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Ricordiamo Michael Brecker

Michael Brecker
saxophone, tenor1949 - 2007

Alice Coltrane
piano1937 - 2007
Il 25 gennaio di quest'anno la comunità jazzistica di New York, decine di oncologi e persino l'ex presidente Clinton e consorte, hanno partecipato alla cerimonia di commemorazione tenutasi nella Appel Room del Jazz at Lincoln Center di Manhattan. Tra i musicisti c'erano

Joe Lovano
drumsb.1952

Dave Liebman
saxophoneb.1946

Diana Krall
piano and vocalsb.1964

Wynton Marsalis
trumpetb.1961

David Sanborn
saxophone1945 - 2024

Ravi Coltrane
saxophone, tenorb.1965

Robert Glasper
pianob.1978
Rileggendo la sua biografia ci sono alcune cose che colpiscono: lo squilibrio tra le centinaia di registrazioni come session man nel rock, di collaboratore o co-leader in vari ambiti del jazz (dai Brecker Brothers agli Steps Ahead) e i pochi dischi (appena una decina) incisi a suo nome nell'arco di un ventennio. Ed ancora il ritardo con cui ha iniziato la sua attività di leader, quando aveva ormai 38 anni ed era il massimo sax tenore della sua generazione da oltre un decennio.
Anche se votato nella Hall of Fame di Down Beat, il pieno riconoscimento del suo ruolo di innovativo caposcuola è venuto in primo luogo dai colleghi musicisti. Non solo centinaia di imitatori in tutto il mondo ma notevoli strumentisti come

Chris Potter
saxophone, tenorb.1971

Branford Marsalis
saxophoneb.1960

Donny McCaslin
saxophone, tenorb.1966

Bob Mintzer
saxophoneb.1953

John Coltrane
saxophone1926 - 1967
Nato il 29 marzo 1948 a Filadelfia in una famiglia propensa alla musica, studia prima il clarinetto, poi il sax contralto, infatuato di

Cannonball Adderley
saxophone1928 - 1975

John Coltrane
saxophone1926 - 1967

Joe Henderson
saxophone1937 - 2001

Sonny Rollins
saxophoneb.1930
Frequentando la ricca scena musicale cittadina, una delle massime esperienze formative è col batterista

Eric Kamau Gravatt
drums
Billy Cobham
drumsb.1944

Jerry Dodgion
saxophone, altob.1932

Larry Coryell
guitar1943 - 2017

Eddie Gomez
bassb.1944

John McLaughlin
guitarb.1942

Horace Silver
piano1928 - 2014

David Sanborn
saxophone1945 - 2024

Don Grolnick
piano1947 - 1996
"Provo una grande nostalgia per i primi anni settanta dice Michael a Massimo Milano (Jazz, dicembre 1996)perchè era il momento in cui le barriere stavano crollando. Fino ad allora il R&B era profondamente separato dal jazz, tutti i generi e gli stili erano radicalmente divisi fra loro; poi i confini hanno cominciato a diventare meno definiti e improvvisamente ci si è trovati di fronte ad una pagina bianca ancora da scrivere. (...) In termini più strettamente sassofonistici mi sono ritrovato a suonare in un ambito nel quale c'era ancora poca esplorazione, mentre nel jazz più classico imperversavano i giganti. Avventurarsi nel mondo del R&B con una sensibilità jazzistica offriva immense possibilità."
La neonata etichetta Arista di Clive Davis propone a Randy un contratto e questi porta il fratello, Sanborn, Grolnick e gli altri in sala d'incisione. Nel gennaio 1975 debuttano così i Brecker Brothers, gruppo jazz impregnato di funk e rock, che registra l'album omonimo. L'identità stilistica di Michael Brecker è in via di formazione e la vicinanza di quegli anni con Sanborn è significativa per la formazione del suo sound.
I BRECKER BROTHERS
La formazione incide sei dischi, dal 1975 al 1981 e dopo una lunga pausa rinasce nel 1992 (The Return of the Brecker Brothers) dando concerti e incidendo fino al 2004. Dalla seconda metà dei settanta lo stile di Michael inizia ad acquisire i tratti distintivi e nei primi ottanta è già maturo. Si vedano "Funky Sea, Funky Dew" (Heavy Metal Be-bop, 1978) e l'album Straphangin' del 1981, il più orientato jazzisticamente. Per la critica Michael Brecker inizia a essere considerato solo dal 1987, quando incide il primo album a suo nome. Le cose accadute nel decennio precedente sono ignorate o fortemente criticate come scelte commerciali. Eppure dai primi anni settanta, in una fase sbrigativamente etichettata fusion, Michael Brecker non si limita a lavorare con suo fratello come session man (i due diventano in breve richiestissimi) ma sperimenta nuove formule ritmiche e timbriche nella "contaminazione" col rock e l'elettronica.
Questo accade in molte jam session condotte assieme a

Mike Mainieri
vibraphoneb.1938

George Young
saxophoneb.1947

Randy Brecker
trumpetb.1945

Ronnie Cuber
saxophone1941 - 2022

Jon Faddis
trumpetb.1953

Steve Gadd
drumsb.1945
Ragazzi innamorati della black popular music e del connubio con l'elettricità. Quei critici che li giudicavano "furbacchioni" interessati solo ai soldi si sbagliavano. Ascoltando quelle session si resta colpiti dalla potenza espressiva di Michael e dalla freschezza del collettivo.
GLI STEPS AHEAD
Nella metà dei settanta la cosa si ripete nelle jam session al Seventh Avenue South, il club diretto da Michael e Randy, dove si pongono le basi per la nascita degli

Steps Ahead
band / ensemble / orchestrab.1979
In Jazz Journal International del dicembre 1984, Mike Mainieri si lamenta: "I critici ignorano un po' troppo questo gruppo e questi musicisti. Non abbiamo avuto recensioni o riconoscimenti né da The Village Voice, né dal New York Times. Ha parlato di noi il Down Beat ma in genere la stampa tiene un atteggiamento sbrigativo, perché siamo un problema. Mike Brecker ne è un esempio: non è quasi mai recensito. Se fosse nero e suonasse le stesse cose, sarebbe il nuovo genio."
Difficile dargli torto anche perchè la band aveva già pubblicato per Elektra Musician Steps Ahead con l'ingresso della pianista

Eliane Elias
piano and vocalsb.1960
Il successivo disco Modern Times documenta una prima svolta elettronica, che amplia lo spettro timbrico della formazione senza alterarne l'identità. ? un disco importante perchè evidenzia un'estetica nuova nel connubio tra suoni acustici e sintetizzati, con un lirismo e una ricercatezza estranea ad altre formazioni "fusion." Eppure suscita polemiche. Michael Brecker continua a usare molto il tenore ma è già passato a imbracciare lo Steinerphone (ribattezzato poi EWI) un sassofono sintetizzato inventato da Ned Steiner. La relazione con l'elettronica di Brecker e di tutto il gruppo, si accentua col successivo Magnetic (Elektra 1986) che mostra inclinazioni pop ma anche delle gemme (ed esempio la struggente reinvenzione synth di "In a Sentimental Mood"). Dopo Live in Tokyo registrato il 30 luglio 1986 con solo Mainieri e Brecker della formazione originaria, il sassofonista apre il capitolo solista con la registrazione dell'album Impulse! intitolato col suo nome.
Agli albori dell'esperienza con gli Steps Ahead, Michael Brecker incide in veste di unico solista in un progetto orchestrale composto e diretto da

Claus Ogerman
composer / conductor1930 - 2016

Warren Bernhardt
pianob.1938

John Tropea
guitar
Charlie Haden
bass, acoustic1937 - 2014

Vince Mendoza
composer / conductorb.1961

Alan Broadbent
pianob.1947

Brad Mehldau
pianob.1970

Brian Blade
drumsb.1970
IL PERCORSO SOLISTA
Nel 1987 -all'età di 39 anni, dopo venti d'attività professionale e centinaia di collaborazioni-Michael Brecker incide e pubblica il primo disco da leader, intitolato semplicemente a suo nome. Il sassofonista chiama Charlie Haden,

Jack DeJohnette
drumsb.1942

Pat Metheny
guitarb.1954

Dewey Redman
saxophone, tenorb.1931

Kenny Kirkland
piano1955 - 1998
"A essere onesti dice allora Michael a Saxophone Journalnon mi sono mai sentito pronto. Ho avuto per qualche anno offerte da varie etichette ma le ho sempre accantonate perchè avevo altri progetti in corso. Ma forse c'era una sottostante paura a frenarmi. Finalmente quest'anno mi sono sentito pronto ed ho accettato l'offerta di Ricky Schultz che ha fatto rinascere l'etichetta Impulse!."
In generale la musica del disco riprende l'impostazione di "Every Day" il tema più riuscito di 80/81: un percorso magnetico, con qualche momento dinamico e suggestive ballad. Dopo l'avvincente "Sea Glass," il sassofonista omaggia John Coltrane con un intervento mozzafiato in duo con DeJohnette sulle orme di "Giant Steps." L'incisione, prodotta da Don Grolnick, è prevalentemente acustica anche se a tratti appare l'EWI. Da incorniciare la lunga introduzione in rubato di "My One and Only Love." La critica dà ampio risalto al lavoro e il pubblico di Down Beat lo vota disco dell'anno, stimolando Brecker a continuare sul percorso solista.
Il secondo disco da leader, Don't Try This At Home, esce nel 1988 e vede il sassofonista in differenti organici (dal quartetto al settetto) con l'ingresso di Don Grolnick,

Mike Stern
guitarb.1953

Adam Nussbaum
drumsb.1955

Joey Calderazzo
pianob.1965

Herbie Hancock
pianob.1940
Le successive collaborazioni extra-jazzistiche, come il tour con Paul Simon e la rinascita dei Brecker Brothers, non danneggiano più la statura artistica di Brecker.
Dai primi anni novanta al 2005, quando gli viene diagnosticata la sindrome mielodisplastica che lo porta ad un parziale ritiro, il sassofonista incide splendidi esempi di modern mainstream avanzato con ospiti prestigiosi, ottenendo consensi unanimi. Ricordiamo Infinity (Impulse! 1995) come ospite del trio di

McCoy Tyner
piano1938 - 2020

Dave Holland
bassb.1946

Elvin Jones
drums1927 - 2004

Larry Goldings
organ, Hammond B3b.1968
Tutte opere pregevoli, dove Brecker sceglie definitivamente l'ambito acustico, esprimendo maggiore profondità timbrica e un virtuosismo più controllato. Qualità che si manifestano in modo esemplare nel disco successivo The Nearness of You (Verve 2001) interamente dedicato alle ballad. Il clima un po' monocorde del lavoro viene pienamente superato dal successivo Wide Angles (Verve 2003) inciso con una piccola orchestra, dove ritroviamo la sorprendente estroversione del sassofonista in sue composizioni arrangiate in prevalenza da

Gil Goldstein
pianoEvitiamo di rievocare la cronaca dolorosa dei suoi ultimi anni di vita, che dimostrano peraltro forza di carattere e dedizione esemplari. In una pausa della malattia, cinque mesi prima di morire, il sassofonista incide Pilgrimage, ultimo album con un'altro magistrale organico: Metheny, Hancock o Mehldau, Patitucci e DeJohnette.
Come scrisse Gian Mario Maletto nella recensione su Musica Jazz: "In questi casi patetici il rischio è di stravedere ma qui va detto subito che si è sicuramente di fronte a un capolavoro (...). ? l'intero arco dell'opera a suscitare ammirazione anche per l'energia sorprendente di quel sassofono, tanto potente, luminoso, eloquente da avvicinare il ricordo del modello coltraniano."
Basato su composizioni originali di Brecker, scritte nei mesi della malattia, Pilgrimage è un lavoro appassionante. Il canto del cigno di un artista da non dimenticare.
Foto: Roberto Cifarelli.
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John Coltrane
Joe Henderson
Sonny Rollins
Eric Gravatt
Billy Cobham
Jerry Dodgion
Larry Coryell
eddie gomez
john mclaughlin
Don Grolnick
Mike Mainieri
George Young
Frank Vicari
Randy Brecker
Ronnie Cuber
Jon Faddis
Steve Gadd
Steps Ahead
Eliane Elias
Claus Ogerman
Charlie Haden
Brad Mehldau
Brian Blade
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Joe Calderazzo
Herbie Hancock
McCoy Tyner
Elvin Jones
Larry Goldings
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