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Udin&Jazz 2014 - Ahead

Varie sedi
Udine e provincia
01-04.07.2014
Come ogni anno Udin&Jazz, ormai giunto alla ventiquattresima edizione, era spalmato su un periodo piuttosto lungo (l'anteprima con

Pat Metheny
guitarb.1954

Jack DeJohnette
drumsb.1942
Carnovale è un interessante pianista palermitano che da anni si è trasferito in Friuli (lo scorso anno lo avevamo apprezzato nel trio di

Simone Serafini
bassLuca Colussi
drums
Francesco Bearzatti
saxophone, tenor
Dewey Redman
saxophone, tenorb.1931
Il concerto, pomeridiano al Palamostre, ha proposto musica molto intensa, con bei temi e strutture complesse, di fatto tutta incentrata sulla dinamica: costanti infatti i cambi di tempo e di intensità del suono, sui quali la ritmica e il piano tessevano pregevoli e raffinate trame, mentre Bearzatti si produceva in lunghi, intensi ed espressivi assolo, spesso su figure lungamente reiterate. Il lavoro del sassofonista, oltreché assai apprezzabile, è parso di particolare interesse perché più vario negli stilemi rispetto a quanto ci ha ultimamente abituato: infatti, pur conservando la nota ed entusiasmante potenza espressiva, in questo caso Bearzatti ha inserito riferimenti alla storia dello strumento che, passando per Redman, andavano da

John Coltrane
saxophone1926 - 1967

Sonny Rollins
saxophoneb.1930
Gran bel progetto, che meriterebbe di essere di essere riproposto nel resto d'Italia, così come attenzione meriterebbe il suo autore, Dario Carnovale.
Un'attenzione che invece si tende a darea giudicare dagli esiti, non molto sensatamentea musicisti come quelli andati in scena al Palamostre nel concerto serale: DeJohnette alla batteria (e al piano in un brano),

Ravi Coltrane
saxophone, tenorb.1965

Matt Garrison
saxophoneIl mercoledì il festival si è preso una semipausa, spostandosi a Palmanova con un solo concerto: quello della cantante Barbara Errico dedicato a Lelio Luttazzi, triestino e perciò da queste parti particolarmente caro a un pubblico assai ampio. Che, infatti, ha riempito la sala del Teatro Modena.
Il progetto Sentimentale, del quale veniva anche presentato l'omonimo disco, è molto vario, includendo anche brani non di Luttazzi ma a lui cari, vari ospiti e arrangiamenti diversiad esempio due brani con la presenza del quartetto d'archi Pezzé. Tuttavia è parso un po' ai confini del jazz, presentequando c'erain modo assai tradizionale e controllato. Nulla di male, perché anche in Luttazzi il jazz era una passione e un riferimento, non già l'anima stessa della sua multiforme figura artistica. Il pubblico, perlopiù diverso da quello degli altri concerti, ha comunque molto apprezzato uno spettacolo, nel suo genere, fatto con genuinità e competenza.
Il concerto pomeridiano del mercoledì si è finalmente svolto all'aperto, nella suggestiva Corte Morpurgo, e ha visto di scena il quartetto di

Paolo Botti
viola
Tito Mangialajo Rantzer
bass, acousticb.1967
Diverso ma non meno apprezzabile il concerto serale, sullo splendido piazzale del Castello, che vedeva di scena l'European Quartet di

Peter Erskine
drumsb.1954

Rita Marcotulli
piano
Palle Danielsson
bass, acoustic1946 - 2024
Il programma prevedeva una prevalenza di brani della pianista italianaquattro, dall'iniziale "La strada invisibile" a "Out of Habits," già registrato con Danielsson in un suo album di vent'anni fa, Contra Postpiù un paio di del contrabbassista e tre di Erskine. Per una performance di alto livello che in alcuni momentiper esempio nei brani della Marcotulli, ove il sincretismo funzionava meglioha rasentato la perfezione. Su tutti ha particolarmente affascinato "Worth the Wait" di Erskine, nel corso del quale i tre si sono lungamente prodotti in un divertito scambio reciproco, ricco di invenzioni e di sensibilità.
Il venerdì entrambi i concerti erano in programma in serata, uno dopo l'altro al Castello. Il primo era però più di un concerto: si trattava di uno spettacolo multimediale, Ornithology, pensato e progettato da Flavio Massarutto, che prevedeva la proiezione di un video con le tavole di un fumetto di Massimiliano Gosparini accompagnato dalla musica del quintetto di

Enrico Terragnoli
guitarPer quanto riguarda le prime, hanno per l'ennesima volta mostrato l'abilità e l'originalità di Gosparini (visto all'opera qui a Udine altre due volte, sempre in coppia di Massarutto in veste di sceneggiatore), il cui tratto semplice e onirico esaltava gli aspetti visionari di una storia che aveva tuttavia un nucleo molto concreto e toccante. Per quel che concerne la musica, invece, il lavoro di Terragnoli si basava su una trama elettrica di ispirazione rock, di intensità dinamica cangiante ma con momenti di grande forza e coinvolgimento, sostenuta dalla chitarra del leader, dal basso di Piero Cescut e dalla batteria di

Zeno De Rossi
drumsb.1970
A seguiredi fronte a una platea non affollatissima a causa della coincidenza calcistica... è andata in scena un'altra formazione italiana, completamente diversa ma non meno interessante e ricca di qualità: il quartetto Inner Roads di

Enzo Favata
saxophone, sopranob.1956
Enrico Zanisi
piano
Danilo Gallo
bass, acousticb.1972

Charlie Haden
bass, acoustic1937 - 2014
Udin&Jazz è continuato poi per altri tre giorni, proponendo tra l'altro il duo

Brad Mehldau
pianob.1970

Mark Guiliana
drums
Angelo Comisso
piano
Claudio Cojaniz
pianoFoto
Luca D'Agostino (Phocus Agency).
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