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data-original-title="" title="">Paolino Dalla Porta e il batterista 

Fabrizio Sferra
drumsLe lezioni si sono appena concluse e ci ritroviamo nell'atrio della Fortezza Medicea (sede della scuola), prima che ognuno di noi ritorni in albergo, in attesa del concerto della sera. Dai loro racconti percepisco quanto sia stato importante costruire negli anni un percorso didattico basato sulla trasmissione di profondi valori musicali, su una didattica aperta e inclusiva, imparata sul campo attraverso lo strumento.
Mi raccontano cos'era Siena Jazz, quando un giorno della fine degli anni '70 Franco Caroni (fondatore e direttore artistico) incontrò alcuni jazzisti dell'epoca, perché aveva in mente di realizzare un'associazione di jazz, composta dagli stessi musicisti. "All'inizio c'erano solo jazzisti italiani, successivamente sono arrivati anche insegnanti stranieri e a Siena si respirava un'energia incredibile," mi racconta Dalla Porta.
Il trombettista

Fulvio Sigurta
trumpetLo scambio con gli studenti è continuo ed è basato su un ascolto attivo, che li fa sentire parte di una collettività in movimento (basta guardare il video-reportage di Vincenzo Capone in calce e la galleria fotografica di Luciano Rossetti: Parte 1 e Parte 2). Nella classe di musica d'insieme del chitarrista
Roberto Cecchetto
guitar, electricb.1965
La relazione tra gli insegnanti e i giovani jazzisti dei seminari non ha rigidità e soprattutto non è gerarchica. C'è un grande rispetto da parte degli allievi, ma anche una parità nella comunicazione che esiste sia dentro che fuori le aule della scuola. Lo scambio con i ragazzi mi aiuta a comprendere meglio la natura di tale relazione. Molti di loro partecipano ai seminari da tempo, alcuni sono già diplomati, altri si diplomeranno a breve. Quasi tutti però sentono di appartenere ad una grande comunità viva, in fermento, in cui si condividono idee e valori, ma soprattutto dove manca ogni forma di competizione.
Nell'esperienza dell'apprendimento sono gli studenti stessi, insieme ai docenti, a tracciare il percorso, in una collaborazione dinamica e creativa. Percepisco un'energia positiva dalle parole degli insegnanti e degli studenti, ma tra le pieghe dei discorsi sento anche quanto sia forte l'assenza del fondatore di una delle più importanti istituzioni didattiche internazionali per il jazz: il direttore artistico Franco Caroni. Non mi addentrerò nella questione inerente le sue dimissioni, mi è bastato ascoltare le loro parole (o quelle di molte persone che lavorano nell'amministrazione, organizzazione), per comprendere quanto il suo coraggio, la sua passione e tenacia siano state fondamentali per la creazione di un ambiente stimolante come quello di Siena Jazz.
Franco Caroni ha avuto una visione illuminante che negli anni si è attualizzata in ricerca continua, in progetti musicali, in un modo diverso di fare cultura guidato da un amore straordinario per la musica, per il jazz. Ha costruito, passo dopo passo, un luogo in cui si incontrano e dialogano passioni vere, dove l'insegnante è una guida umana e spirituale, prima di essere un didatta, contribuendo a formare generazioni di jazzisti.
L'accoglienza che ricevo durante la mia permanenza è il risultato di un approccio etico ben radicato nel tessuto di Siena Jazz, che deriva proprio da questo modo di intendere la musica. L'immersione è totalizzante. Me ne rendo conto subito, camminando nei corridoi della scuola (che solitamente rimane aperta fino a mezzanotte), tra gli sguardi in bianco e nero di Archie Shepp, Lee Konitz, Bill Evans, Sarah Vaughan, Don Cherry (solo per citarne alcuni), ascoltando le lezioni dei docenti e scrutando la collezione di dischi, libri e riviste del Centro Studi sul jazz "Arrigo Polillo."
Quest'ultimo è il luogo della conservazione della memoria e della trasmissione di un'eredità musicale cospicua e importante. Il suo direttore (dal 1998), docente di Storia del jazz (Siena Jazz University e seminari estivi) è Francesco Martinelli che mi guida con generosità tra gli scaffali del Centro, raccontandomi l'evoluzione e la storia dell'archivio sonoro. La biblioteca, composta da oltre duemila volumi, è l'unica in Italia dove si può consultare l'intera collezione della rivista Musica Jazz (dal 1945 ad oggi), o dove si può accedere alle donazioni di Giuseppe Barazzetti, alle collezioni fotografiche di Gian Carlo Roncaglia. Ogni tanto ci fermiamo a chiacchierare e Martinelli mi ricorda quanto sia importante una cultura dell'ascolto, ancora poco radicata in Italia, una didattica jazzistica inclusiva e partecipativa, soffermandosi sull'importanza del valore della registrazione su disco: "perché i dischi sono i nostri libri di testo, come diceva Max Roach."
Il mio battesimo al Siena Jazz inizia con una sua lezione su Dexter Gordon, in cui viene presentato il libro di Maxine Gordon (compagna e manager del sassofonista) uscito per la EDT, di cui Martinelli ha curato la traduzione. Il suo approccio è orientato alla ricerca e allo studio delle motivazioni, ma soprattutto alla trasmissione di un pensiero della storia del jazz. Ed è proprio Martinelli, insieme al Presidente Fabio Bizzarri ad aprire la cinquantunesima edizione dei seminari estivi.
Ogni sera a Siena, durante le due settimane seminariali, si tengono concerti in varie parti della città, tra le contrade, un fenomeno collettivo e culturale importante e molto sentito a Siena, nei giardini, o nelle piazze. Il rapporto tra la città di Siena e la famiglia di Siena Jazz è radicato ed è parte integrante del vissuto della città, ne rappresenta la sua tradizione e la sua identità. Nei giorni dei seminari si respira una grande vitalità, che si propaga ovunque e trasforma la città di Siena nella città del jazz.
I concerti
Il 24 luglio, la sera d'apertura, in Piazza Provenzano,

Francesco Diodati
guitar
Francesco Bigoni
saxophone, tenorb.1982
La serata d'apertura si conclude in un mix travolgente di generi, con la SJU-Orchestra (orchestra della Siena Jazz University), diretta da

Roberto Spadoni
composer / conductorb.1963

Charlie Parker
saxophone, alto1920 - 1955

Miguel Zenon
saxophone, altob.1976

Charles Mingus
bass, acoustic1922 - 1979
I concerti della seconda serata si svolgono sempre nello stesso luogo, ma questa volta sul palco salgono i "Siena Jazz Masters" (i maestri-musicisti che insegnano sia alla Siena Jazz University che ai seminari). Il live si apre con

Fulvio Sigurta
trumpet
Federico Casagrande
guitarb.1980

Matt Penman
bass
Fabrizio Sferra
drums
David Linx
vocals
Maurizio Giammarco
saxophoneb.1952
Roberto Cecchetto
guitar, electricb.1965

Kenny Wheeler
flugelhorn1930 - 2014

Joni Mitchell
vocalsb.1943
Il concerto della sera successiva si svolge nel cortile del Rettorato, in collaborazione con l'Università degli studi di Siena. Uno spazio raccolto e intimo, dove di lì a poco si compirà un rito musicale unico. Insieme al cantante tedesco e insegnante

Theo Bleckmann
vocals

Fabrizio Sferra
drums
Stefano Battaglia
pianob.1965

Shai Maestro
pianob.1987
Il secondo concerto invece è un'eruzione continua. Un quartetto che ci lascia letteralmente senza fiato (uno dei migliori live ascoltati in quei giorni), con

Avishai Cohen
bassb.1970

Miguel Zenon
saxophone, altob.1976

Shai Maestro
pianob.1987

Matt Penman
bass
Evita Polidoro
drums
Nasheet Waits
drumsb.1971

Carl Fischer
trumpet
Lee Morgan
trumpet1938 - 1972

Blue Mitchell
trumpet1930 - 1979
Ciò che resta a conclusione dei giorni incredibili al Siena Jazz è l'assoluta importanza e necessità di questa preziosa eredità musicale, che dai grandi maestri si tramanda alle nuove generazioni, con autentico rispetto e umiltà, riconoscendone il loro contributo proiettato nel futuro. Nella strada di ritorno verso Roma, ripenso alla chiacchierata con il contrabbassista Dalla Porta e il batterista Sferra e comprendo, solo alla fine, che vivere il jazz significa aderire ad una fede comune. Vuol dire sentirsi parte di un mondo in cui la passione si trasmette attraverso la condivisione e dove ci si mette costantemente in discussione, imparando nella relazione con l'altro a riconoscere le proprie e altrui potenzialità.
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Evita Polidoro
Nasheet Waits
Carl Fischer
lee morgan
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