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Musica sulle Bocche 2017

Santa Teresa Gallura
31.8-3.9.2017
Giunto quest'anno alla sua diciassettesima edizione, il festival "Musica sulle bocche" che si svolge ogni anno alla fine dell'estate in Gallura sulle Bocche di Bonifacio, lo stretto di mare che separa la Sardegna dalla Corsica, è il più giovane degli appuntamenti musicali jazzistici estivi che si tengono sull'isola (tra i 5 Festival Jazz storici della Sardegna è l'unico nato nel nuovo millennio anziché negli anni '80), ma si è rapidamente saputo conquistare i favori di critica e pubblico con una programmazione sempre originale e stimolante, espressione diretta della visione musicale del suo direttore artistico, il sassofonista sardo

Enzo Favata
saxophone, sopranob.1956
Scorrendo il programma delle passate edizioni, colpisce la varietà e l'originalità delle proposte musicali, sempre attente alla qualità e lontane dai compromessi e dalle mode del momento, con uno spazio dedicato anche alla musica tradizionale sarda e internazionale. Un altro dei punti di forza della rassegna è sempre stato l'abbinamento di alcuni concerti con gli splendidi palcoscenici naturali offerti dal paesaggio locale; negli anni, i concerti all'alba sulla spiaggia Rena Bianca e al tramonto al faro di Capo Testa sono diventati appuntamenti fissi del Festival, cui si è aggiunto nelle ultimissime edizioni anche il concerto al tramonto a Cala Grande, suggestivo scenario naturale che quest'anno ha ospitato il concerto inaugurale della rassegna, con protagonista il messicano
Per il concerto serale il set è la piazzetta di S.Lucia, davanti alla chiesa omonima, sulla cui facciata ogni sera vengono proiettate le visioni digitali di Massimo Dasara in accompagnamento alla musica live. Tocca al sassofonista francese

Thomas de Pourquery
saxophone, alto
Sun Ra
piano1914 - 1993

Edward Perraud
drumsArnaud Roulin
pianoLaurent Bardainne
saxophone, tenorFabrice Martinez
trumpetLa seconda giornata si è aperta nel tardo pomeriggio con il concerto al Santuario campestre Buoncammino dedicato alla musica tradizionale giapponese, nello spazio che il festival normalmente concede alle tradizioni musicali di altri paesi. Protagonista la suonatrice di erhu (violino cinese a tre corde) e koto Miki Imai, nella cui musica convivono le tradizioni musicali di diverse culture, da quella cinese che sta alla base della stessa cultura giapponese, alla musica sudamericana (nel corso del concerto ha eseguito pure una composizione venezuelana), ed europea, con echi di musica gitana. Accompagnandosi con basi preregistrate, l'artista giapponese ha incantato il pubblico con le sue escursioni virtuosistiche nella world music universale, evidenziando i numerosi punti di contatto che esistono nella musica popolare anche in tradizioni geograficamente distanti fra loro.
Il programma della serata prevedeva due concerti, il primo dei quali affidato al trio di

Filippo Vignato
tromboneYannick Lestra
keyboards
Attila Gyarfas
drumsb.1990
La serata è continuata con il trio del pianista Marcin Wasilewsky, di ritorno al festival dieci anni dopo aver partecipato quando ancora il gruppo formava la sezione ritmica del trombettista

Tomasz Stańko
trumpet1942 - 2018
Il concerto pomeridiano del terzo giorno era dedicato alla musica della tradizione sarda, con l'esibizione del coro "Sos Cantores" provenienti dal paese di Cuglieri, già presenti in alcune passate edizioni del festival. Resosi indisponibile all'ultimo momento il santuario Campestre Buoncammino, sede inizialmente prevista, il coro (di quattro elementi più uno) si è spostato nell'atrio della locale scuola elementare dove ha presentato la prima parte del proprio concerto dedicata ai brani di carattere profano, muovendosi poi nella vicina chiesa di S. Lucia per la seconda parte con i cori di argomento religioso. Ogni brano era preceduto da una introduzione che ne descriveva le caratteristiche storiche e musicali, dando all'incontro con i cantori l'interessante aspetto di una lezione sulla tradizione corale tipica della regione.
Anche il programma della terza serata prevedeva un doppio concerto: apertura con il progetto di

Roberto Ottaviano
saxophone, sopranob.1957

Giovanni Maier
bass, acoustic
Zeno De Rossi
drumsb.1970

John Coltrane
saxophone1926 - 1967

Steve Lacy
saxophone, soprano1934 - 2004
La seconda parte della serata è stata appannaggio del padrone di casa, il sassofonista Enzo Favata, che ha presentato il suo più recente progetto, "Tangerine." Il nome, come ha spiegato lui stesso introducendo il set, è un voluto richiamo ai Tangerine Dream, tra i principali esponenti del rock elettronico-spaziale tedesco negli anni '70. Favata ne ha ripreso alcune sonorità tipiche dei sintetizzatori elettronici, utilizzandole come basi per la sua musica, un jazz di matrice etnica che ha sempre caratterizzato la sua produzione. Accompagnato dal suo quartetto sardo composto dal chitarrista Marcello Peghin, il contrabbassista
Salvatore Maiore
bass, acousticL'ultima giornata del Festival si è svolta con i due appuntamenti ormai diventati tradizionali, iniziando con il concerto all'alba sulla spiaggia Rena Bianca. Protagonista ancora Roberto Ottaviano, questa volta accompagnato da tre dei suoi allievi, che ha presentato un omaggio al compositore americano

Philip Glass
composer / conductorb.1937
La serata era dedicata al Fringe, la rassegna dei giovani talenti selezionati tra numerosi nastri pervenuti agli organizzatori del Festival, in prevalenza gruppi e musicisti locali (ma ci sono state candidature provenienti anche dall'estero). I cinque set prescelti hanno avuto la possibilità di presentare i loro progetti artistici al pubblico del Festival in uno spazio di 20-25 minuti ciascuno; bisogna dire che la serata avrebbe beneficiato della sede all'aperto originariamente prevista, risultando il teatro un po' troppo penalizzante per alcuni dei set presentati. Abbastanza vario lo spettro delle proposte musicali; i primi due gruppi sono stati entrambi trii jazzistici chitarra-basso-batteria, il primo (Simone Faedda Trio) centrato sulla riproposizione di un bebop classico con un approccio strettamente aderente al linguaggio canonico che dimostrava una buona padronanza tecnica e conoscenza degli standard. Il secondo trio (Sofia Trio), che ha appena pubblicato il primo CD per la etichetta Dodicilune, ha presentato invece un jazz più moderno basato su materiale originale, comunque debitore della grande tradizione mainstream postboppistica. In mezzo ai loro set, spazio a un chitarrista e cantante, Alessandro Muresu, autore di un drone-folk vagamente psichedelico. Con gli ultimi due gruppi si è passati decisamente verso un territorio più rock, tendente al progressive nel caso degli Speechtones (anche loro un trio chitarra-basso-batteria), e a sonorità più dure, derivate da un certo punk, per gli Slim Fit, un quartetto che aggiunge il sintetizzatore al trio di base. Complessivamente la serata ha mostrato una scena musicale giovanile molto attiva e vitale, anche se non realmente innovativa, ma sinceramente mossa da entusiasmo e passione, che lascia ben sperare per il futuro.
Infine, sono da segnalare anche la mostra fotografica dedicata alle precedenti edizioni del festival, che ne ripercorreva la storia attraverso una selezione delle immagini scattate ad alcuni degli artisti che si sono esibiti nel corso degli anni, e la mostra di strumenti tradizionali da tutto il mondo, dalla collezione personale di Favata. Un ringraziamento finale e plauso speciale va all'organizzazione tutta, in particolare ai ragazzi dello staff che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione affrontando e risolvendo tutti quei piccoli/grandi problemi tecnici e logistici che inevitabilmente si presentano nel corso di un Festival di questa portata. E naturalmente alle due colonne portanti del Festival stesso, Enzo Favata per la parte artistica e Enedina Sanna per quella organizzativa, cui si deve il successo della manifestazione nel corso degli anni, e che contiamo di ritrovare il prossimo anno con nuove sorprese.
Foto di Giulio Capobianco.
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