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Wadada Leo Smith, fenomenologia di un maestro


Wadada Leo Smith
trumpetb.1941

Muhal Richard Abrams
piano1930 - 2017

Anthony Braxton
woodwindsb.1945

Derek Bailey
guitar1932 - 2005

John Zorn
saxophone, altob.1953
Almeno una decina quelle messe in fila negli ultimi mesi di comparsate in studio ed esibizioni. Mesi che in questa mini guida vogliamo ripercorrere e raccontare. Buon ascolto. Buon Leo Smith.

Twine Forest
Clean Feed
Valutazione: * * *
C'è il marchio di assoluta garanzia della portoghese Clean Feed sul duo con la pianista

Angelica Sanchez
piano
Anthony Davis
pianob.1951
Che funziona soprattutto grazie alla sensibilità della Sanchez, abilissima nel muoversi con intelligenza e senso della misura attorno agli svolazzi e ai ghiribizzi della tromba, rispettando tempi, silenzi e licenze poetiche. Da applausi la romantica "In the Falls of...," tutta palpiti e sussurri, così come l'imprevedibile "Echolocation," brano a densità variabile che dopo le impennate iniziali finisce per lambire il silenzio. Un disco riuscito, a tratti emozionante. Anche se un tantino sfuggente e introverso.

Bishopsgate Concert
Treader
Valutazione: * * * *
Un altro pianista, un altro duo. Stavolta con un gigante della musica europea. Quel

John Tilbury
pianoGrappoli di note, cluster, accordi dissonanti, pattern ipnotici, passaggi in punta di dita, corde strofinate e stoppate: c'è tutto il repertorio del perfetto improvvisatore colto. Quanto di più lontano ci sia dall'estetica autenticamente "jazz" (e autenticamente "afroamericana") di Leo Smith. Eppure il gioco di riflessi e rimandi funziona, ammaglia, commuove. Graditissimi extra il quarto d'ora abbondante in solo di Tilbury, un viaggio tra lande spettrali e paesaggi ghiacciati, e i tre monologhi di Wadada, sferzate di suono che raccontano di riti ancestrali e culture primitive.

Red Hill
RareNoiseRecords
Valutazione: * * * ?
Più "consueto" l'incontro targato RareNoise con il pianoforte di

Jamie Saft
piano
Joe Morris
bass, acousticb.1955

Balazs Pandi
drumsb.1983
La tromba di Smith è il filo conduttore, la voce narrante; il Rhodes e il pianoforte di Saft il mastice e il valore aggiunto (ascoltare prego il fantastico solo a metà di "Janus Face," brano che nella seconda parte esplode in mille schegge di luce. O le sapide note che si inseriscono nel dialogo tra Wadada e Pandi in apertura di "Agpaitic," che poi si srotola alla maniera del Miles elettrico e del Sun Ra più intergalattico). Nulla di sconvolgente (soprattutto se paragonato alla potenza del Golden Quartet), ma profondità e calore non si discutono.

The Great Lakes Suites
TUM Records
Valutazione: * * * * ?
Si alza l'asticella delle attese con il doppio The Great Lakes Suites, splendidamente confezionato dalla finlandese TUM Records. Aspettative ampiamente ripagate da uno dei lavori più solidi e significativi che Smith abbia consegnato agli annali del jazz in tempi recenti. Merito soprattutto, ma non solo, della statura dei compagni scelti per questo monumentale omaggio ai grandi laghi del Midwest. Sulle sponde dei quali sono cresciuti anche il contrabbassista

John Lindberg
bassb.1959

Henry Threadgill
woodwindsb.1944

Jack DeJohnette
drumsb.1942
Wadada il mistico racconta dell'uomo e della natura, dell'interiorità e dell'ascesi, dell'altrove e del sublime, del silenzio e del caos. Il magnetismo, la forza, l'urgenza sono da brividi. Fin dall'iniziale "Lake Michigan" si capisce che c'è qualcosa di magico, di esoterico. Il basso di Lindberg pulsa oscuro e salmodiante, la batteria di DeJohnette danza e accompagna alla maniera di Chicago; Smith non è mai stato così risoluto, incisivo, Threadgill, al solito, dispensa classe a piene mani. Il momento più alto? I diciassette minuti di Lake Huron, folgoranti per ispirazione e rigore. Gli anni passano, i confini si spostano, ma certe cose non cambiano.

Sonic Rivers
Tzadik Records
Valutazione: * * *
Cambio di etichetta, dalla finlandese TUM alla Tzadik, e cambio di formazione. Dal classico quartetto con basso e batteria si passa a un mirabolante trio di fiati: tromba, trombone e contralto. Con Wadada, in un set all'insegna della spericolata improvvisazione, due campionissimi del jazz d'oltre oceano, il primo di Chicago, il secondo di New York:

George Lewis
tromboneb.1952

John Zorn
saxophone, altob.1953
Più defilato Wadada, che sembra quasi galleggiare a mezz'aria, in posizione di eterna attesa. Sullo sfondo il classico gorgogliare di Lewis, che preferisce muoversi negli interstizi (aggiungendo un pizzico di elettronica). Risultato: musica scomposta, sgarbata, difficile da maneggiare; musica che graffia e scalcia, pretende e perdona poco. Ci vogliono orecchie salde e abitudine a certe frequentazioni per arrivare al nocciolo del disco. Astenersi perditempo.

June 6th 2013
Novara Jazz Series
Valutazione: * * * ?
Tornano basso e batteria per questo live registrato a Novara nel giugno del 2013. Quelli di

Antonio Borghini
bassb.1977
Alberto Braida
pianoRispetto al più notturno e claustrofobico Red Hill, la musica respira con meno affanno. Le trame si scompongono e ricompongono con metodo e delicatezza (esemplare l'inizio di "Above the Trees Line," caratterizzato da un elegiaco susseguirsi di accenni e sussurri); il dialogo è fitto, potente, ma non si scade mai nella verbosità, nell'eccesso. Anche nei passaggi più concitati ("The Zebra Goes Wild") il quintetto amministra le energie, pensa all'unisono, rispettando i tempi della narrazione. Fondamentale l'apporto di piano, batteria e contrabbasso, ma una menzione d'onore se la guadagna il tenore di Marraffa, che riesce sempre a stupire per quel suo essere antico (

Chu Berry
saxophone, tenor1908 - 1941

King Curtis
saxophone1934 - 1971

Illinois Jacquet
saxophone, tenor1922 - 2004

The Stone (Akashic Meditation)
M.O.D. Technologies
* * * *
Registrato dal vivo allo Stone di New York, il sorprendente Akashic Meditation (disponibile solo in digitale), racconta dell'inusuale faccia a faccia con Bill Laswell. Un incontro tra sensibilità all'apparenza distanti il cui esito ha del miracoloso. In quaranta minuti scarsi di estasiante fluttuare tromba e basso elettrico si corteggiano languidamente, si cercano e si sfiorano. Intorno l'immensità del vuoto.
Popolato di ombre liquide, presenze inafferrabili che incombono ma non fanno paura. Il basso spettrale di Laswell ondeggia e bisbiglia, la tromba di Wadada luccica e respira. Nessuna stella in cielo, nessuna luce all'orizzonte. Ma perdersi non è mai stato così bello.

The Nile
Hardedge
Valutazione: * * *
Ultima tappa del viaggio intorno a Leo Smith. Chiudiamo con un altro duo: tromba ed elettronica. A maneggiare diavolerie assortite e nastri il sound designer newyorchese Hardedge, che da qualche tempo si diverte a misurarsi con jazzisti e improvvisatori (

Graham Haynes
cornetb.1960

Brandon Ross
guitar
Doug Wieselman
saxophone, tenor
Bill Laswell
bassb.1955
E che per l'occasione apparecchia tappeti sonori brulicanti e sfrigolanti, minimali e rarefatti. Specchi d'acqua sulla cui superficie leggermente increspata la tromba veleggia con sensibilità ed eleganza, rompendo il silenzio con ritrosia, quasi fosse il vuoto a scavare nel suono e non viceversa. L'ennesima lezione di stile del maestro Wadada.
Foto
Scott Groller.
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