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Südtirol Jazzfestival Alto Adige 2021 - Prima parte

Courtesy G.Pichler
Varie sedi
25.06-04.07.2021
Come tante altre manifestazioni svoltesi nel periodo a cavallo tra i mesi di giugno e luglio, il Südtirol Jazzfestival Alto Adige ha dovuto lavorare alacremente per giungere alla propria realizzazione, concentrando nell'arco di poche settimane un'attività di preparazione che nella norma è dilatata in alcuni mesi di impegno. Le incertezze dovute alla pandemia hanno determinato l'attesa fino all'ultimo momento, prima che giungesse la sicurezza della fattibilità. Il direttore artistico Klaus Widmann e la sua squadra hanno voluto in ogni caso percorrere la consueta formula molto articolata, distribuendo anche quest'anno cinquanta concerti in dieci giorni di programmazione (solo otto in meno rispetto all'edizione del 2019), spalmando come sempre gli appuntamenti in tutta la provincia di Bolzano, dai centri cittadini alle cornici storiche suggestive, fino all'alta quota degli scenari monumentali e incantevoli.
Certo, non c'erano la piazza Walther, il Museion e piazza Erbe di Bolzano, e circa la metà degli appuntamenti si è concentrata nel nuovo spazio più facile da gestire, centrale nella città, del Parco dei Cappuccini, allestito per l'occasione con la scenografia di un circo, ribattezzato "Kapucircus," con le attrezzature originali dello storico Togni, la giostra e le casette illuminate, in un'atmosfera gradita al pubblico. La concentrazione ha funzionato bene, rendendo più agile l'organizzazione, ma pure favorendo la fruizione. Il criterio sul quale si imperniava il festival, focalizzato ormai dalle sette edizioni precedenti (fino al 2019) sullo scandaglio ogni anno di un'area geografica europea differente, tenendo in particolare considerazione le nuove generazioni, si concentrava in questa ottava tappa sulla vasta area del Danubio e del suo bacino idrografico, coinvolgendo Germania, Austria e i Paesi dell'Est europeo. C'erano alcune digressioni da quella tematica, come l'interessante sezione denominata Nuova generazione jazz, spalmata su due giorni, focalizzata sui giovani (e meno giovani) talenti della scena italiana e allestita in collaborazione con l'Associazione I-Jazz, in una piccola sala dell'Auditorium Haydn di Bolzano.
La sezione danubiana ha presentato un'ampia tavolozza di stili e approcci, di differente qualità e orientamento, serbando alcune interessanti sorprese, come l'ungherese

Miklós Lukács
cimbalom / dulcimer
Thelonious Monk
piano1917 - 1982

Steve Lacy
saxophone, soprano1934 - 2004
Lo stesso Dumitriu era presente, anche in qualità di chitarrista, in una proposta molto diversa, chiamata Black Sea Songs, in trio con il belga

Joachim Badenhorst
clarinetb.1981

Sanem Kalfa
vocalsNaturalmente, il nostro resoconto non tocca tutte le proposte: estrapola piuttosto le cose apparse significative, consegnando poi il testimone a Libero Farnè per la seconda parte del festival. Il concerto di apertura, che vedeva sulla scena il batterista e violoncellista sloveno

Kristijan Krajncan
celloCome si accennava, cose egregie sono venute dalle digressioni rispetto al focus danubiano. Il quartetto Superposition del batterista finlandese

Olavi Louhivuori
drumsb.1981

Tomasz Stańko
trumpet1942 - 2018

Charlie Haden
bass, acoustic1937 - 2014

Adele Sauros
saxophonePauli Lyytinen
saxophone
Linda Fredriksson
saxophone
Jackie McLean
saxophone, alto1932 - 2006
Giungiamo ora alle due mattinate dedicate alla Nuova generazione jazz. Le sei formazioni hanno presentato una selezione significativa e di ottimo livello della scena italiana, in pillole di concerti brevi, mostrando un ventaglio generoso di orientamenti, di stimoli, di ispirazioni. Silent Water, quartetto guidato dal chitarrista Francesco Fiorenzani, con
Francesco Ponticelli
bass, acoustic
Kurt Rosenwinkel
guitarb.1970

David Binney
saxophone, altob.1961
Francesco Orio
pianoSimone Di Benedetto
bass, acousticDavide Bussoleni
drums
Michelangelo Scandroglio
bass, acoustic
Alessandro Lanzoni
pianoDi qualità davvero eccellente la seconda serie di concerti italiani, aperta dal duo Vocione di
Marta Raviglia
vocals
Tony Cattano
trombone
Matteo Bortone
bass, acousticEnrico Zanisi
pianoStefano Tamborrino
drums
Silvia Bolognesi
bass, acoustic
Roscoe Mitchell
saxophoneb.1940
Emanuele Marsico
trumpetAttilio Sepe
saxophone, altoSergio Bolognesi
drumsDa sottolineare, in conclusione, il lavoro dell'ensemble Euregio Collective, un gruppo di giovani musicisti provenienti da Italia, Austria e Germania, seguito e sponsorizzato già da alcuni anni dal Festival altoatesino. Quest'anno il collettivo, che agisce a organico variabile dal piccolo gruppo alla band estesa, ha presentato un lavoro ambizioso e impegnativo, che coinvolgeva tredici elementi, con l'ampia composizione del sassofonista e clarinettista " data-original-title="" title="">Damian Dalla Torre, dal titolo "Floating -Reflections on Water." Un lavoro articolato in più episodi, senza soluzione di continuità, giocato sugli impasti dell'organico particolare, che prevedeva tra l'altro due batterie, due vibrafoni (e marimba), contrabbasso e basso elettrico, sfociato in un finale vigoroso e collettivo che metteva in risalto gli interventi di alcuni solisti, tra cui " data-original-title="" title="">Matteo Cuzzolin al sax tenore, " data-original-title="" title="">Siegmar Brecher e lo stesso Dalla Torre al clarinetto basso.
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Silvia Bolognesi
Roscoe Mitchell
Emanuel Marsico
Attilio Sepe
Sergio Bolognesi
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