Home » Articoli » Interview » Marco Pennisi: la Red Records di oggi
Marco Pennisi: la Red Records di oggi

Courtesy Curti Parini
Nei suoi quarantacinque anni di conduzione Veschi crea un'etichetta autenticamente indipendente, esordendo con la pubblicazione di Quest, inciso da una formazione che alla metà degli anni Settanta è sulla cresta dell'onda: il trio del polistrumentista afroamericano

Sam Rivers
saxophone, tenor1923 - 2011

Dave Holland
bassb.1946

Barry Altschul
drumsb.1943

Chet Baker
trumpet and vocals1929 - 1988

Woody Shaw
trumpet1944 - 1989

Phil Woods
saxophone, alto1931 - 2015

Dave Liebman
saxophoneb.1946

Billy Higgins
drums1936 - 2001

Cedar Walton
piano1934 - 2013

David Murray
saxophone, tenorb.1955

Anthony Davis
pianob.1951

Kenny Barron
pianob.1943

Bobby Watson
saxophone, altob.1953

Steve Lacy
saxophone, soprano1934 - 2004

Paul Bley
piano1932 - 2016

Massimo Urbani
saxophone1957 - 1993

Franco D'Andrea
pianob.1941

Tino Tracanna
saxophone, tenor
Giovanni Tommaso
bass, acousticb.1941

Flavio Boltro
trumpet
Salvatore Bonafede
pianob.1962

Roberto Ottaviano
saxophone, sopranob.1957

Maurizio Giammarco
saxophoneb.1952
Il passaggio di proprietà dell'azienda nelle mani di Marco Pennisi, avvenuto ormai da un lustro, comporta un tangibile rinnovamento nell'impostazione dell'etichetta, pur rimanendo nel solco di una continuità estetica. Nell'intervista che segue con l'attuale titolare cerchiamo di ricostruire i contenuti fondamentali della filosofia della Red, ma anche gli obiettivi, i criteri e le difficoltà dell'attuale gestione. Si passa poi ad analizzare le caratteristiche delle recenti edizioni, non solo discografiche, fino ad arrivare a qualche anticipazione sulle produzioni del prossimo futuro.
All About Jazz: Mi sembra doveroso iniziare questa conversazione partendo da Sergio Veschi, il fondatore della Red Records. Come puoi sintetizzare il suo carattere, le sue idee, il suo modo di operare? Quando hai cominciato a collaborare con lui? Che influenza ha esercitato su di te?
Marco Pennisi: Con Veschi ci conosciamo da quarant'anni tondi. Ho iniziato a occuparmi della grafica della Red in quegli anni e quasi da subito il rapporto è diventato di grande e reciproca amicizia, cosa che dura tutt'ora. "Rudeveschi," tutto attaccato, è come l'ho chiamato per lungo tempo, ma il carattere spigoloso, apparentemente aggressivo e sicuramente non facile, nasconde lati di grande generosità e attenzione. Lui ha sempre espresso senza filtri la sua opinione su musica, musicisti, operatori, critica giornalistica in maniera "abrasiva." Questo essere "contro," da un lato, ha dato un contributo al vivace confronto sul jazz di quel periodo; dall'altro, ha fatto di lui una voce controcorrente e non allineata, con tutte le controindicazioni e i "costi" che è facile intuire. Ha tenuto solidamente le redini della Red, e non esisteva spazio per suggerimenti. Il solo modo era forzare: in un paio d'occasioni in cui non era convinto, ma il progetto meritava, bastava che gli dicessi "senti, questo lo produco io" per fargli rivedere la propria posizione e anche a rimettermi all'angolo. Avevo venticinque anni quando ho iniziato a frequentarlo e lui aveva già costruito un bel pezzo della storia del jazz in Italia, oltre a una solida reputazione nel mondo, come del resto aveva fatto anche Giovanni Bonandrini.
AAJ: Come e quando si è verificato il passaggio fra la Red "storica" e la "nuova" Red, di cui oggi sei il proprietario e produttore? Quali problemi hai dovuto affrontare?
MP: Qualcosa di simile a "tutto questo un giorno sarà tuo" era nell'aria da tanti anni. Malunga vita a Sergionon aveva molto senso aspettare di riceverla in eredità. Non senza scontri: erano molte le etichette europee interessate all'acquisto. Comunque, dopo un lasso di tempo necessario al distacco, siamo andati dal notaio nel 2019. Non c'è nessuna nuova Red, c'è solo la Red; mi muovo in continuità (spero) senza strappi. Propongo nomi in coerenza con il catalogo storico e che ben figurano a fianco di altri grandi personaggi dell'etichetta:

Chet Baker
trumpet and vocals1929 - 1988

Hank Jones
piano1918 - 2010

Art Pepper
saxophone, alto1925 - 1982

Gato Barbieri
saxophone1934 - 2016
Problemi? Tanti. Sono passato dallo stato di acquirente di dischi, consumatore di jazz (vinilista) a produttore. Significa far corsi accelerati di negoziazione, scelta dei fornitori, rapporti con i media, posizionamento del prodotto, cercare di capire e inserirsi in un mercato imploso, creare di nuovo una rete di distribuzione, curare l'aspetto audio del prodotto e i contenuti editoriali, la confezione... insomma costruire un mondo di relazioni con tutti gli addetti del nostro settore. Inciampare, ogni tanto sbagliare, e fare i conti con la realtà.
AAJ: Quali innovazioni hai pensato di introdurre per qualificare sempre più le edizioni della Red?
MP: La valorizzazione del catalogo va intesa come "massima cura possibile" per far suonare al meglio i master analogici. Ripartendo da zero, e non dai missaggi storici. Poi, significa attenzione al prodotto, alla ricerca iconografica, alle note di copertinaanche in inglese, alla tiratura limitata. Questo per quanto riguarda il prodotto. Sulla scelta editoriale e artistica trovo corretto, almeno in una prima fase, rimanere nel solco del repertorio, con più frequenti "deviazioni" da qui in avanti.
AAJ: Chi sono i tuoi collaboratori più stretti?
MP: Imprescindibile Rinaldo Donati (ingegnere del suono), che con Fabrizio Fini si prende cura del suono della Red; inoltre un nutrito gruppo di collaboratori dello studio (professionisti appassionati), che sono andati a coprire con competenza le varie aree di lavoro. Cem Cansu è il nostro store manager, Tommaso Belletti responsabile del digitale e di tutti gli aspetti legati alla promozione, Margherita Pennisi marketing digitale e-commerce e molto altro, Mauro Santoro, che sarebbe riduttivo definirlo grafico, si occupa della cura esecutiva dei prodotti.
AAJ: Le nuove edizioni discografiche riguardano spesso inediti storici, da

Johnny Dyani
bass1945 - 1986
MP: Il filone delle registrazioni storiche proseguirà, anche se il processo di identificazione degli aventi diritto è lungo in maniera estenuante e spesso infruttuoso. Una percentuale di titoli cade per motivazioni di carattere strettamente economico; altri restano in stand-by a lungo prima di concretizzarsi.
AAJ: Oltre a queste operazioni di recupero hai pubblicato anche progetti nuovi, registrati di recente, come per esempio il pregevole Nexus Plays Dolphy.
MP: Concordo, bellissimo disco, di cui sono molto contento. Nel tardo pomeriggio in cui si registrava,

Achille Succi
clarinetb.1971

Tiziano Tononi
drumsb.1956
AAJ: Quasi sempre la veste grafica delle copertine e dell'involucro, di cui tu sei l'artefice, si rifà evidentemente al modello Blue Note del secolo passato. Qual è il significato dell'aver ricercato questa analogia?
MP: Se parliamo di vinile esistono codici visivi specifici del jazz, storicizzati. Se pensi alle font, tutte le famiglie di bastoni condensati (sans serif condensed o compressed) sono portatori del DNA jazz. Direi senz'altro Blue Note, ma anche Impulse@, Capitol, Verve, Prestige ne hanno fatto ampio e costante uso. Sul modo di mettere le foto in pagina (decentrate, sospese, con tagli non convenzionali) Reid Miles rappresenta un riferimento (direi per qualunque grafico, non solo di jazz), come anche il valorizzare i vuoti, lo spazio. Altro codice o consuetudine strettamente legata al jazz sono le bi-tinte (le immagini nero su colore) di cui facciamo largo uso, noi come quasi tutte le etichette storiche; oltre quelle citate sopra aggiungerei Atlantic, e Riverside. Ritengo importante che anche ad un'occhiata distratta i nostri dischi dicano "ehi sono jazz" non pop, rock o altro.
AAJ: Quali sono i canali di distribuzione e vendita dei dischi in Italia e all'estero e qual è il rapporto fra LP e CD di uno stesso prodotto, editi e/o venduti?
MP: Di tutte le novità o delle ristampe arricchite di brani inediti o rimasterizzate, usciamo sempre nel doppio formato CD e vinile. Attualmente siamo distribuiti in undici paesi nel mondo e sorprendentemente il CDda me erroneamente sottovalutatonon solo resiste ma in alcuni paesi sorprende. La media a livello internazionale è 45% CD e 55% vinili; in alcuni paesi la percentuale si inverte.
AAJ: Quali dischi dell'intero catalogo Red risultano i campioni di vendite? Quali i long sellers?
MP: Chet Baker,

Joe Henderson
saxophone1937 - 2001
AAJ: Quali piazze del mercato estero sono le più interessate alle vostre edizioni discografiche?
MP: Inghilterra, Spagna, Francia, Portogallo, Olanda, Stati Uniti. Non in ordine di fatturato.
AAJ: Un'altra iniziativa che hai inaugurato è la collana Sounding Pictures, che dal 2022 pubblica a tiratura ridotta libri con scatti di importanti fotografi italiani. Ci puoi parlare degli obiettivi e dei criteri di questo progetto?
MP: I vinili sono tutti in confezione gatefold e, una volta aperti, ospitano un'immagine di 64 cm. Ho pensato che sarebbe stato interessante produrre dei volumi fotografici dello stesso formato del vinile, di sole immagini e didascalie, senza testo. L'obiettivo è quello di testimoniare il lavoro dei fotografi italiani con volumi monografici sul jazz. Le raccolte sono molto diversificate vuoi dall'intenzione del fotografo e dal suo approccio, da ciò che cercava di fissare -chi il gesto, chi l'ambiente, chi l'aderenza con la musica, chi l'inaspettato, la foto rubata, la semplice testimonianza, gli scatti in studio o sul palco -che dal periodo storico e di conseguenza degli interpreti ritratti. Finora sono usciti i lavori di Mirko Boscolo, Elena Carminati, Carlo Verri, Roberto Polillo; per ultimo Riccardo Schwamenthal. Gli stessi volumi diventano il catalogo di mostre fotografiche: Verri a Padova e Novara per i rispettivi festival, Polillo a Padova e a Casale Monferrato, Carminati sempre a PadovaJazz.
AAJ: Hai in progetto di continuare con questa iniziativa editoriale? Che autori prevedi per il futuro?
MP: Certo, l'intenzione è di proseguire; in primavera è previsto il volume di Paola Bensi e poco dopo quello di Luigi Zanon. Il lavoro di ricerca e selezione, spesso spalla a spalla con i fotografi, è impagabile e gratificante; le immagini comunque mai ordinarie. Non censuro duplicati di artisti, anzi spesso li cerco:

Art Blakey
drums1919 - 1990
AAJ: Ci puoi anticipare ora alcune delle edizioni che hai in cantiere per il prossimo 2025, per quanto riguarda i dischi?
MP: Usciranno tra gli altri un

Gerry Mulligan
saxophone, baritone1927 - 1996

Gato Barbieri
saxophone1934 - 2016

Mani Padme Trio
band / ensemble / orchestra
Buster Williams
bass, acousticb.1942

Michele Polga
saxophone
Alessandro Lanzoni
piano
Tags
Interview
Libero Farnè
Italy
Milan
Sam Rivers
Dave Holland
Barry Altschul
Chet Baker
Woody Shaw
Phil Woods
Dave Liebman
Billy Higgins
Cedar Walton
David Murray
Anthony Davis
Kenny Barron
Bobby Watson
Steve Lacy
Paul Bley
Massimo Urbani
Franco D'Andrea
Mario Schiano
Tino Tracanna
Piero Bassini
Giovanni Tommaso
Flavio Boltro
Salvatore Bonafede
Roberto Ottaviano
Maurizio Giammarco
Hank Jones
Art Pepper
Johnny Dyani
Gaspare Pasini
Achille Succi
Tiziano Tononi
Joe Henderson
Art Blakey
Gerry Mulligan
Gato Barbieri
Hakan Bas?ar
Mani Padme
Buster Williams
Michele Polga
Alessandro Lanzoni
Gabriele Evangelista
Comments
PREVIOUS / NEXT
Support All About Jazz

Go Ad Free!
To maintain our platform while developing new means to foster jazz discovery and connectivity, we need your help. You can become a sustaining member for as little as $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination vastly improves your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.
Milan
Concert Guide | Venue Guide | Local Businesses
| More...
