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Lee Konitz: Il Ricordo di D'Andrea, Fasoli, Giuliani, Pieranunzi, Rava e Tommaso.

"Fin dall'inizio Lee Konitz è stato nel jazz una personalità artistica tra le più originali". Enrico Pieranunzi
Lee Konitz
saxophone, alto1927 - 2020
Dopo aver militato nell'orchestra del pianista e compositore

Claude Thornhill
vocals1909 - 1965

Miles Davis
trumpet1926 - 1991

Gerry Mulligan
saxophone, baritone1927 - 1996

Warne Marsh
saxophone, tenor1927 - 1987

Bill Evans
piano1929 - 1980

Jimmy Garrison
bass, acoustic1934 - 1976

Paul Motian
drums1931 - 2011
Nel corso degli anni Lee Konitz svilupperà uno stile del tutto personale elaborando nuove tecniche di improvvisazione, incarnando il modello di musicista jazz "outsider" refrattario a mode e gabbie commerciali.
Per ricordare il sassofonista chicagoano abbiamo intervistato alcuni dei principali musicisti italiani che hanno avuto modo di collaborare con lui.

Enrico Pieranunzi
pianob.1949

Lester Young
saxophone1909 - 1959

Charlie Parker
saxophone, alto1920 - 1955

Lennie Tristano
piano1919 - 1978
Per " data-original-title="" title="">Claudio Fasoli "non c'è una sola innovazione importante attribuibile a Lee Konitz al sax alto, basterebbe la sua concezione del suono, del tutto personale a quei tempi, ma lo è rimasta sempre. Poi aggiungerei il carattere della sua narrazione. Per quanto riguarda il suono è ovvio che alla lontana anche lui è derivativo da Lester Young, come Charlie Parker d'altronde e mille altri, ma la sua personalizzazione determinata dall'uso moderato del vibrato, la tessitura assai equilibrata nel rapporto delle frequenze alte e basse costitutive del suono e la scioltezza dove una pronuncia energica caratterizza linee assai logiche e perentorie, rendono unico tutto quanto suonava e ha sempre suonato nella sua vita."
Secondo

Enrico Rava
trumpetb.1939

Paul Desmond
saxophone, alto1924 - 1977

Franco D'Andrea
pianob.1941

McCoy Tyner
piano1938 - 2020

John Coltrane
saxophone1926 - 1967
Nel 1969 Lee Konitz partecipa al disco Stereokonitz del contrabbassista

Giovanni Tommaso
bass, acousticb.1941

Franco Cerri
guitar1926 - 2021
Gil Cuppini
b.1924Franco D'Andrea viene a contatto con la musica del sassofonista attraverso un disco comprato "a Merano dove c'era un negozio il cui proprietario aveva un'attenzione particolare per il jazz, in particolare quello californiano, e tra gli altri c'era anche un disco di Lee Konitz in quartetto dal titolo Very Cool per l'etichetta Verve. Riascoltandolo capisco perché a quell'epoca mi colpì così tanto: la musica era in qualche modo derivativa da Lennie Tristano però c'era una brillantezza che mancava nel pianista, nel senso che quella di Konitz era più estroversa, originale e solare. Konitz era fantastico e mi ero convinto che lui fosse un nastro nascente di una musica nuova che prendesse una direzione diversa rispetto a quella di Tristano. Questo mio iniziale interesse per Konitz non ha avuto seguito perché col tempo la mia attenzione si era spostata verso altre cose. Ho poi avuto modo di incontrare Lee Konitz nel '68 per la registrazione di Stereokonitz che abbiamo fatto insieme a Giovanni Tommaso ed Enrico Rava. Una mia frequentazione vera e propria con Lee, però, inizia più tardi, negli anni '80. Realizzammo una serie di concerti in duo, piano e sassofono, circostanze in cui ci siamo conosciuti meglio anche sotto il profilo umano. A un certo punto Paolo Piangiarelli fondatore della Philology, che aveva fra i suoi musicisti preferiti Lee Konitz e Phil Wood, decise di metterli insieme in un live a Umbria Jazz nel 2002. Io capitai insieme alla mia sezione ritmica con cui suonavo nella serata in cui i due si cimentavano con il repertorio di Konitz. Non avevo mai suonato insieme a lui i suoi brani, ma solo standard, perché a lui piaceva fare così. In quella serata ritrovai la solarità e l'originalità di Konitz e mi domandai 'ma perché a un certo punto ha deciso di suonare solo standard o di essere ospite di altri gruppi non formando mai un suo gruppo regolare concentrandosi sulla sua musica?' Konitz avrebbe potuto fare questa cosa... e quando l'ho sentito in quell'occasione ad Umbria Jazz sono un po' "resuscitato," è stato per me come riallacciarmi a quel disco che avevo comprato al negozio di dischi di Merano, tanto tempo prima, in cui Konitz suonava la sua musica. Ed è stato molto bello!"
Per la stessa etichetta, la Philology, Enrico Pieranunzi e Lee Konitz registrano nel 1988 il disco Solitudes in duo, l'anno successivo Blew in quartetto e nel 1997 Ma L'amore No con la cantante

Ada Montellanico
vocals
Chet Baker
trumpet and vocals1929 - 1988
Sempre nel 1988 Lee Konitz registra assieme a Claudio Fasoli il disco Infant Eyes. Il sassofonista ricorda cosi quella seduta di registrazione: "Lee è arrivato puntuale. Siamo sistemati uno di fronte all'altro con un divisorio trasparente in modo che ci vedessimo. Io avevo previsto di alternare il sax soprano e il sax tenore mentre Lee avrebbe suonato solo l'alto. Con molta tranquillità abbiamo fatto una take per brano e poi siamo usciti. Era bello sentire le due voci dei sassofoni intrecciarsi, era bello per me pensare che registravo con Lee le composizioni storiche di

Wayne Shorter
saxophone1933 - 2023
A trent'anni dal loro primo incontro, nel 1997 Rava e Konitz registrano insieme il disco L'Age M?r, ancora una volta è Paolo Piangiarelli il medium di questo lavoro in quartetto con

Rosario Bonaccorso
bass, acousticMassimo Manzi
drums
Stefano Bollani
pianob.1972

Roberto Gatto
drumsb.1958

Ares Tavolazzi
bassQualche anno dopo, nel 2010, per il suo Live at Village Vanguard, registrato insieme a

Paul Motian
drums1931 - 2011

Marc Johnson
bassb.1953
Parlando dell'influenza che ha avuto Lee Konitz sulla sua crescita come sassofonista Claudio Fasoli dice "La sua presenza musicale i primi tempi è stata per me totalizzante: ascoltavo soltanto lui ed è stato decisivo nelle mie scelte in senso assoluto. Era fuori discussione che dovessi rintracciare ogni sua nota registrata reperibile, cosa che poi negli anni diventò impossibile data la frequenza delle sue pubblicazioni! Lee Konitz molto più di altri è colui che mi ha fatto comprare il sax alto."
Per

Rosario Giuliani
saxophone, altoUna capacità senza pari racchiusa nella riflessione di Enrico Rava, "? strano pensare che la musica più moderna, più all'avanguardia, non nel senso esteriore ma nel senso più profondo della parola, venga da musicisti che hanno superato gli ottanta come nel caso di Lee Konitz. Ultimamente girava da solo; alla sua età prendeva la valigia, il sax e andava dovunque, arrivava nei posti e suonava con i musicisti locali. Per me lui era e rimane il numero uno."
Un modello per le nuove generazioni di jazzisti a cui è affidato il difficile compito di portarne avanti, con lo stesso coraggio, il lascito artistico e umano.
Foto di Lee Konitz: Andrea Palmucci.
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