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Umbria Jazz 2017

Perugia
Varie sedi
7-16.7.2017
Mantenendosi fedele alla sua consolidata formula, Umbria Jazz si è protratta per dieci giorni su vari palcoscenici, con concerti gratuiti e a pagamento, cercando di adeguare stili e proposte differenti ai diversi contesti interessati e rivolgendosi quindi a diverse fasce di pubblico. In particolare, la programmazione all'Arena Santa Giuliana ha dimostrato una realtà prevedibile: con i soli esponenti del jazz, a meno che non si invitino quelle poche star ben note, l'Arena non solo non si riempie ma appare quasi vuota. In un contenitore di cinquemila posti a sedere e ancor più in piedi, duemila persone (che per il jazz è un traguardo difficilmente raggiungibile) sembrano perdersi. C'è da dire comunque che su altri palcoscenici italiani gli stessi nomi richiamerebbero di certo un pubblico inferiore.
L'appuntamento jazzistico più atteso, che ha registrato 2300 presenze, era il progetto sinfonico di

Wayne Shorter
saxophone1933 - 2023
Senza frapporre un intervallo è entrata in scena l'Orchestra da camera di Perugia, che, sotto la direzione di Clark Rundell e assieme al quartetto, ha eseguito con piglio encomiabile "Emanon"; la composizione, già su disco Blue Note, è ispirata dalla passione di Shorter per la fantascienza e la mitologia. La partitura ha dato corpo a una musica ampia, epica, con una componente melodica netta ed enfatica; una musica tipicamente americana, a metà strada fra certi precedenti di Aaron Copland e di

Leonard Bernstein
composer / conductor1918 - 1990
Insolita e intrigante la serata dedicata alle donne. Un settetto di jazziste di varie provenienze e venute alla ribalta soprattutto nell'ultimo decennio ha messo in evidenza l'autorevolezza del fraseggio pianistico di

Renee Rosnes
pianob.1962

Ingrid Jensen
trumpetb.1966

Melissa Aldana
saxophone
Cecile McLorin Salvant
vocalsb.1989

Anat Cohen
clarinetb.1975
Dopo l'intervallo è salita sul palco

Dee Dee Bridgewater
vocalsb.1950
I cubani

Chucho Valdes
pianob.1941

Gonzalo Rubalcaba
pianob.1963
Una serata in buon a parte italiana all'Arena ha superato brillantemente le attese. Il quintetto di

Enrico Rava
trumpetb.1939

Tomasz Stańko
trumpet1942 - 2018

Giovanni Guidi
piano
Reuben Rogers
bass, acoustic
Gerald Cleaver
drumsb.1963
Subito dopo, con l'omaggio a

Dizzy Gillespie
trumpet1917 - 1993

Fabrizio Bosso
trumpetLa serata finale intitolata "Brasilian Meeting" ha avuto due facce: la prima raffinatissima e di virtuosistica, concentrata, ricerca di un dialogo più colto che popolare, ha rappresentato "la fantasia al potere," la seconda si è svolta all'insegna dell'estroversa e danzabile festa conclusiva. Nella prima parte, in svariate formazioni da vari solo a duetti al quintetto, si sono succeduti sul palco

Stefano Bollani
pianob.1972

Hamilton de Holanda
mandolinb.1976

Egberto Gismonti
guitarb.1947
Assai interessante e seguita da un folto pubblico è stata la serie di concerti di mezzogiorno alla Sala Podiani presso la Galleria Nazionale dell'Umbria. Il duo ?mile Parisien -

Vincent Peirani
accordionb.1980
Nello stesso spazio si è svolto anche l'interessante dialogo fra

Alessandro Lanzoni
piano

Paul Bley
piano1932 - 2016
Fra i concerti al Teatro Morlacchi ha spiccato 5 By Monk By 5, in cui cinque pianisti si sono alternati o fronteggiati su due gran coda, dimostrando differenti approcci. Nei primi brani

Cyrus Chestnut
pianob.1963

Benny Green
pianob.1963

Eric Reed
pianob.1970

Dado Moroni
pianob.1962

Kenny Barron
pianob.1943
In due diverse apparizioni al Morlacchi

Ryan Truesdell
composer / conductor
Gil Evans
composer / conductor1912 - 1988

Steve Wilson
saxophoneb.1961

Lewis Nash
drumsb.1958

Jay Anderson
bassb.1955
Un discorso a parte merita l'ospite speciale

Paolo Fresu
trumpetb.1961

Miles Davis
trumpet1926 - 1991
Una settimana prima, tornando ai concerti all'Arena Santa Giuliana, Fresu era stato uno dei protagonisti della serata dedicata ai cantautori italiani, interminabile ma registicamente ben congegnata. ? stato a tale proposito che un collega americano mi ha detto: "Fresu s'inserisce in qualsiasi contesto, aggiungendo sempre una nota opportuna e un carattere personale." Partito con il duo

Danilo Rea
piano
Vanessa Tagliabue Yorke
vocals
Mauro Ottolini
sousaphoneb.1972
Sempre all'Arena, l'incontro nel segno del jazz fra il piano della giapponese

Hiromi
pianob.1979

Angelique Kidjo
vocalsb.1960

Pedrito Martinez
percussionMa in fondo non si potrebbe parlare di incontro interculturale anche nel caso in cui dei musicisti italiani si misurano con il tango o con la musica brasiliana? Nel venticinquesimo anniversario della morte di Piazzolla,

Daniele di Bonaventura
bandoneonb.1966
Altrettanto soggettivo e motivato, altrettanto inteso come approdo classicheggiante, è risultato il distillato di musica brasiliana da parte del consolidato sodalizio fra " data-original-title="" title="">Gabriele Mirabassi, perugino DOC, e Roberto Taufic, brasiliano residente in Italia da molti anni (ma i genitori erano originari di Betlemme). Sul procedere costantemente compassato, morbido e affascinante del chitarrista si è inserito l'eloquio più variato del clarinettista, ora veloce e acuminato ora di suadente melodismo. Il loro virtuosismo, mai gratuito ma sempre finalizzato a un messaggio essenziale, ha portato la filtrata memoria di una cultura in una dimensione visionaria e sublime.
Questo il resoconto di alcuni degli appuntamenti più significativi del festival, ma Umbria Jazz non si limita alla programmazione concertistica. Non sono mancate infatti altre iniziative collaterali: presentazioni di libri e CD, i seminari della Berklee Summer School per i giovani talenti... Al di là del valore dei singoli scatti, due ampie mostre fotografiche (al Museo della Penna e alla Galleria Nazionale dell'Umbria) di autori italiani e stranieri hanno messo in evidenza soprattutto l'autoreferenzialità della foto jazz. Imperdibile poi il film "I Called Him Morgan" del regista svedese Kasper Collin, un documentario il cui innovativo montaggio narra la carriera e la tragica fine di

Lee Morgan
trumpet1938 - 1972
Foto: Roberto Cifarelli
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