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Intervista a Beppe Scardino

All About Jazz Italia: Iniziamo dagli Orange Room. Com'è nata la formazione e su quali basi hai scelto l'organico?
Beppe Scardino: ? il gruppo del mio cuore. ? nato 10 anni fa da incontri fortuiti nell'area bolognese tra musicisti che all'epoca potevano definirsi giovani. Ora lo siamo un po' di meno non solo in termini anagrafici ma perchè alcune certezze si sono confermate, mentre all'epoca era tutto più vergine. Ai corsi estivi di Siena Jazz avevo conosciuto Pasquale Mirra e

Piero Bittolo Bon
saxophone, alto
Antonio Borghini
bassb.1977

Francesco Bigoni
saxophone, tenorb.1982
Io ho sempre avuto il pallino per la scrittura fin dal momento in cui mi sono avvicinato alla musica, sentivo molto l'esigenza di avere qualcosa di strutturato quindi ho pensato di organizzare il sestetto con una strumentazione che consentisse molte possibilità. Ad esempio è stata centrale la scelta di Mirra al vibrafono, uno strumento armonico sui generis, come scrisse molto giustamente Giovanni Natoli nella presentazione del primo disco sul sito de El Gallo Rojo. Diceva che il vibrafono è "atto a non coprire ma a disvelare le nudità di questo sestetto pianoless." Comunque è chiaro che tutti i componenti del gruppo sono insostituibili e li ringrazierò sempre per il contributo di ognuno. ? forse proprio da loro che ho avuto le influenze più grandi.
AAJI: La formazione ha inciso due dischi, Orange Room nel 2006 ed Elegy for the Punk Movement nel 2010. Stessi musicisti in un capitolo molto diverso dal precedente, dominato da forme estese e complesse, in una sorta di camerismo free. Quali i motivi del cambiamento?
B.S.: Nel 2006, quando abbiamo registrato il primo disco, io stavo uscendo dal periodo iniziatico e di formazione verso il jazz grazie agli ascolti di

Charles Mingus
bass, acoustic1922 - 1979

Jackie McLean
saxophone, alto1932 - 2006

Roscoe Mitchell
saxophoneb.1940

Anthony Braxton
woodwindsb.1945

Julius Hemphill
saxophone, alto1938 - 1995
AAJI: Perchè quel titolo?
B.S.: Mah... è stato il modo di ricordare la fine di una stagione musicale che da ragazzino avevo amato ma si collega anche alla dimensione ritmica concitata che si ascolta nel brano omonimo e che si riallaccia alla dimensione nevrotica del punk.
AAJI: Parlaci dell'esperienza di studio con Dimitri Grechi Espinoza.
B.S.: L'esperienza con Dimitri è talmente importante che è quasi difficile parlarne. Dimitri è stato un mio mentore, in una relazione che è il paradigma del rapporto tra allievo e maestro. Quando l'ho incontrato avevo 17 anni e avevo appena iniziato a suonare il sax contralto. Il mio primo strumento è stato il basso elettrico che ho abbandonato per il sax alto. Al baritono sono passato nel 2003.
Dimitri era già un musicista affermato nella scena jazzistica di Livorno e io l'avevo ascoltato tante volte, quando verso la fine degli anni Novanta, andavo con mio zio Carlo nel jazz club che c'era in città, lo storico Marameo. All'epoca non capivo molto di jazz ma mi arrivava la sua energia e ne ero rapito. Iniziai così a prendere da lui delle lezioni di sassofono. Dimitri iniziava allora a liberarsi dall'idioma jazzistico, idioma che aveva interiorizzato come pochi, e quindi verso di me -che ero un po' più selvaggio -deve aver avuto un po' di interesse. Ha iniziato così a coinvolgermi in qualche serata d'improvvisazione e poi addirittura nel suo gruppo. Però, come è normale che sia tra allievo e maestro, a un certo punto avviene il distacco e la cosa è anche un po' dolorosa. Nel 2001 mi sono trasferito a Bologna anche per suonare con grandi musicisti che vi abitavano come

Fabrizio Puglisi
piano
Domenico Caliri
guitarAAJI: A Bologna intanto seguivi il conservatorio...
B.S.: Devo dire che è stata un po' una delusione didattica, a parte Barend Middelhof, Massimo Morganti (che ho avuto a Musica d'Insieme solo l'ultimo anno) e Stefano Zenni. Barend è stato veramente un bravo insegnante di sassofono, il primo a sensibilizzarmi su

Lennie Tristano
piano1919 - 1978

Lee Konitz
saxophone, alto1927 - 2020

Warne Marsh
saxophone, tenor1927 - 1987
Stefano mi ha seguito nella tesi, che è stata un'esperienza molto bella. Sono state queste le esperienze più formative di quegli anni, assieme alle suonate casalinghe con Puglisi, Caliri, Borghini, Mirra, Marraffa, Scettri e altri musicisti la cui ricerca sentivo potente e vicino a me. Finita quell'esperienza sono tornato a Livorno con uno spirito nuovo.
AAJI: Focalizzandoci sul sax baritono, quali sono stati i tuoi modelli di riferimento?
B.S.: Quello che mi ha affascinato subito del baritono, proprio grazie a

Gerry Mulligan
saxophone, baritone1927 - 1996

Pepper Adams
saxophone, baritone1930 - 1986

Hamiet Bluiett
saxophone, baritone1940 - 2018
AAJI: Parliamo di collaborazioni importanti con artisti statunitensi. Assieme a

Tim Berne
saxophone, altob.1954
B.S.: Quel gruppo suonava pezzi di
Gabrio Baldacci
guitar, electricAAJI: C'è poi la collaborazione con

Bobby Previte
drumsb.1957
B.S.: Anche quello è stato un bell'incontro, soprattutto per me che amo molto la batteria ... ne ho una nello studio che suono molto spesso. Amo anche l'hip hop e tutte le ritmiche possenti, quindi Bobby mi piace molto perchè è un grande groover. L'ho conosciuto suonando con

Gianluca Petrella
tromboneb.1975
Del disco vado orgoglioso anche perchè è stato registrato a Livorno col supporto di un ingegnere del suono che stimo molto, Antonio Castiello. ? una musica particolare e non è stato facile sintonizzarsi su una dimensione più rock che jazz, non solo nel suono ma nella strutturazione dei brani. In quell'occasione ho visto la sapienza che hanno gli americani di gestire questo tipo di energie e Bobby che ha militato in formazioni di grande spicco in quest'ambito s'è dimostrato esemplare.
AAJI: Comunque hai sviluppato varie esperienze nel campo del rock, e mi sembra mantieni un canale ancora aperto con questa musica...
B.S.: Si, mi trovo a collaborare in vari dischi di rock e pop anche in veste d' arrangiatore di archi e fiati... ho poi lavorato con i Virginiana Miller e in varie occasioni con il produttore/ingegnere del suono Ivan Rossi che è una delle eminenze grigie dell'indie rock italiano. Del resto io sono cresciuto da ragazzino ascoltando i Nirvana e tutta la scena grunge mentre in tempi più recenti ho preso proprio la "fittonata" per J Dilla, un produttore hip hop morto qualche anno fa, che credo sarà ricordato anche tra 200 anni. Lui è stato tra i primi a sviluppare idee poliritmiche usando un campionatore, cosa che sta influenzando pesantemente generazioni di batteristi, anche nel jazz; si pensi a Kris Dave o al grandissimo
Stefano Tamborrino
drumsAAJI: Torniamo alle collaborazioni importanti. Cosa ricordi di

Amiri Baraka
vocals1934 - 2014
B.S.: ? stata un'esperienza fortissima. La prima volta che ci siamo incontrati l'ho forse un po' infastidito perchè lo tempestavo di domande sulla sua vita e le sue esperienze... lui mi raccontava di

John Coltrane
saxophone1926 - 1967

Sun Ra
piano1914 - 1993
Io possiedo una registrazione video che custodisco gelosamente dove Amiri parla con me e i musicisti del Dinamitri Jazz Folklore delle vicende straordinarie che ha vissuto negli anni sessanta. Mi ricorda gli ultimi giorni di Monicelli: anche Amiri è uno di quegli uomini che ha fatto la storia, che hanno combattuto e ne parlano ora come se volessero continuare a combattere. E tu che lo ascolti ti senti un inetto, perchè la nostra generazione in confronto alla loro è densa di inettitudine.
AAJI: Che cosa vi raccontava?
B.S.: Parlava di quando Martin Luther King è andato a trovarlo nella stanza d'albergo dove si nascondeva perchè ricercato, delle lotte contro la discriminazione razziale, ed ancora di Malcom X, del movimento dei diritti civili e del ruolo avuto dal jazz in quegli anni.
AAJI: Hai progetti nuovi in cantiere?
B.S.: Premetto che ho l'intenzione, visto che sono anche un neo-babbo, di restare più tempo a Livorno con la famiglia, di iniziare ad insegnare e lavorare con più assiduità anche a progetti personali. Di pronto ho una registrazione di circa un anno fa con
Stefano Tamborrino
drumsGabrio Baldacci
guitar, electric
Di progetti a cui ho partecipato di recente, vorrei citare il bel disco Scraps di Ludovica Manzo, assieme a Marcello Giannini, Ermanno Baron e Riccardo Gola: brani originali di Ludovica su testi di autori contemporanei. Belle canzoni, è un disco che riascolto volentieri ed in cui mi sono sentito molto a mio agio a suonare.
Foto
Elvio Maccheroni.
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Amiri Baraka
John Coltrane
Sun Ra
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