Home » Articoli » Live Review » Südtirol Jazzfestival Alto Adige 2017
Südtirol Jazzfestival Alto Adige 2017

Bolzano e provincia
Varie sedi
30.6-9.7.2017
Klaus Widmann concepisce il festival che dirige sempre più come un laboratorio, un tavolo da gioco su cui mescolare le carte, favorendo la sperimentazione e la creazione di formazioni inedite. I musicisti invitati, spesso titolari di un progetto specifico, si sono fermati a Bolzano per una settimana, mettendosi alla prova e cercando soluzioni musicali diverse. Ovviamente hanno dovuto spostarsi ovunque sul territorio provinciale, in quanto uno degli obiettivi del Südtirol Jazzfestival Alto Adige è la promozione turistica e la continua ricerca di nuove sedi da affiancare a quelle ormai consolidate, pubbliche o private, al chiuso o più spesso immerse nella natura, anche a 2000 metri di quota. Tuttavia in qualsiasi contesto le proposte di quest'anno non hanno mai perseguito il facile ascolto e l'evasione, risultando sempre interessanti e di un certo impegno. I riflettori di questa edizione erano puntati su musicisti provenienti da Belgio e Olanda, tutti giovani e poco noti esclusa un'eccezione del tutto giustificata.
Ad aprire il festival è stato chiamato il chitarrista

Reinier Baas
guitarb.1985
Tutti i musicisti coinvolti in questa prima serata si sono esibiti nei giorni successivi in una girandola di combinazioni e in luoghi sempre diversi, a cominciare dall'onnipresente Baas, che all'Abbazia di Novacella ha sostenuto due brevi concerti diurni. La musica del chitarrista olandese, alla testa di un quintetto inedito e insolito completato da quattro fiati (fra cui la tuba di Glauco Benedetti e il trombone di

Filippo Vignato
tromboneCon formazioni diverse, Baas e la cantante Fischer, dalla voce pulita, classicamente impostata e perfettamente controllata, hanno percorso un repertorio di canzoni, da Monteverdi alla canzone francese, alla musica contemporanea.
Della formazione del concerto inaugurale faceva parte il notevole clarinettista

Joris Roelofs
woodwindsA rappresentare il collegamento fra i jazzisti olandesi dell'ultima generazione e la scuola storica è stato invitato

Han Bennink
drumsb.1942

Ben van Gelder
saxophone, altob.1988

Reinier Baas
guitarb.1985

Joris Roelofs
woodwinds
Joachim Badenhorst
clarinetb.1981

Onno Govaert
drumsA parte quest'ultimo connubio fra il maestro e le giovani leve, in definitiva la maggior parte dei gruppi, sia consolidati che improvvisati, degli emergenti musicisti provenienti dal Benelux ha portato progetti mirati, anche ambiziosi, oppure ha privilegiato strutture compositive elaborate, seriose, a volte un po' artificiose o di dimensione cameristica. Le opportunità si sono ampliate e i risultati sono risultati più variati e ben più consistenti quando a loro si sono alternate formazioni comprendenti anche musicisti di altre nazioni europee.
L'intento del laboratorio era reso esplicito nel Jazz Labs, un esperimento tenutosi presso la Fiera di Bolzano e impostato secondo una scacchiera combinatoria vincolante. Sei gruppi si sono succeduti su due palchi, uno a destra e uno a sinistra, improvvisando ognuno per sette minuti e mezzo. A scandire il tempo su un gong era chiamata la rosso vestita "principessa" Nora Fischer. Fra i vari approcci, per lo più orientati verso crescendo di frementi tessiture timbriche, hanno spiccato il duo dello stesso Roelofs con il violoncellista francese Valentin Ceccaldi, per l'intensità ritmo-melodica e per il lirismo memore di "Lonely Woman," e il dialogo serrato e interattivo fra la chitarra di Baas e la voce di Leila Martial. Poi si sono esibiti assieme tutti i sei improvvisatori comparsi sul palco di destra e di seguito gli otto del palco di sinistra. Infine il dispiegamento del collettivo totale è approdato a momenti cacofonici.
Il già citato Valentin Ceccaldi è stato protagonista, assieme al connazionale batterista

Sylvain Darrifourcq
drumsManuel Hermia
saxophoneIdee estreme, fragorose e ossessive, esposte secondo una lapidaria struttura compositiva, hanno caratterizzato anche la performance del trio In Love With, completato dal poderoso violinista Theo Ceccaldi, fratello di Valentin. Melodia e ritmo, ricchezza armonica e timbrica sono state condensate in un frenetico e avvincente andamento dinamico. Questi due concerti sono da annoverare fra i vertici del festival.
Il quartetto francese Circles, con l'omonimo CD del 2016 alle spalle, è condotto dalla batterista trentatreenne

Anne Paceo
drumsb.1984

Christophe Panzani
saxophonePoche parole sono bastate per recensire i superlativi esponenti francesi; altrettanto poche per riferire del coeso quartetto Warped Dreamer, formato da due norvegesi (

Arve Henriksen
trumpetb.1968

Stian Westerhus
guitarJozef Dumoulin
keyboardsL'uso dell'elettronica ha denotato anche la Carate Urio Orchestra, che stranamente prende il nome da un paesino di mille anime sul lago di Como. I sette membri della formazione, coordinata dal carismatico

Joachim Badenhorst
clarinetb.1981
Al festival non poteva mancare la partecipazione di musicisti italiani, anch'essi in più formazioni e accostati ad ospiti stranieri. Il tenore di Edoardo Marraffa ha interagito con il piano dell'argentino Nicolas Chientaroli e con la batteria dell'olandese

Onno Govaert
drumsIl quintetto Yellow Squeeds di

Francesco Diodati
guitarFrancesco Lento
trumpet
Enrico Morello
drumsb.1988
Un'esibizione in solo di Vignato è stata inserita in programma all'ultimo momento all'Hotel Bad Sch?rgau di Val Sarentino, uno degli sponsor privati del festival. L'ipnotico percorso circolare imbastito dal giovane trombonista con largo ricorso all'elettronica, la sua ricerca su una sonorità porosa, infiltrata da varie componenti avrebbero meritato un contesto meno dispersivo.
Tags
Comments
PREVIOUS / NEXT
Support All About Jazz
