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Spaceways 2024

Courtesy Enrico Bettinello
Mart, Auditorium Melotti
Rovereto
17-18.5.2024
La rassegna Spaceways, giunta quest'anno alla seconda edizione, viaggia su una proposta allargata, tra jazz, elettronica, pop sofisticato, sound art, danza, performance e dj set. Il jazz ha ricevuto ampio spazio in uno dei due fine settimana della programmazione, con scelte significative che attingono a tutto campo nella vasta ramificazione della scena contemporanea.
Punto culminante in questo frangente è stato a nostro avviso il solo di

Aruán Ortiz
pianob.1973
Rispettando il principio cubista, la scomposizione va a comporre una forma rigorosa anche nella musica del pianista, che nasce certo con totale approccio improvvisativo, ma è sorvegliata da un istinto e una logica narrativa di grande qualità. La sottigliezza dei dettagli è evidente fin dalle prime battute, quando un ostinato in pianissimo si intreccia con le articolazioni iniziali, in cui appaiono e si modificano costantemente motivi ritmici e melodici, accenni di armonie, pennellate timbriche e accenti di forza notevole.
Ecco, per quasi un'ora si dipana la narrazione, ora cubista, ora surreale, ora cubana, fortemente intrisa di riferimenti a grandi ecosistemi della musica nera, con riverberi di Ellington, Tatum, Jarrett e Bley. La morbidezza, la trasparenza di tanti passaggi non cade mai nella leziosità mielosa, c'è piuttosto una tensione interna che percorre ogni momento. Alla fine, arriva con più evidenza Cuba, ma anche in questo caso non si tratta di cartolina, bensì di cenni al bolero e alla rumba più vicini al trattamento colto che fu sviluppato nell'isola caraibica. Cenni, appunto, ben riconoscibili ma subito immersi nella scomposizione, nella dissimulazione mimetica. Come sa gestire l'avventura senza rete, Ortiz, tenendo costantemente la barra della forma narrante.
Un altro momento nelle sale espositive del Mart è stato affidato al trio Jones Jones di

Larry Ochs
saxophoneb.1949

Mark Dresser
bass, acousticb.1952

Vladimir Tarasov
drumsb.1947
Una bella sorpresa ha rappresentato per molti la proposta del trio guidato dalla violinista

Anais Drago
violin
Federico Calcagno
clarinetb.1995
Max Trabucco
drumsLe due serate all'Auditorium Melotti presentavano omaggi a personalità di rilievo della storia afroamericana. Il pianista

Uri Caine
pianob.1956

Hamid Drake
drumsb.1955
Il lavoro di Caine, composto nel 2014 per orchestra, coro gospel, trio jazz e la voce solista di

Barbara Walker
vocals
Jim Black
drumsIl tributo di Drake si allacciava all'esperienza personale del batterista, che da adolescente ebbe il primo incontro con la musica e la forza spirituale di "Turiya," Alice Coltrane. Per questo lavoro, il batterista ha riunito un gruppo di eccellenza, con

Jamie Saft
piano
Jan Bang
live samplingb.1968

Brad Jones
bassPasquale Mirra
vibraphoneDa tale organico è scaturita musica a tratti di forza torrenziale, dai timbri scuri e intrisi di umori africani, schietta come la personalità del batterista, che nei primi quaranta minuti ha trascinato la platea dell'auditorium. Figure melodiche semplici e genuine sostenute da un tellurico tessuto ritmico e cromatico, con la forza spirituale che ne era la dichiarata componente, senza enfasi né pretese di trascendenza. Il set si è poi protratto più a lungo del dovuto, per quasi due ore, con le parole di Drake a descrivere il significato del lavoro e la figura di Alice, con momenti dispersivi alternati ad altre scosse di autentica energia. Una regia più equilibrata lo avrebbe reso perfetto.
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Live Review
Giuseppe Segala
Italy
Trento
Aruan Ortiz
Larry Ochs
Mark Dresser
Vladimir Tarasov
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Hamid Drake
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