
AAJ: All'epoca non c'erano molti chitarristi jazz che usavano la chitarra classica, forse Charlie Byrd...
RT: Non ce n'erano affatto, Charlie Byrd è venuto fuori un po' ma diciamo che non aveva un gran talento, allora era l'unico che suonava qualcosa che assomigliava alla musica brasiliana, e per lui andava bene suonare quella musica e inciderla per farla sentire agli americani. La gente credeva che fosse veramente qualcuno, ma in realtà non era molto abile, sebbene avesse avuto l'idea giusta suonando quel tipo di musica che lo attirava. Comunque, quando tornai negli USA cominciai a lavorare più sul piano e riuscii a trovare ingaggi come pianista.
? così che continuo a migliorare, in tutta la mia vita ho sempre fatto le cose a blocchi, strumenti, tipi di musica. Ho passato molto tempo a imparare ciascuno strumento, e quando fui veramente vicino a un prodotto finito ero pronto per trasferirmi a New York nel 1968. ? stata veramente la combinazione di tante esperienze, l'esperienza diretta di questo tipo di musica, la musica classica moderna, la musica per chitarra classica, e la musica brasiliana, sono rimasto coinvolto da quel suono meraviglioso e le sue grandi canzoni, Jobim e gente come lui. E poi Bill Evans è stata la più grande influenza su come mettere insieme armonia e condotta delle voci. Armonicamente per me lui era tutto, ma anche il modo in cui lui

Paul Motian
drums1931 - 2011

Scott LaFaro
bass1936 - 1961
AAJ: Per la musica brasiliana, la tua maggiore influenza è stato Baden Powell?
RT: In parte, ma non così tanto.

Joao Gilberto
vocals1931 - 2019

Astrud Gilberto
vocals1940 - 2023

George Mraz
bass1944 - 2021

Airto Moreira
percussionb.1941
AAJ: Allora suonavi in qualche gruppo? Come era la scena musicale?
RT: No, fondamentalmente ero solo un pianista freelance a New York, e suonavo la chitarra con qualche brasiliano quando arrivai a New York, uno era Airto Moreira. Avevo un buon successo come pianista, ho suonato con

Freddie Hubbard
trumpet1938 - 2008

Stan Getz
saxophone, tenor1927 - 1991
Ad ogni modo era un grande ambiente, c'era tanta musica a New York. Credo che un motivo fosse che all'epoca vivere a Manhattan non costava molto. Abitavo nel West Village, per 120 dollari al mese e mi bastava suonare a qualche matrimonio per pagare l'affitto... eri libero di trovarti con gli altri musicisti tutti i pomeriggi, le sere... una volta nel mezzo della sera suona il telefono e questo tipo che gestiva un club jazz in un loft dice "Ralph vieni qua, devi suonare perché c'è qui

Sonny Rollins
saxophoneb.1930
New York era fantastica, era il calderone da cui sono usciti tutti questi gruppi. , La musica stava cambiando. Facevamo nastri demo con altra gente, c'era metà della

Mahavishnu Orchestra
band / ensemble / orchestrab.1971

Weather Report
band / ensemble / orchestraMi ricordo che nel 1968 andai a casa di

Wayne Shorter
saxophone1933 - 2023

Jaco Pastorius
bass, electric1951 - 1987
AAJ: Come sono nati gli Oregon?
RT: Nel frattempo ero stato assunto da

Paul Winter
saxophoneb.1939
Collin Walcott
percussionb.1945
In effetti, la cosa più importante di quel festival non è stata affatto la musica, ma il fatto che sia potuto succedere, la sensazione era di ottimismo e buona volontà e naturalmente del tutto spontanea, non sapevano che sarebbe stato così, e non è stato più possibile ripeterlo visto che la spontaneità non si può ricreare a comando. Tutto quello che è venuto dopo è diventato una macchina per fare soldi, senza la stessa magia. Non credo di aver mai più suonato per un pubblico così grande!
Tornando a Paul Winter, io, Collin e Glen diventammo membri del Paul Winter Consort con cui rimasi per circa un anno e mezzo. Quel gruppo aveva una strumentazione molto interessante con l'oboe [suonato da

Paul McCandless
woodwindsb.1947
AAJ: Come è nato il vostro primo album con il Consort, Road, registrato live?
RT: Abbiamo viaggiato per 7 settimane per tutti gli Stati Uniti, e alla fine arrivammo a Los Angeles, dove abbiamo allestito un palco solo per suonare per il produttore Phil Ramone e fargli sentire il repertorio. Lui era d'accordo a registrare un disco, era più orientato al pop, ma era famoso per la sua qualità del suono. Non sapeva chi aveva scritto i brani, abbiamo cominciato a suonare molti pezzi di Paul Winter (non proprio scritti, ma più che altro suggeriti), e tutti i pezzi miei che eseguivamo in concerto, e Phil Ramone scelse solo i miei! [Ride] E anche alcuni arrangiamenti che aveva fatto Paul Winter... Credo che avesse registrato alcuni concerti dal vivo, ma solo un brano fu fatto in studio, ed era "Icarus," perché Phil Ramone disse che sarebbe stato il brano principale, quello di successo, e voleva che fosse perfetto. L'abbiamo inciso a New York City quando siamo tornati a casa e lo facemmo in una sola ripresa. Paul Winter non ci poteva credere, non gli era mai capitato in vita sua! (ride). Fummo molto orgogliosi di quel disco, Road, credo che quella prima versione di "Icarus" sia la migliore.
AAJ: Avete avuto problemi allora a trovare un contratto discografico?
RT: In quel periodo a New York stava succedendo di tutto, la Mahavishnu Orchestra stava cominciando, i Weather Report, e un sacco di musica che era veramente differente, e anche la ECM era all'inizio. Incontrai Manfred Eicher a New York attorno al 1970, stavo suonando il piano e un po' di chitarra con

Dave Holland
bassb.1946
AAJ: Parlaci del tuo lavoro per la ECM di Manfred Eicher
RT: Essere uno dei primi a registrare per quella etichetta fin dall'inizio è stata la cosa più importante per me. Quei primi anni hanno prodotto molte registrazioni classiche di jazz, per la prima volta lavori in solo di

Chick Corea
piano1941 - 2021

Keith Jarrett
pianob.1945

Bud Powell
piano1924 - 1966
AAJ: Tuttavia c'è voluto un po' di tempo per avere Five Years Later in digitale [disco del 1982 in coppia con

John Abercrombie
guitar1944 - 2017
RT: Quello è stato l'unico caso, non so perché, cosa sia successo con quello, John e io non l'abbiamo mai capito, ma finalmente c'è, e credo lo abbiano ristampato anche in vinile. In generale tutto quello che ho registrato per l'etichetta è disponibile, il lavoro della tua vita è ancora lì per essere acquistato o ascoltato. Nessun altra casa discografica ha mai funzionato a quel modo, è molto idealistico e ancora continua così.
AAJ: Le tue collaborazioni con altri artisti ECM erano una scelta di Manfred?
RT: No, erano una mia idea, sceglievo io i musicisti. Il gruppo Solstice [con

Jan Garbarek
saxophoneb.1947

Eberhard Weber
bassb.1940

Jon Christensen
drums1943 - 2020
Dis, il disco in duo con Jan Garbarek, è stata invece un'idea di Jan, o forse di Jan e Manfred insieme. Erano tutte sue composizioni, e io ho dovuto impararle e trovare accordature e cose che funzionassero perché suonavamo con un'arpa a vento. Avevano registrato questa arpa eolia posta su una scogliera sopra il mare norvegese, e il vento le soffiava attraverso, c'erano un sacco di corde tutte intonate su questo accordo meraviglioso, e il vento soffiava a raffiche, cambiando le ottave... Jan aveva registrato molti brani differenti e me li mandò con le sue melodie, io dovevo trovare un modo per far sì che la 12-corde si mescolasse con l'arpa eolia, è stato un bel lavoro...
AAJ: Quando hai registrato Batik nel 1978 ti sei affidato alla stessa ritmica (Eddie Gomez,

Jack DeJohnette
drumsb.1942
RT: Eddie aveva appena lasciato il trio di Bill dopo essere stato con lui per oltre 10 anni. ? un musicista fantastico, e naturalmente comprendevamo a vicenda il nostro modo di suonare. Jack è il batterista jazz per antonomasia, e siamo diventati molto buoni amici dopo un tour ECM degli Stati Uniti a metà degli anni '70. Anche Jack era un ex allievo di Bill Evans, e la combinazione dei nostri concetti sembrò combaciare in modo naturale.
AAJ: Un'altra bella combinazione è quella con la chitarra di John Abercrombie.
RT: Oh sì, è un duo che dura da una vita, eravamo grandissimi amici e vivevamo a soli due isolati di distanza a New York, abbiamo fatto moltissimi tour, era veramente una gran combinazione. Facevamo molte di quelle jam session creative nei loft a New York dove io, John e

Marc Copland
pianob.1948

Billy Cobham
drumsb.1944
AAJ: Hai suonato anche con

Egberto Gismonti
guitarb.1947
RT: Sì, è stato un bel disco, bei pezzi, amo il suo modo di suonare il piano. Mi ricordo quando incontrai Egberto, io vivevo a New York e lui venne al mio appartamento e mi portò una 12 corde costruita per me da qualcuno in Brasile, in realtà non era per niente una buona chitarra... Passammo tutto il pomeriggio a suonare, e credo di averlo registrato su nastro.
AAJ: Parlando di altri chitarristi ECM, hai mai incontrato

Bill Frisell
guitar, electricb.1951
RT: Bill e io siamo vecchi amici da molto tempo!
AAJ: Avete fatto qualcosa insieme?
RT: No, sarebbe bello, ma non ci è mai capitato, e lui è andato a incidere per altre etichette. Il mio vero compagno alla chitarra elettrica è stato Abercrombie, e io non ho quasi mai registrato con nessun altro chitarrista perché quella combinazione è stata una parte così profonda della mia vita. Io non faccio molti dischi, non registro solo perché ne ho la possibilità. Fare un disco per me è ancora una cosa molto seria e importante, voglio che sia qualcosa che ho scritto apposta, qualcosa a cui ho pensato molto, e con qualcuno con cui veramente mi interessi suonare.
Sono sicuro che incidere con Bill sarebbe fantastico. Ha un magnifico modo di suonare e di mettere insieme i dischi. Per me è come un musicologo, conosce da dove viene la musica e che significato ha, sa la sua storia, e come la include nel suo modo di suonare è veramente eccezionale. Questo rispetto per la provenienza della musica è quello che lo definisce maggiormente a mio parere, ciò che rende così potente la sua musica. Tutti i musicisti mi colpiscono sempre in modo profondo quando hanno questo rispetto per il materiale che compongono, e per il modo in cui utilizzano le loro influenze. La musica è personale, ognuno sente la musica in maniera differente, in un certo senso non sai mai come la gente si serve della musica, o che effetto ha la tua musica su di loro. Quando faccio musica è personale per me, ma qualunque sia la reazione suscitata o chiunque la stia ascoltando, per me è importante che la sentano in modo personale, ma io non posso indovinare quello che penso piacerebbe loro. Non scrivo musica con l'intenzione che sia la più popolare possibile, ma c'è una vera soddisfazione, una vera gratificazione quando arriva qualcuno e dice che la tua musica è molto importante per lui, o in qualche caso gli ha cambiato la vita, o che ha avuto un effetto potente su di loro, credo che sia una bella realizzazione.
AAJ: Un altro ottimo duo è quello con

Javier Girotto
saxophoneb.1965

Paolo Fresu
trumpetb.1961
RT: Ricordo che al concerto di Roma avevo un braccio slogato, o qualcosa del genere, non riuscivo a sollevare il braccio. Avevo provato di tutto, e Javier aveva chiamato dei dottori, a malapena sono riuscito a rimettermi in sesto per quel concerto, non potevo sollevare la mano per suonare, ma ricordo che il concerto andò bene. Sì, l'energia è la cosa divertente del suonare con Javier. Il progetto è ancora attivo, abbiamo fatto un bel tour in Argentina. Al momento non abbiamo piani per un disco in duo, ma dovrei considerarlo. Ho fatto un disco con gli Aires Tango [ Duende, N.d.R.] e credo che faremo un altro concerto insieme a Cremona in maggio, ci saranno dei duetti con Javier, forse un paio di brani col quartetto, e probabilmente suonerò qualcosa in solo.
AAJ: Hai qualche album preferito tra quelli che hai fatto?
RT: ? difficile sceglierne solo uno, credo. Sono sempre stato molto fiero di Solstice. Degli album che ho inciso in solo Blue Sun è stato il mio disco da one man band. In quel disco ho usato tutti gli strumenti che so suonare, e ho sovrainciso. Fu veramente un progetto interessante, è venuto fuori molto bene, sembra un gruppo di persone e non una sola, e credo che la musica che scrissi per quello era molto buona. Sono molto fiero della maggior parte dei miei dischi. Per alcuni mi serve un po' di tempo per abituarmi, subito dopo che li ho registrati non sono molto convinto di quanto buoni siano, ho bisogno di un po' di distanza per sentirli, ma quando li ascolto molto più tardi mi sorprendo di quanto siano venuti bene.
AAJ: Nel 1992 hai inciso la colonna sonora di un film italiano, "Un'altra vita." Come sei stato coinvolto? ? stato il regista Carlo Mazzacurati a richiedere la tua musica?
RT: Carlo era un fan dei miei dischi, e voleva una colonna sonora che avesse un contenuto e non solo atmosfera. Ogni brano era collegato a un personaggio specifico, e speravo che si reggesse autonomamente. Questa è stata la mia prima colonna sonora per un film a soggetto, forse la mia unica, anche se ho fatto molti cortometraggi e alcune apparizioni in registrazioni per film di altri compositori.
AAJ: Come hai sviluppato il tuo stile di improvvisazione sulla chitarra?
RT: Viene dall'essere un pianista. La mia intenzione era di usare la chitarra come un pianoforte e con lo stesso approccio, compreso il saper suonare ogni nota di un accordo, controllare il volume di ogni nota (facendo emergere una nota e lasciando le altre allo stesso livello). Questa è una tecnica pianistica classica, quando ti accompagni da solo e hai la voce principale non suoni l'accompagnamento così forte da non sentire il tema. L'organizzazione di quello che si sente è l'aspetto più importante quando ci sono più parti in movimento nel brano musicale. Così è quello che ho fatto usando tutte le dita della mano destra come plettri. Essenzialmente è come una specie di liuto, ma più avanzato, è più simile a un pianoforte per come lo sento e come lo uso. La chitarra per me non è un semplice strumento da strimpellare, è un intero mondo in se stesso, ed è molto popolare...
AAJ: Quando hai cominciato a suonare la 12 corde?
RT: ? stato con Paul Winter, io non volevo suonare la 12 corde, mi rovinava le unghie. Lui stava cercando di imitare il suono che aveva sentito dai dischi di Joni Mitchell, il modo in cui Joni suonava la 12 corde era veramente interessante, faceva delle belle accordature e la usava in un bel modo. Paul aveva ricevuto una chitarra 12 corde molto bella dalla Guild e insisteva che io la suonassi. Io dicevo "oh no, mi rovinerà le unghie," ma alla fine mi arresi e cominciai a suonarla, e mi resi conto che se la suonavo come una chitarra classica colpendo due corde insieme con un dito, suona come un clavicembalo, e ha anche questo meraviglioso suono risonante. Così cominciai a scrivere musica che suonasse bene su quello strumento, qualcosa che mi piacesse. A volte accordavo tutte le 12 corde in toni differenti.
AAJ: Che musica ti piace ascoltare?
RT: Non saprei proprio dire, comunque ho le mie preferenze. Adoro gli arrangiamenti di

Vince Mendoza
composer / conductorb.1961

Gil Evans
composer / conductor1912 - 1988
AAJ: Ascolti altri chitarristi?
RT: Non sono tanto un fan della chitarra quanto del piano... questa è la differenza, non sono mai stato attratto dalla chitarra fino a che non ho sentito che poteva fare molto di ciò che fa il piano e anche più, nel senso di avere più colori del pianoforte. Essendo un compositore amo le loro armonie e la condotta delle voci e Bach, e questa è una parte importante della mia formazione musicale, il modo in cui la musica di Bach sta insieme, ho una passione per il Barocco. Le cose che mi piacciono provo a incorporarle nel mio approccio in modo concettuale, non letterale... voglio dire, non copio le frasi di qualcun altro e non uso molte citazioni, quel genere di cose. Cerco di catturare l'essenza di qualcosa e condensarla per colpire l'ascoltatore. ? bello sentire quando si suona qualcosa non immediatamente collegato a un gruppo etnico particolare, ma che talvolta usa l'essenza di quella musica etnica. Come con gli Oregon, il nostro modo di procedere era di essere bravi sugli strumenti etnici che suonavamo, come nel caso di Collin, aveva uno dei più bei suoni di tabla e aveva studiato per anni il sitar con

Ravi Shankar
sitar1920 - 2012
AAJ: Alcune delle tue composizioni per chitarra sono entrate nel repertorio di alcnui chitarristi classici che le hanno anche registrate. Hai sentito le loro versioni, e cosa ne pensi?
RT: Sono compiaciuto di sentire che alcuni musicisti classici si sono interessati alle mie composizioni e esecuzioni. Sono stato estremamente lusingato a incontrare alcuni dei grandi chitarristi classici come John Williams, Manuel Barrueco, Leo Brouwer e i fratelli Assad [Sergio e Odair, N.d.R.] che hanno detto di essere fan della mia musica. Spero di fare qualche intrusione nei programmi degli interpreti classici.
AAJ: Da quanto tempo vivi in Italia, e come è cambiato musicalmente il tuo stile di vita con questo trasferimento?
RT: Sono in Italia da 24 anni, 10-11 a Palermo e poi a Roma. Credo che la mia vita musicale sia ancora attiva per via del mio meraviglioso amore italiano, Mariella Losardo. Avevo 50 anni quando ci siamo incontrati, lei aveva già un grande carriera come attrice di teatro nella compagnia di Toni Servillo e viaggiava molto, faceva tour di 8 mesi per parecchi anni. Era una fan degli Oregon e della mia musica grazie a un nostro amico, Tobia Vaccaro, un musicista di Palermo e grosso fan degli Oregon, li faceva sentire a tutti. Ho incontrato Mariella a un concerto, io avevo vissuto da solo a Seattle per 10 anni dopo aver lasciato New York, ed è scattato qualcosa, c'è voluto circa un anno per arrivare a decidere di vivere insieme, lei è un'attrice italiana e io venivo dagli Stati Uniti ma il mio lavoro era principalmente in Europa, ho un agente europeo, una casa discografica europea e i concerti in tutto il mondo. Così per me è stato facile trasferirmi, ero già abituato a stare in Europa, e non è stato uno shock culturale anche stabilirmi a Palermo, perché volevo che lei mantenesse la sua carriera.
AAJ: Quali sono i tuoi altri progetti attivi?
RT: Vediamo... c'è il trio MGT [Muthspiel, Grigoryan, Towner, N.d.R.], ma ci sono problemi logistici. Slava vive in Australia, e abbiamo qualcosa per i concerti nel weekend, ma non possiamo fare un tour intero unicamente per quelli, e Slava è molto impegnato come Wolfgang, così per quanto ci piaccia suonare insieme la cosa è molto difficile da coordinare. Slava suggerisce di fare un altro tour in Australia, ne abbiamo già fatti tre, mia moglie Mariella ama l'Australia così è molto eccitata all'idea. Slava è venuto in Europa per alcuni concerti, c'era una specie di concerto onorario per me a Stoccarda e lui e Wolfgang erano disponibili, così ci siamo messi d'accordo per fare metà concerto in trio, e l'altra metà ho suonato da solo. ? stato bello, è stata l'ultima volta che abbiamo suonato insieme [nel 2015, N.d.R.].
AAJ: Per finire, che altri programmi hai per il futuro?
RT: C'è un bel pezzo di teatro che abbiamo fatto insieme con Mariella, io suono la musica dal vivo. Il pezzo si chiama "Madeleine Suite," è basato su un racconto di Marguerite Yourcenar. La prima rappresentazione è stata anni fa, abbiamo fatto anche una versione radiofonica per la radio Svizzera, e eseguita più volte in concerto. Il prossimo mese registreremo un video di quello spettacolo. Gli Oregon hanno un nuovo CD in uscita, finalmente abbiamo terminato il mixaggio e sta per essere pubblicato dalla CAMjazz, e speriamo di fare qualche tour per promuoverlo. Io ho qualche altro concerto sparso, ma nessun grosso progetto al momento.
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Bill Evans
Scott LaFaro
Glen Moore
Baden Powell
Paul Motian
Joao Gilberto
Astrud Gilberto
George Mraz
Airto Moreira
Freddie Hubbard
Stan Getz
Sonny Rollins
Mahavishnu Orchestra
Weather Report
Wayne Shorter
Jaco Pastorius
Paul Winter
Collin Walcott
Paul McCandless
Dave Holland
Chick Corea
Keith Jarrett
Bud Powell
John Abercrombie
Jan Garbarek
Eberhard Weber
Jon Christensen
Jack DeJohnette
Marc Copland
Billy Cobham
Egberto Gismonti
Bill Frisell
Javier Girotto
Paolo Fresu
Vince Mendoza
Gil Evans
Ravi Shankar
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